aleablog

martedì 3 novembre 2009

Roubini: attenzione alla bolla dei carry trade sul dollaro



Cito da un commento di Nouriel Roubini pubblicato dal Sole 24 ore, parole che inquietano:
[...] Ma se è vero che l'economia americana e mondiale è timidamente ripartita, i prezzi degli asset sono saliti alle stelle a partire da marzo con un rally consistente e sincronizzato. Nel 2008 erano calati bruscamente, quando era il dollaro a salire, ma da marzo in poi sono schizzati in alto mentre il dollaro colava a picco. I prezzi delle attività rischiose sono cresciuti troppo, troppo presto e troppo in fretta rispetto ai fondamentali dell'economia. E allora che cosa c'è dietro a questo eccezionale recupero? Indubbiamente ha contribuito l'ondata di liquidità prodotta da tassi di interesse prossimi allo zero e politiche monetarie espansive. Ma all'origine di questa bolla c'è soprattutto la debolezza del dollaro, trainata dalla madre di tutti i carry trade. Il dollaro è diventato la moneta più utilizzata in queste operazioni speculative tra tassi e valute, perché la Fed ha tenuto sotto controllo i tassi d'interesse e si prevede che continuerà a farlo ancora per molto tempo. Gli investitori che puntano sul ribasso del dollaro per comprare, con effetto leva, attività a più alto rendimento, non stanno semplicemente prendendo in prestito a tasso di interesse zero rispetto al dollaro; stanno prendendo in prestito a tassi fortemente negativi - addirittura fino al 10% o 20% annualizzato - perché la caduta del dollaro garantisce cospicue plusvalenze. [...]
Ma un giorno questa bolla scoppierà, portando al crack coordinato dei prezzi degli asset più grande di sempre: se i fattori produrranno un'inversione di tendenza del dollaro, con improvviso rafforzamento (come abbiamo visto per lo yen), le operazioni di carry trade con effetto leva dovranno essere chiuse in fretta e furia, con gli investitori che coprono il loro scoperto in dollari. E si scatenerà un fuggi fuggi, perché la chiusura generalizzata di posizioni lunghe con effetto leva su asset di rischio finanziate dal dollaro basso innescherà un tracollo coordinato di tutti quegli asset (azioni, materie prime, asset dei mercati emergenti e strumenti creditizi).

Luca

Stampa questo post

2 commenti:

Gigi ha detto...

La visione è un po' apocalittica, ma non irrealistica.
Personalmente (e non ho nessun modello analitico se non il mio naso.... e per questo ci credo) ritengo che non è detto che il peggio debba ancora venire; così come i deboli segnali di ripresa attuali non è detto che preludano ad una prossima uscita dalla recessione. Il mio non-modello prevede crisi (strisciante o conclamata) fino al terzo trimestre del 2012.
Il fatto è che il modo per uscirne (a mio avviso inflazione mondiale controllata, ovvero alleggerimento del debito....a spese dei possessori di capitale finanziario) non è contemplato nei manuali di economia ortodossa e come diceva Keynes:
"Le idee degli economisti e dei filosofi politici, tanto quelle giuste quanto quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente si creda. In realtà il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che si ritengono completamente liberi da ogni influenza intellettuale, sono generalmente schiavi di qualche economista defunto."
Taleb forse avrebbe direbbe di più e meglio.

Gigi ha detto...

Ultima riga, un "avrebbe" di troppo.