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lunedì 18 ottobre 2010

Chi sarà il nuovo gestore del Fondo centrale di garanzia?



Mi è giunta voce che è in corso la procedura di selezione del nuovo gestore del Fondo centrale di garanzia per le Pmi.
Attualmente il fondo è gestito dal Mediocredito Centrale. Pare che siano in valutazione due offerte, una (ovviamente) di MCC, l'altra di Artigiancassa (gruppo BNL - Paribas). Il Mediocredito, come annunciato qui, dovrebbe essere ceduto a Iccrea (per il sistema BCC), Poste Italiane e Ministero dell'Economia per diventare il nucleo della Banca del Mezzogiorno. Nelle intenzioni dei promotori, la nuova banca per il Sud dovrebbe diventare il pivot del sistema di garanzia creditizia nelle regioni meridionali. La gestione del Fondo centrale sarebbe un asset cruciale per dare corpo a quella strategia. Anche l'altro concorrente è un gestore storico di programmi di rifinanziamento e garanzia con fondi pubblici, e l'attuale proprietà francese intende mantenere viva la tradizione.
In novembre dovremmo conoscere il vincitore.
In caso di parità, si ricorrerà al voto del pubblico da casa come in x-factor?

Luca

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30 commenti:

Tom ha detto...

Vince Banca del Mezzogiorno, scommettiamo?

Beppe ha detto...

Di sicuro vincerà il fattore x, dove x=la politica

Sapio ha detto...

Chiunque vinca cambi solo le targhette sopra la porta altrimenti si blocca tutto.

Gigi ha detto...

Vincerà la banca del mezzogiorno: ci scommetto 10 euro.
Chi fa il book maker?

falacci ha detto...

Geniale.
Le Poste che fanno controgaranzie.
Solo in Italia.
Una mandrakata!
E il Mediocredito cosa farà ?
Consegnerà le multe ?

Roberto Cappelloni ha detto...

Invece personalmente mi auguro che chiunque vinca (intanto il fatto che ci siano più concorrenti darà sicuramente un contributo all'efficienza) metta mano ad una drastica semplificazione delle procedure di ammissione, valutazione e rimborso in modo da non costringere chi vuole accedere all'impianto di corposi uffici dedicati.

san tommaso ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con Roberto Cappelloni: occorre cogliere l'occasione del cambio del gestore, a prescindere da chi sarà, per semplificare e razionalizzare il coacervo di normative che reggono ora l'accesso al FC, al fine di conferire certezza (oltre che semplicità di accesso) nell'ottenimento, e soprattutto, nel mantenimento della controgaranzia nel tempo. Passiamo quindi ad un "regolamento" di 10 punti in cui sia contenuto tutto.

Sapio ha detto...

Il gestore applica le norme dettata dal MISE. Cambiamo ministero?

excelsus ha detto...

Come non abbracciare la tesi sostenuta da San Tommaso. Le Disposizioni Operative sono frutto di una sedimentazione normativa, spesso contraddittoria, costruita in 14 anni di lavori. La certezza dell'escussione della garanzia pubblica ad oggi è pura utopia.

excelsus ha detto...

EccoVi un dato certo al 31.12.2009 della percentuale media riferita agli accantonamenti effettuati dal Gestore del FCG sui rischi assunti: 11,170%.

Dodona ha detto...

@ excelsus: fonte?

falacci ha detto...

Vista la confusione che ultimamente regnava nell'attuale gestore, si fa presto a fare meglio. Proprio perchè il Fondo è uno strumento che sta diventando sempre più importante/necessario la mia preoccupazione è che, come spesso succede, si parla, si promette, si progetta, e tutto fa un passo indietro. Esempi ? E' mai possibile che nel 2010 non esista un protocollo informatico serio di scambio dati per inviare un richiesta di controgaranzia che eviti di dover inserire manualmente tutto quanto ? E poi : è mai possibile che tutto si debba fare via fax, telefono e posta ? E la posta certificata a che serve ? Ma ci siamo accorti in che anni siamo oppure no ? Lasciamo perdere le belle parole e andiamo al sodo: lavorare come si deve.

Luca ha detto...

