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sabato 18 aprile 2009

La metamorfosi del nanocapitalismo



Dall'articolo molto interessante di Paolo Bricco sul Sole 24 ore di oggi a pag. 21:
Sono i subfornitori. Nessuno ne parla. Per Confindustria sono troppo piccoli, i sindacati non riescono a metterci piede, le associazioni degli artigiani si sono trasformate in agenzie di fornitura di servizi.
Sono imprenditori con due, tre, cinque, dieci, venti addetti che lavorano per conto terzi. Fra Bassano, Schio e Thiene fanno di tutto: dai cavalletti per le macchine fotografiche ai componenti per gli strumenti laser, dai pezzi per i candelabri e per le urne cinerarie agli anelli giganti da montare sui motori aerospaziali. Oggi, qui come nel resto dell’Italia, senza che nessuno se ne accorga, le aziende più strutturate stanno riportando all’interno delle loro fabbriche i pezzi del processo produttivo che prima avevano dato all’esterno. Risultato: i subfornitori restano con le mosche in mano. Per loro la crisi non è dura. È annichilente. Nel primo trimestre dell’anno, analizzando le forme giuridiche tipiche dei terzisti (società di persone, ditte individuali, srl e srl a socio unico), in tutto il Paese si contano 2.300 fallimenti (il 40% in più dello stesso periodo del 2008). Nella provincia di Vicenza, sono 36.
La crisi ha prodotto un sommovimento delle filiere produttive, fatale per molti anelli deboli delle catene. Giustamente l'articolo indica la necessità di ripensare la divisione del lavoro, dei risultati e dei rischi tra leader di filiera e terzisti.

Luca

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