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mercoledì 16 febbraio 2011

Milleproroghe: emendamenti (non passati?) sui confidi

Ieri il Senato ha approvato il testo del decreto Milleproroghe.
Nel dibattito sono stati presentate proposte di emendamento che interessano i confidi: una per l'apertura della partecipazione al capitale ai soci non Pmi (banche ed enti pubblici in primis); l'altra per l'ammissione dei confidi ai Tremonti bond e la proroga della possibilità di girare ex lege fondi pubblici a capitale. Vi riporto i riferimenti perché sono interessanti. Dal testo approvato (bozza) che linko sopra risultano non accolti. Le proposte segnalano gli sforzi in atto per rafforzare il capitale dei confidi.




2.0.51 (testo 2)
BONFRISCO, TANCREDI
Dopo l'articolo, inserire il seguente:
«Art. 2-bis.
        1. Per consentire ai confidi che abbiano presentato, entro il 31 dicembre 2009, domanda di iscrizione nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 del decreto legislativo n. 385 del 1º settembre 1993 di realizzare operazioni di rafforzamento patrimoniale, il termine dei procedimenti di iscrizione in corso è prorogato al 31 dicembre 2011. A tal fine, in deroga a quanto previsto dai commi 8 e 54 dell'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito nella legge 24 novembre 2003, n. 326, al capitale sociale o al fondo consortile dei confidi possono partecipare imprese di grandi dimensioni, banche ed enti pubblici e privati, purché questi non fruiscano dell'attività sociale, le piccole e medie imprese socie dispongano di almeno la metà più uno dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria e la nomina dei componenti degli organi che esercitano funzioni di gestione e di supervisione strategica sia riservata all'assemblea».


Ordine del Giorno n. G1.17 al DDL n. 2518
LEGNINI

Il Senato,
        premesso che:
            l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese è fondamentale per una ripresa più veloce e più diffusa;
            in Italia le piccole realtà produttive sono ancora la maggioranza e rischiano il fallimento, penalizzate dalla crisi dei consumi e dalla crescente difficoltà nell'ottenere finanziamenti;
            la grave carenza di liquidità e di risorse destinate agli investimenti, dovuta anche ai ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, sta colpendo una vasta area di piccole e piccolissime imprese;
            l'accesso al credito da parte di un gran numero di imprese, soprattutto di piccole dimensioni, è stato garantito in questo periodo di scarsa liquidità, grazie alla presenza dei Consorzi fidi;
            i Confidi fino ad oggi hanno fatto fronte all'emergenza con risorse limitate rispetto alle esigenze di molti imprenditori che, pur essendo in grave difficoltà, chiedono credito proprio con l'obiettivo di traguardare la fase più drammatica della crisi e salvare oltre alle proprie aziende anche i propri dipendenti;
            nel corso degli anni i Confidi hanno sviluppato una rete di conoscenze dirette delle realtà imprenditoriali che si è tradotto in un patrimonio fiduciario senza eguali;
            essi rappresentano gli interlocutori naturali per le imprese ma anche per le banche in virtù proprio di quel patrimonio di conoscenza acquisito e del capitale fiduciario di cui sono depositari,
        impegna il Governo:
            a prevedere che le disposizioni di cui all'articolo 12 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, che al fine assicurare un adeguato flusso di finanziamenti all'economia e un adeguato livello di patrimonializzazione del sistema bancario, autorizzano la sottoscrizione pubblica di obbligazioni bancarie speciali da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, si applichino, fino al 31 dicembre 2011, anche nei confronti dei Confidi iscritti nell'elenco allegato di cui all'articolo 107 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385. 17-ter;
            a prevedere, al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e dei consorzi di garanzia collettivi fidi, che l'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 134 e 135, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, relativi alla possibilità per i confidi di imputare i contributi pubblici al fondo consortile, e che disciplina la gestione di fondi pubblici di agevolazione, sia prorogata fino al 30 giugno 2011.
Segue il testo dell'emendamento:
        
Proposta di modifica n. 2.238 al DDL n. 2518 LEGNINI

Dopo il comma 17 aggiungere il seguente:
        «17-bis. Le disposizioni ci cui all'articolo 12 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, si applicano a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge e fino al 31 dicembre 2011, anche nei confronti dei Confidi iscritti nell'elenco allegato di cui all'articolo 107 del decreto-legislativo 1 settembre 1993, n. 385. 17-ter. Al fine di accelerare lo sviluppo delle cooperative e dei consorzi di garanzia collettivi fidi di cui all'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, l'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 134 e 135, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, è prorogata a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente-decreto legge e fino al 30 giugno 2011. 
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3 commenti:

Dario ha detto...

Forte azione trasversale dei senatori abruzzesi (Tancredi-PDL / Legnini-PD).
E' troppo pensare a sollecitazioni da uno (o entrambi) i 107 regionali?

JPHosting ha detto...

@ Dario: Direi ... troppo poco.
Non si pero' sia sufficiente o, meglio, se in questo momento sia qualcosa di effettivamente utile...
Chissà ...

Sapio ha detto...

Se le proposte fossero state approvate sarebbero state utili?
1) Tremonti bond sono costosi e vanno restituiti. Quindi sarebbero stati utili solo con la riserva mentale di passarli a capitale di soppiatto fregando la UE
2) Fondi pubblici a capitale, ottimo solo che scoprirebbero certe garanzie (quelle oggi coperte dai fondi) a favore di altre. Risultato le banche non ci avrebbero capito niente ed avrebbero avuto ragione a non fidarsi non praticando alcuno sconto al credito garantito.
3) Banche nel capitale. BdI lo ha già detto: le banche si tengan fuori dai Confidi perché la loro partecipazione sarebbe un non senso economico.