@Falacci, hai colto nel segno. In Italia l'uso dell'informatica per scambiare dati tra aziende deve passare sotto numerose forche caudine prima di arrivare alle persone che sono interessate a trovare una soluzione e hanno le competenze per farlo. Ci sono diversi problemi: (a) l'uso indiscriminato di comitati e tavoli di lavoro per affrontare problemi di impostazione, e va bene, e di realizzazione tecnica, e qui è del tutto inefficiente; (b) una certa anzianità anagrafica / analfabetismo tecnologico dei decisori (non sempre sono correlate); (c) l'antico vizio italico di cercare modelli di business basati su barriere all'entrata e rendite, per cui si ha paura dell'informatica "open" perché abbatte le barriere, e si perseguono soluzioni che le mantengono o ne erigono di nuove.
Fine dello sfogo.
Comunque la confusione di cui parla Falacci è anche causata dalla crescita esponenziale delle richieste. Anche rispetto ai limiti della piattaforma tecnologica, la colpa non è soltanto del gestore: perché banche e confidi non promuovono loro un protocollo informatico serio da usare verso il FCG, ma anche nello scambio di informazioni tra banca e confidi?

Sapio ha detto...

Luca, quello che chiedi è logico e necessario (tanto necessario che proprio cercando notizie sull'argomento [XBRL era una possibilità]ti ritrovai dopo tanti anni). Ma non c'era un comitato Abi per questo?

falacci ha detto...

Voglio essere cattivo. Visto che con la tecnologia siamo tutti in grado di colloquiare (mi ricordo di frigoriferi che mi dicevano cosa mi mancava o di forni accesi via internet, di telefonini che, se proprio voglio, telefonano), non sarà mica che il ritardo è strategico ? Ovvero: nel mare aperto ci vuole la bussola. E chi ce l'ha.....

Luca ha detto...

@Sapio, sullo scambio dati banca-confidi si parla nelle linee guida ABI-Federconfidi. Di qui alla definizione di un protocollo c'è ancora un sacco di lavoro.
@Falacci, chi ha una piattaforma sua (ad esempio, la banca che ha sviluppato un portale per i confidi) può fare resistenza perché pensa di trarne un vantaggio competitivo oppure per proteggere l'investimento. Visto però dal lato confidi, il proliferare di piattaforme è una fonte di costi a perdere. Mi ricordo che anche Bill Gates si è piegato anni fa alla legge delle economie di rete, abbandonando la rete proprietaria Microsoft e abbracciando Internet. Nel sistema banche-confidi non si ha lo stesso coraggio.

falacci ha detto...

@Luca, concordo. Però se aspettiamo che la montagna si muova, moriamo di fame. Credo che la chiave della serratura sia riuscire ad avere uno 'stato di fatto'. E' vero che ognuno vuol mantenere la propria posizione, ma non è pensabile sperare che questo resti per sempre a prescindere dalla realtà che ti circonda. Come si suol dire 'i tempi cambiano e ci dobbiamo adeguare'. Se non riusciamo a portare avanti autonomamente un progetto valido e reale, nessuno lo porterà avanti con (e per) noi. Stiamo sempre ad aspettare le banche; ma le banche non faranno mai e poi mai niente che non rientri nella loro logica di 'proprietari' del sistema finanziario. Va creato uno stato di fatto; non c'è scelta.

Paolo ha detto...

@fallacci: il s'agit d'une petite revolution... mais il faut que les Confidi dans un grand enthousiasme, ils prononcent le serment du jeu de paume: ils s'engagent à ne pas se séparer avant d'avoir donné une Constitution écrite à eux-meme (et à le sisteme banquaire....- ca va sans dire....).

Luca ha detto...

@Paolo: ti meriti un bel Sanbittèr (con stuzzichini)

excelsus ha detto...

La fonte è nei dati pubblicati al 31.12.2009 sul portale del fondo.

excelsus ha detto...

F.Gar.L.662/96 - operazioni accolte dall'1/01/2009 al 31/12/2009
Accantonamenti effettuati € 306.977.044,05; Garanzie totali rilasciate € 2.746.668.853,49; ergo 11,170%.

falacci ha detto...

@paolo, ho capito che sai copiare il francese, ma noi parliamo italiano. E siccome sono toscano, l'italiano vero è quello che parlo io. Non vorrei che qualche alto atesino cominciasse ad intervenire in tedesco. Già non ci capiamo in italiano...

Sapio ha detto...

Al contrario, se qualche amico Sudtirolese vuole intervenire, anche in tedesco, sono qui io. Mi farebbe tanto piacere.

Gigi ha detto...

