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lunedì 21 marzo 2011

Il Fondo centrale non raddoppia ma cresce sempre - Il sole 24 ore

Questo articolo di Francesca Barbieri dà il consueto aggiornamento mensile sull'operatività del Fondo centrale di garanzia. Cito:
Nei primi due mesi del 2011 sono state accolte oltre 9mila richieste e prestate garanzie per 850 milioni, che hanno "sbloccato" un miliardo e mezzo di finanziamenti. E se il bilancio dello scorso anno evidenziava un raddoppio dei volumi, ora il ritmo di crescita, seppur rallentato, indica un +48,5% per le domande presentate, +46% per quelle accolte e +29% per gli importi garantiti.
«Cresce anche l'interesse - aggiunge Claudia Bugno, presidente del Comitato di gestione del fondo di garanzia - dimostrato dal sistema del credito: sono 267 le banche che operano con il fondo, in forte aumento rispetto alle 170 del 2010». Istituti di credito che si affiancano a 22 società di leasing e 168 confidi.
Si conferma l'apertura di un tavolo di confronto con le Regioni, e la crescita più rapida delle operazioni di garanzia diretta rispetto alle controgaranzie intermediate dai confidi. Stampa questo post

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Palì: Vorrei approfondire meglio le questioni sollevate. Mi piacerebbe sapere quanta parte dell'incremento di operatività del Fondo è riconducibile allo strumento della garanzia diretta e quanta alla controgaranzia. Se la garanzia pubblica alle imprese va direttamente alle banche, viene meno, a tal proposito il ruolo dei confidi? Le banche, in questo periodo, hanno "sete" della garanzia pubblica a motivo dell'incremento del credito problematico in portafoglio e delle prime "avvisaglie" dei requisiti patrimoniali più stringenti di Basilea3. Inoltre, quanta parte dell'incremento dell'operatività del Fondo è andata a supporto di esigenze di liquidità e non di investimento? e, ancora, ha senso mantenere le prescrizioni per le Regioni Lazio e Toscana in merito alla possibilità di ricorrere al Fondo solo tramite controgaranzia?

Anonimo ha detto...

Non solo ha senso mantenere la riserva per Toscana e Lazio ma, al centro nord ed alla luce dei 40 confidi 107 presenti, ha una sua logica estenderlo.

Anonimo ha detto...

@Palì: la ripartizione delle risorse del Fondo tra banche e confidi è frutto di un compromesso tra le istanze dei confidi, delle banche e (nei casi delle regioni citate) delle finanziarie/banche regionali. Anche queste ultime sono importanti utilizzatrici del Fondo centrale. Ogni parte dica pure la sua, ma non possiamo rimettere in discussione l'accordo ogni volta che si affronta la questione.
Questo per dire che occorre andare oltre la contrapposizione tra due modelli ideali (garanzia diretta vs garanzia confidi riassicurata dal Fondo). Occorre progettare un sistema di garanzia più funzionale, nel quale la controgaranzia (e gli aiuti) del Pubblico abbiamo un peso adeguato, ma non siano l'unico pilastro portante. Lo stesso dicasi per le banche: il trasferimento del rischio sulle casse dello Stato deve essere motivato alla luce dei benefici prodotti per l'economia.
Secondo me, se facciamo un'analisi più focalizzata degli effetti micro della garanzia pubblica (chi si finanzia,a che costo, con quale selezione del rischio, con quale tasso di default) riusciamo a capire meglio chi lavora bene (banca o confidi) e a premiarlo. Nell'uno e nell'altro campo non è facile separare i buoni dai cattivi.

Sapio ha detto...

E se facessimo scegliere alle imprese se passare per i Confidi o direttamente per le Banche? Aboliamo ogni riserva (Lazio, Toscana, 30%) e lasciamo libere le imprese di scegliere in base alla propria convenienza.

Anonimo ha detto...

Le imprese non sono in grado di scegliere: Le banche od Eurofidi ( che sono la stessa cosa) gli danno il pacchetto bello e pronto ed i vantaggi non arrivano alle imprese. Così il Fondo non serve a niente!!!!!!!!!Bisogna estendere il modello Toscana e Lazio a tutta Italia o abolire subito il Fondo: così come è non serve a niente.
Tanto vale regalare i 400-500 milioni annui del Fondo (se ci sono veramente) direttamente alle banche.

Sapio ha detto...

@ Anonimo : coloro che combattono la democrazia dicono esattamente le stesse cose: gli individui non sanno scegliere! Qui dici che le imprese non sanno scegliere! Le imprese, quelle che vivono scegliendo tutti i giorni cosa fare.

monica ha detto...

