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lunedì 3 ottobre 2011

The Economist: economia sull'orlo del buco nero per l'ignavia dei politici

Finché i politici non faranno qualcosa di serio per l'economia mondiale ... abbiate paura. Questo è l'avvertimento lanciato dall'editoriale dell'ultimo Economist. Ci sono tre minacce: la crisi del debito sovrano in euro e la sterzata verso l'austerità, il rallentamento delle economie emergenti, il braccio di ferro nel parlamento USA sul rientro dal deficit.

Blackhole

La timida ripresa potrebbe tornare recessione, la recessione avvitarsi nella depressione. Questo per colpa di politici bloccati da veti o convenienze elettorali, che non hanno la forza di decidere per salvare il mondo dal buco nero di una nuova grande crisi. Né a livello dei singoli stati, né tantomeno nelle unioni sovranazionali o nei consessi tipo G-8, G-20, FMI, FSB.
L'Economist ha ragione: il rischio è grande, e la politica non è all'altezza della sfida. C'è da aver paura.
L'Italia sembra il paese messo peggio quanto a credibilità dei politici. Ma, come dice Nassim Taleb, il business dell'Italia è andare avanti con una politica debole. Siamo bravi in questo. Ma non bravi in quanto simpatici lestofanti. Semplicemente perché un numero non indifferente di persone fa quello che ritiene buono e giusto per sé e per gli altri. Senza aspettare e senza delegare nessuno. Questo è il tesoro di cui parlava Enzo Jannacci.
I Governi non hanno creato il mondo, e non possono salvarlo dalla distruzione. Questo è un compito affidato alla responsabilità di ogni singola persona. Che dà la forza per muoversi e preservare, costruire, ricostruire. Arrivando dal basso a rinnovare anche la politica. Coma ha richiamato il Papa in Germania:
Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra. (…). Come può la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nell’irrazionale? Come può la natura apparire nuovamente nella sua vera profondità, nelle sue esigenze e con le sue indicazioni? (…). L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso (…) non si è creato da sé. (…) È veramente privo di senso riflettere se la ragione oggettiva che si manifesta nella natura non presupponga una Ragione creativa, un creator Spiritus? (Benedetto XVI, Discorso al Parlamento federale, Berlino, 22 settembre)
Non abbiate paura! Non siamo al mondo per finire inghiottiti in un buco nero.
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3 commenti:

Gigi ha detto...

Non solo... mi permetto... a queste riflessioni esistenziali una piccola riflessione cosmica: il nostro sistema solare ha ancora circa 4-5 miliardi di anni di vita: ce la possiamo fare. Credere nell'uomo, nell'umanità, riflettere sul creator Spiritus non è vano, anche se non si ottiene una risposta immediata e la domanda rimane aperta: ci costringe a rispettare l'Uomo e a sentirci umili di fronte all'Universo.
L'economia come la conosciamo oggi è una cosa a cui abbiamo dato forma teorica da Smith in poi. Se vogliamo capirci qualcosa, forse bisogna ritornare a Smith, a quello dei Sentimenti Morali, però, allo Smith professore di Filosofia Morale, testo che non ha mai rinnegato fino alla sua fine e che permette di capire la Ricchezza delle Nazioni nella sua completezza. Un economia fatta di mercati impersonali, di equazioni differenziali, di pretesa oggettività non è la vera economia. E' una rappresentazione. Scambiare una pipa per la sua rappresentazione è ormai un classico dell'arte, ma gli economisti non hanno ancora capito che stanno, inconsapevolmente però, facendo la stessa cosa. L'economia è fiducia, empatia, scambio, umanità, cultura, tradizione, ricerca, collaborazione, competizione, religione, vita e morte. Molte di queste cose non sono misurabili e non possono finire in un bilancio né in un rating. Finché gli economisti non lo capiranno non potranno insegnarlo ai politici, finché i politici non lo capiranno non potranno evitare lo schianto.
A meno che non intervenga un Cigno Nero (positivo).
A noi resta in ogni caso il dovere morale della fiducia, dell'umanità, della correttezza, del rispetto, della cura reciproca. Senza moralismi.

Anonimo ha detto...

Gigi, cosa intendi per moralismi?

Gigi ha detto...

Acritica e conformistica applicazione di regole morali. Generalmente col moralismo si ottiene un vuoto adempimento di regole e precetti. I doveri morali della fiducia, dell'umanità, etc. etc. o sono sentiti e vissuti pienamente oppure non portano a nulla. Volevo dire questo... spero di non essermi spiegato male. :-)