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mercoledì 9 febbraio 2011

Paper Banca d'Italia: imprese italiane tra crisi e nuova globalizzazione

Segnalo un paper interessante della collana Questioni di economia e finanza della Banca d'Italia: Le imprese italiane tra crisi e nuova globalizzazione, di Antonio Accetturo, Anna Giunta e Salvatore Rossi.
Ecco il sommario:
Il lavoro analizza le caratteristiche delle imprese italiane inserite in catene globali del valore (imprese “intermedie”), utilizzando i dati dell’indagine della Banca d’Italia sulle imprese industriali. I risultati mostrano come esse si differenzino mediamente dalle imprese “finali” per una serie di caratteristiche peggiori: minore dimensione e terziarizzazione, minore produttività, minore quota di esportazioni. Si osserva tuttavia fra loro una forte eterogeneità, a seconda della capacità (e delle modalità) di avanzamento (upgrading) all’interno della catena del valore di appartenenza. Fra le imprese intermedie che avanzano (“evolute”) e quelle immobili (“marginali”) le differenze in termini di dimensione, efficienza, capitale umano, competitività internazionale sono in media notevoli. La performance osservata durante la crisi del 2008-09 conferma la maggiore difficoltà delle marginali; mostra inoltre come, di fronte a un improvviso collasso del commercio internazionale, le imprese che stavano avanzando nelle rispettive catene del valore soprattutto ampliando la rete di rapporti internazionali abbiano subito contraccolpi maggiori di quelle che stavano invece battendo la strada di una maggiore articolazione funzionale.
Il posizionamento nella catena del valore pesa molto sulla capacità di adattamento e rilancio delle Pmi italiane. Le imprese definite "marginali" nel paper sono probabilmente tra quelle che hanno beneficiato della moratoria e dei finanziamenti per il sostegno della liquidità. Questi modelli di analisi di settore aiutano la diagnosi delle situazioni di crisi finanziaria. Non ci sono aree protette nelle catene del valore internazionali. I fattori di rischio sono però diversi: c'è chi si è agganciato alla domanda di paesi o settori emergenti, e può perdere da una contrazione del commercio internazionale, ma in ogni caso se la gioca. C'è invece chi sta in nodi colpiti dalla rilocalizzazione produttiva, dove è più arduo combattere l'arretramento. Stampa questo post

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