Purtroppo l'esperienza fa emergere come nel caso della garanzia dirett il beneficio della ponderazione zero sia a solo vantaggio delle banche che non lo trasferiscono alle imprese in termini di minori spread applicati.
Qeusto non è o non dovrebbe essere lo scopo del fondo.
Sarebbe quantomeno necessario che però il Fondo prevedesse, in caso di intervento, che la banca beneficiaria applicasse a favore dell'impresa tassi agevolati come da apposita convenzione sottoscritta fra banche e fondo stesso; va da se' che dovrebbero essere poi previsti una serie di controlli a campione sulle banche x verificarne l'osservanza (fidarsi è bene...).
Credo però che un ragionamento più ampio su quello che potrà/dovrà essere il generale sistema delle garanzie in Italia dovrà essere affrontato quanto prima.

Sergio ha detto...

Forse i confidi hanno esaurito il loro ruolo e presto saranno soppressi: Banca d'Italia sembra percorrere questa strada: dove cavolo si estrinseca la "VIGILANZA EQUIVALENTE"? Hanno coperto i confidi di costi e non si vedono vantaggi, grazie anche a questo maledettisimo Fondo Centrale (che rende pressochè inutile la garanzia dei 107).
Almeno il tutto andasse a vantaggio delle imprese. Ma dove? Fondo o non Fondo, le operazioni dirette delle banche hanno lo stesso tasso per le imprese.

Sapio ha detto...

@ Monica, hai ragione, il beneficio della ponderazione zero deve finire alle imprese ed il Fondo deve monitorare affinché ciò accada e non si fermi alle Banche od ai Confidi.
Ma tanto per capire mi faresti un conticino di quanto dovrebbe essere questo beneficio?
Grazie anticipate!

Sapio ha detto...

@ Sergio, non so se i Confidi abbiano esaurito il loro ruolo. Certamente lo hanno visto modificarsi. Ti ricordo che ci sono zone (la pr. di Bolzano) ad esempio dove gli enti locali non si affidano ai Confidi per aiutare le imprese... e incredibile, le imprese prosperano lo stesso. Ma come succede ???

Sergio ha detto...

@Sapio: se non hai argomenti seri, puoi anche saltare un giro, non devi intervenire per forza!
O questo è diventato il blog di Sapio?
Bolzano: ma che razza di esempio è? Ti sembra serio controbattere ad un'argomentazione dicendo che a Bolzano non ci sono i confidi?

Sapio ha detto...

@ Sergio: mi dispiace che ti sia alterato. L'esempio fatto mi sembra pertinente. Facci capire l'utilità e l'indispensabilità dei Confidi. Siamo qui per imparare.

Sergio ha detto...

Io non sono alterato ma penso, spero che questo sia un blog in cui si parla di confidi: se il suo più puntuale commentatore mette addirittura in dubbio la loro utilità (per me è un assunto), poi non ci lamentiamo se gli addetti ai lavori non intervengono più (mi dispiace per lo sforzo profuso dal Prof. Erzegovesi). Saluti

Sapio ha detto...

@ Sergio, ragionare per assunti è desueto fin dal 1600, ce lo ha insegnato Galilei. Non credi che se gli addetti ai lavori avessero argomenti li userebbero per difendere le loro attività? Il problema è che non li hanno.

Gambatesa ha detto...

In realta' la durezza delle affermazioni di Sapio stimola una riflessione. L'impresa che non ha merito creditizio cerca uno strumento che le possa permettere di accedere al credito. Trovato lo strumento oggi e' corretto che
l'impresa si occupi di quanto costi lo strumento e quindi il prezzo di quel credito. Se il Confidi, oggi che e' diventato un soggetto vigilato, diventa uno strumento che aumenta il costo dell'accesso al credito rispetto ad altri strumenti e' giusto rivedere il sistema. Se poi il sistema aumenta il costo e assorbe numerose risorse pubbliche in termini di contributi in conto capitale allora puo' essere corretto annientare e radere al suolo il sistema che non funziona nell'interesse stesso delle imprese. Il problema e' che in questo e in altri blog non si vuole scrivere e dimostrare che la situazione e' questa, non si vuole cioe' dimostrare con una semplice tabella di comparazione e dimostrazione ( tra due o tre principali 107 ) quanto costa avere 100.000,00 € di breve o di medio intermediati dai confidi -vigilati- anziche' assistiti direttamente dalle banche con lo spunto della garanzia attraverso il FCG.

Anonimo ha detto...

