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venerdì 22 luglio 2011

Giochi e scommesse: la ludopatia vale il 3% del PIL

Il riformista, commentando la relazione della Commissione antimafia sulle infiltrazioni nel gioco lecito e illecito, sottolinea il valore enorme di questo mercato (stimato al 3% del PIL).
In periodi di incertezze e ristrettezze il gioco apre una finestra su un mondo di emozioni e opportunità, e tanti si lasciano ammaliare. E' fonte di massicci guadagni per le società (pubbliche e non) che ci lavorano in maniera lecita, e di guadagni ignoti per allibratori e biscazzieri illeciti. Il gettito per le casse dello Stato è però stazionario, anzi in leggero calo: fare business e profitto grazie a concessioni pubbliche a condizioni di favore (magari con qualche trucchetto per nascondere i veri guadagni) è uno sport molto popolare in Italia. Nel caso del gioco è ancora più popolare.
Con la diffusione delle sale bingo, le slot machine da bar, i siti internet (anche posteonline), i malati del gioco sono esposti a tentazioni onnipresenti. Cresce, ed è preoccupante, il numero degli affetti da "ludopatia", rischia di diventare un fenomeno sociale come l'alcolismo o la dipendenza da sostanze.
E' giusto che lo Stato promuova il gioco a fini di gettito? Difficile dare un giudizio. Senz'altro è triste vedere tanto dinamismo e innovazione tecnologica e distributiva in questo settore (ad opera e a vantaggio di imprenditori e investitori non sempre meritevoli) e calma piatta in tanti altri che producono vero benessere sociale. Stampa questo post

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se poi ci si mettono anche sottosegretari ed ex ministri (http://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Scotti) l'intreccio diventa davvero preoccupante e ...increscioso!

Anonimo ha detto...

In Italia c'è una predisposizione patologica a sviluppare affari su posizioni di rendita da rapporti con la pubblica amministrazione (dalla costruzione della villetta sull'area resa edificabile alla consulenza alle sale bingo, passando per i privilegi distribuiti attraverso appalti concessioni o partnership pubblico-private). Sono forme di creazione dal nulla di valore privato che distruggono benessere sociale e stravolgono il sistema di premi e punizioni nell'amministrazione della cosa pubblica e nelle attività d'impresa. Sono un fenomeno di provincialismo e malcostume delle classi dirigenti, cronicizzato dall'uso a fini di consenso politico e dall'intreccio con attività criminali.
Ci sono anche tante imprese che rischiano soldi e talento e fanno miracoli, così come tante opere non profit che rispondono a bisogni personali e sociali enormi, che vanno a scovare da soli. E molte strutture pubbliche fanno bene il lavoro assegnato, perché ci lavorano persone che ci tengono a dare un senso a quello che fanno.
Stare da una parte o dall'altra dipende dalle soddisfazioni che uno cerca nella vita. Non è vero che la casta siamo tutti noi, è una balla messa in giro dagli autori di libri sulla casta. Chi si muove per cambiare le cose non ha tempo di leggerli.

Oracolo ha detto...

Corretto professore, Lo Stato dovrebbe stare fuori da gioco e tabacco, e fare semplicemente il controllore. Purtroppo siamo in Italia, e non vedo molte decisioni basate sui princìpi.