Per quanto riguarda gli standard informatici il problema che affligge il rapporto banca-confidi è relativo a tutti gli standard tecnologici. Chi non si ricorda la diatriba betamax-vhs degli anni 70-80 e bluray-hddvd recentissima. Purtroppo i tempi cambiano ma i problemi sono gli stessi che nel 1700 affliggevano l'Europa per quanto riguarda la misurazione delle quantità fisiche. E' per questo che è stato introdotto il sistema metrico decimale in pieno illuminismo, rivoluzione industriale e rivoluzione francese. Difendere uno standard rispetto ad un altro diventa molto spesso una guerra di trincea dove mille piccoli interessi si intersecano e fermano tutto. Ci vuole un intervento dell'autorità. Se non ci fosse stato un atto del governo il sistema metrico decimale non si sarebbe mai diffuso. Le economie di rete sono sicuramente superiori al fatto che siano standard migliori di altri e quindi le discussioni devono essere brevi e portare a conclusioni anche sub ottimali ma che però devono essere applicate subito. Intervenga quindi bankitalia, il governo. l'Unione Europea, le nazioni unite, il papa, ma si definiscano autoritativamente degli standard validi per tutti ed in fretta: la tecnologia software c'è già da almeno dieci anni(xml e derivati, algoritmi di cifratura per la firma digitale. etc): l'infrastruttura di rete farà il resto.

falacci ha detto...

@gigi, ok per la storia del mondo, per xml, etc. Ma aspettare le autorità... mmmhhh.... Che ne dici del proverbio: Aiutati che Dio ti aiuta ? Oppure: chi fa da sè fa per tre ? Oppure: La fame la sente chi non sta ai fornelli ? Questa storia mi ricorda tanto quella del ciuco di Buridano che, una volta imparato a stare senza mangiare, morì.

Gigi ha detto...

@falacci
Che l'Italiano abbia radici profonde nel Toscano letterario nessuno lo mette in dubbio. Del resto lo stesso Bembo indicava il toscano letterario (Boccaccio per la prosa e Petrarca per la poesia) come modelli a cui ispirarsi (Dante era considerato troppo volgare) per la nascente lingua italiana. A tutti ci hanno detto, studiando i Promessi Sposi alle superiori, che il Manzoni risciacquava i panni in Arno. Resta il fatto che adesso nel 2010 il Toscano è un dialetto dell'Italiano come tutti gli altri. Se non fosse così, non saremmo in grado di distinguere un toscano quando parla, cosa invece che regolarmente avviene. L'Italia è fatta così: tutti parlano con accenti dialettali (compreso il sottoscritto) ma pretendono di avere l'ultima parola. Basta sentire i telegiornali: alla Rai parlano quasi tutti con accento romano a Mediaset con accento milanese.
Un po' più di umiltà non guasterebbe. Ci si renderebbe conto che i dialetti sono una ricchezza e che l'Italiano è prima di tutto una necessità (uno standard di comunicazione), uno dei mezzi per costruire una nazione ed una identità, ed uno strumento letterario di straordinaria bellezza.
Alla Toscana tutto il mio ringraziamento per aver dato lo stupendo impianto alla lingua. Ai Toscani un invito a non ritenersi gli unici detentori dell'italianità della lingua. Sarebbe un furto.

Gigi ha detto...

Non bisogna aspettare le autorità. Bisogna sollecitarle ad agire. Ci sono degli enti intermendi che possono fare tanto (ABI-Assoconfidi). Si diano una mossa, anziché riscaldare le sedie dei tavoli dove non si sa cosa facciano, producano standard e sollecitino le autorità a farli diventare obbligatori.

falacci ha detto...

@gigi, abbi pazienza, ma a chi mi legge in italiano e mi risponde in francese cosa dovrei dire ?
Condivido le tue opinioni al 100%. Linguistiche e non. Dovremmo darci da fare senza aspettare tante formalità.

Gigi ha detto...

@ Falacci:ok, siamo d'accordo su tutta la linea.
Per quanto riguarda il francese consideralo un dialetto un po' arcaico dell'italiano per cui non preoccupiamoci più di tanto.....
Poi direi che forse Paolo è affetto da polilalia: chissà dove l'ha presa.

Paolo ha detto...

Polialia e anche ironia... Guardando alla concretezza delle cose da fare....
Altrimenti si che sarebbero fallaci .... Amari... (absit iniuria verbis... obviously..... ;-)))))