@Sapio: su Bolzano ci sono delle novità, la Provincia autonoma ha in programma un rilancio dell'operatività dei confidi, che comunque esistono già e ricevono sostegno pubblico, sebbene per importi inferiori alla provincia limitrofa.
@Sergio: Sapio ha dei punti su cui gli piace insistere, e non sempre "repetita iuvant" (mi ricorda un amico ingegnere); anche le repliche a difesa d'ufficio dei confidi, se si fermano lì, impoveriscono il dibattito. Ma non è un problema di Sapio o degli altri visitatori. Da 9 anni mi occupo di confidi, e noto che stiamo ancora discutendo dei problemi di cinque anni fa, la realtà è andata avanti di kilometri, non verso il nirvana, purtroppo.
Sulla ragion d'essere dei confidi, io penso che sia come quella dei medici di base, o delle farmacie: se ho un congiunto malato, a chi mi rivolgo? Se un'azienda ha un problema di accesso al credito, a chi si rivolge? Non basta la banca altrimenti non ci sarebbe problema. Il confidi può essere parte della soluzione. Dev'essere un bravo confidi, e in molti casi altri "agenti" sono più adatti.
Io spero sempre che si possa fare di più e meglio.

Dodona ha detto...

Si, in effetti stiamo parlando di problemi che andavano affrontati pubblicamente 5 anni fa, quando la Direttiva Europea è divenuta Istruzione di Vigilanza ed è stata, in modo invero inconsueto (50 commi di un articolo della legge finanziaria...), emanata una legge di riferimento.
Oggi comunque i temi sono, a mio avviso, proprio questi:
1) la garanzia è un elemento insostituibile nell'economia europea, e italiana in particolare. I Confidi sono parte riconosciuta della filiera della garanzia italiana. Il loro ruolo si è evoluto (leggi: deve evolversi) verso una armonizzazione con gli altri soggetti di garanzia (essenzialmente pubblici). Vaticinarne l'obliterazione è, al momento, un gufare vuoto.
2) i soggetti di garanzia pubblici (e i loro "gestori") devono rivedere la propria funzione in ragione dell'esistenza di soggetti professionali vigilati dal Regulator nazionale. Oltre alla progressiva esiguità delle risorse a disposizione (a meno di spennare sempre il pantalone dei soliti noti). E dunque, a mio avviso, non dovrebbero partecipare in modo diretto all'attività di garanzia diretta, ma integrarsi, in un ruolo di "regia", operando in controgaranzia, riassicurazione e tranched cover.
3) i confidi tutti, a partire da quelli vigilati, devono recuperare efficienza. Non è pensabile che chi utilizza somme che (legittimamente!) provengono da finanze pubbliche possa utilizzarle senza doverne rendere conto (può piacere a qualcuno... ma è una tecnica poco democratica).
Infine credo sia necessario aprirsi, tutti, alle novità che questa crisi (o meglio, ques'epoca di rivolgimenti) porta con sè. Rimanere fermi sulle posizioni tradizionaliste, massimaliste, idealiste ecc. ecc. ci condanna, ma "all'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?"

Gigi ha detto...

Bella sequenza di interventi. Dico la mia, in ordine sparso:
1) Gli scambi di opinioni, anche caldi (mi riferisco a Sapio e Sergio) sono sempre utili, ma vanno presi per quello che sono: scambi di opinioni; bisogna tener distinta l'episteme dalla doxa (liceali, pregasi eventualmente correggere il greco).
2) Non che la doxa sia inutile, anzi, è manifestazione di punti di vista, di osservazioni posizionali che possono avere una certa oggettività, ma proprio perché posizionali devono essere scambiate e condivise. Mi pare che la discussione sia sempre nell'alveo della civiltà. Chi è in un confidi ha un legittimo punto di vista, chi sta all'università ne ha un altro, chi sta in banca ne ha un altro ancora, chi sta in una impresa ne ha un altro diverso da tutti gli altri e così via. L'importante è discutere in buona fede con l'obiettivo di fare l'interesse pubblico, ovvero di tutti. Se non è così, se l'interesse è privato, di qualcuno, non ha senso mettere soldi pubblici. Li mettano i privati.
3) Ciò detto, bisogna fissare alcuni principi.
3.a I confidi devono essere strumento di paternalismo nei confronti delle imprese o vale la regola che ognuno è responsabile (qualcuno ha detto che i confidi devono scegliere per le imprese...)?
3.b La trasparenza è uno strumento di democrazia oppure l'informazione viene gestita come strumento di potere?
3.c Quali sono gli obiettivi dell'intervento pubblico sui confidi, anzi sul sistema delle garanzie? Luca dice: benefici all'economia ed, interpreto, probabilmente si riferisce ad un aumento dell'occupazione, del pil, della ricchezza della nazione. Bene, come valutare questo intervento? Quali misurazioni mettere in campo?
Potrei continuare con temi di questo tipo, che possono sembrare troppo elevati, ma finché gli obiettivi di ogni politica non sono chiari, misurabili, tracciabili non è possibile instaurare una discussione basata sui fatti ma solo uno scambio di opinioni. Stato e regioni che mettono milioni di qua e miliardi di là solo per prendere voti, senza coordinamento, senza obiettivi chiari non possono che instaurare in noi tecnici un certo disorientamento e tra gli strumenti delle politiche (banche, confidi, imprese, fondo centrale) un'animosità che ricorda più quella dei capponi di Renzo che una vera e propria discussione intelligente.
Per chiudere: a me piacerebbe che le forze e le intelligenze che ci sono in questo blog fossero usate per mettere i decisori (la politica, ma anche le associazioni delle imprese, dei confidi, etc.) di fronte alle proprie responsabilità, non è una cosa facile, ci vuole il coraggio dell'indipendenza, si potrebbe infastidire qualcuno. Ognuno intervenga con il suo punto di vista e con rispetto degli altri punti di vista, ma con l'onestà individuale di arrivare ad un obiettivo condiviso: migliorare, nel nostro piccolo, il mondo che ci circonda (mi riferisco solo al mondo della garanzia.... non esageriamo).

Gigi ha detto...

Bella sequenza di interventi. Dico la mia, in ordine sparso:
1) Gli scambi di opinioni, anche caldi (mi riferisco a Sapio e Sergio) sono sempre utili, ma vanno presi per quello che sono: scambi di opinioni; bisogna tener distinta l'episteme dalla doxa (liceali, pregasi eventualmente correggere il greco).
2) Non che la doxa sia inutile, anzi, è manifestazione di punti di vista, di osservazioni posizionali che possono avere una certa oggettività, ma proprio perché posizionali devono essere scambiate e condivise. Mi pare che la discussione sia sempre stata nell'alveo della civiltà, un po' di calore dimostra la passione che ci si mette. Chi è in un confidi ha un legittimo punto di vista, chi sta all'università ne ha un altro, chi sta in banca ne ha un altro ancora, chi sta in una impresa ne ha un altro diverso da tutti gli altri e così via. L'importante è discutere in buona fede con l'obiettivo di fare l'interesse pubblico, ovvero di tutti. Se non è così, se l'interesse è privato, di qualcuno, non ha senso mettere soldi pubblici. Li mettano i privati.
3) Ciò detto, bisogna fissare alcuni principi e farsi delle domande (per intanto poi ci daremo le risposte, ragionando insieme):
3.a I confidi devono essere strumento di paternalismo nei confronti delle imprese o vale la regola che ognuno è responsabile (qualcuno ha detto che i confidi devono scegliere per le imprese...)?
3.b La trasparenza è uno strumento di democrazia oppure l'informazione viene gestita come strumento di potere? (domanda retorica ed anche un po' polemica ma così è, se vi pare...)
3.c Quali sono gli obiettivi dell'intervento pubblico sui confidi, anzi sul sistema delle garanzie? Luca dice: benefici all'economia ed, interpreto, probabilmente si riferisce ad un aumento dell'occupazione, del pil, della ricchezza della nazione. Bene, come valutare questo intervento? Quali misurazioni mettere in campo?
Potrei continuare con temi di questo tipo, che possono sembrare troppo elevati, ma finché gli obiettivi di ogni politica non sono chiari, misurabili, tracciabili non è possibile instaurare una discussione basata sui fatti ma solo uno scambio di opinioni. Stato e regioni che mettono milioni di qua e miliardi di là solo per prendere voti, senza coordinamento, senza obiettivi chiari non possono che instaurare in noi tecnici un certo disorientamento e tra gli strumenti delle politiche (banche, confidi, imprese, fondo centrale) un'animosità che ricorda più quella dei capponi di Renzo che una vera e propria discussione intelligente.
Per chiudere: a me piacerebbe che le forze e le intelligenze che ci sono in questo blog fossero usate per mettere i decisori (la politica, ma anche le associazioni delle imprese, dei confidi, etc.) di fronte alle proprie responsabilità, non è una cosa facile, ci vuole il coraggio dell'indipendenza, si potrebbe infastidire qualcuno. Ognuno intervenga con il suo punto di vista e con rispetto degli altri punti di vista, ma con l'onestà intellettuale di arrivare ad un obiettivo condiviso: migliorare, nel nostro piccolo, il mondo che ci circonda (mi riferisco solo al mondo della garanzia.... non esageriamo). Se c'è qualcosa di imperdonabile è la disonestà e l'ipocrisia. Tutto il resto, anche l'animosità, passa.