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lunedì 20 febbraio 2012

Fondo Centrale: in gestazione il primo DM sul funzionamento

Dai commenti a un precedente post ho appreso che circola tra gli addetti ai lavori una bozza di Decreto ministeriale in materia di Fondo centrale di garanzia. Si tratta del provvedimento previsto dal Decreto Salva Italia ( articolo 39 del decreto-legge6 dicembre 2011, n. 201). Me ne è giunta una copia. Vista l'importanza del tema, e il suo interesse per la platea del blog, scrivo qualche commento sui punti che sono già codificati nel testo in questione. Questo non per essere indiscreto, ma per dare un contributo al dibattito.

Non metto in rete il documento, perché è riservato, e potrebbe essere presto superato da nuove versioni.
L'art. 39 del "Salva-Italia" prevedeva uno o più decreti attuativi del Ministero dello sviluppo economico d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze sui seguenti punti:

  • comma 1) percentuali di copertura per tipologie di operazioni ammesse;
  • comma 2) misura minima dell'accantonamento da operare;
  • comma 3) importi massimi in valore assoluto per tipologie di operazioni ammesse;
  • comma 4) operazioni di garanzia su portafogli (tipo tranched cover);
  • comma 5) commissioni applicate;
  • comma 6) cessioni a terzi e controgaranzia degli impegni assunti dal Fondo;
  • comma 7) patrimonializzazione dei confidi e ammissione a soci di imprese non Pmi ed enti pubblici e privati (punto che non richiedeva decreti attuativi);
  • comma 7bis) riserva di interventi del Fondo a favore del microcredito.
La bozza di decreto che ho letto tratta già in modo definito la differenziazione di percentuali e importi massimi di copertura (commi 1, 3). Contiene una stesura provvisoria dell'articolo sulle commissioni (comma 5). Nelle premesse dice che è opportuno rinviare le previsioni su garanzie di portafoglio, cessioni a terzi dei rischi e microcredito (commi 4, 6 e 7 bis), sebbene negli articoli lasci lo spazio per una possibile trattazione delle prime, e consideri la possibilità di cogaranzia con fondi di banche, regioni o SACE in relazione alle seconde (presumo, senza però specificare il come di questa complicatissima co-gestione del rischio).

Consideriamo ora i punti essenziali delle previsioni esplicitate.

Percentuali di copertura e importi massimi per tipologie di operazioni
Qui si introducono le maggiori novità. Si individua come destinazione prioritaria quella di sostegno agli investimenti (acquisti di beni ammortizzabili che rimangano nell'attivo almeno tre anni), e ai progetti di ricerca e sviluppo. Qui il Fondo copre prestiti chirografari di durata superiore a 36 mesi fino all'80% dell'erogato (nel caso di garanzia diretta alla banca) o fino all'80% della garanzia (nel caso di contro-garanzia di intervento di confidi o di fondi regionali), fino ad un importo massimo garantito (dal Fondo) di 2,5 milioni di euro per impresa. La quota massima di garanzia confidi sarebbe in tal caso dell'80%, quindi la contro-garanzia del Fondo inciderebbe sull'erogato per il 64% (80% x 80%).
In caso di altre destinazioni i plafond di intervento si abbassano, ma soltanto nel caso della garanzia diretta, dove scendono al 50% del finanziamento e a 1,5 milioni di euro di importo unitario della garanzia; gli stessi interventi "altri" possono essere contro-garantiti fino all'80% della garanzia confidi, a condizione che questa non superi il 70% del finanziamento (quindi la copertura dell'erogato è del 56% = 70% x 80%).
Risulta nettamente favorita la garanzia diretta nelle operazioni legate agli investimenti, che può contare su una copertura per l'80% dell'erogato. Se questi fossero a commissioni zero (come è scritto nella bozza, vedi punto seguente), sarebbe difficile per un confidi essere competitivo dovendo intervenire con fondi propri per il 16% dell'esposizione (non coperto da FCG). La garanzia confidi "scoperta" non sarebbe a ponderazione Stato e dovrebbe essere fatta pagare. Il confidi (o altre strutture di servizio) nel caso in cui fosse spiazzato come garante potrebbe però curare la redazione del progetto, come consulente.


Commissioni
Il testo reca la dicitura "da valutare". La principale novità sono le commissioni gratis per gli interventi su progetti di investimento e R&S, di cui sopra. Si prevede la gratuità anche per le imprese ubicate nel Mezzogiorno, l'imprenditoria femminile, l'autotrasporto e i partecipanti a patti territoriali. Per tutte le altre operazioni si prevedono commissioni una tantum (come oggi) differenziati per dimensione: 0,5% per le medie imprese, 0,25% per le piccole, 0,125% per le micro.
Oggi la commissione normale una tantum è l'1%; si fa uno sconto notevole. Su questa proposta (provvisoria) ho molte perplessità: è una scelta demagogica che ignora il nesso tra pricing delle coperture, buon uso delle garanzie pubbliche ed equilibrio gestionale del Fondo. Ci vorrebbe almeno una differenziazione per durata (non dico per rischio), come prevede del resto la regola di calcolo dell'intensità d'aiuto col "Metodo nazionale"; a meno che si vogliano (implicitamente) favorire le operazioni di durata maggiore, come i mutui-liquidità (le garanzie sui mutui-investimento sono già gratis). Se non ci si dà un criterio di misurazione ragionevole e coerente del rischio, è difficile fare passi avanti sugli altri fronti aperti, come la misura degli accantonamenti, le garanzie di portafoglio, e le cessioni di rischio a terzi.

La bozza contiene inoltre un articolo intitolato  Informazioni alle imprese, nel quale si richiede trasparenza delle condizioni applicate ai prestiti (garanzia diretta) o alle garanzie confidi (contro-garanzia) nel caso in cui intervenga il Fondo centrale. In pratica, gli intermediari dovranno esporre condizioni comparabili riferite ai due casi, con e senza il supporto del Fondo. Ne trovate un esempio ante litteram in questo foglio informativo della Banca del Mezzogiorno pag. 2, dove si espone lo spread massimo su un chirografario a 5 anni da 30.000 euro: senza intervento del Fondo è il 9,17% annuo, con la garanzia diretta del Fondo scende al 6,98%.
Non sono sicuro che questa regola di trasparenza sia efficace. E' facile aggirarla esponendo forti risparmi pro imprese grazie al Fondo, basta mettere condizioni onerose nell'ipotesi di non intervento. Soltanto la concorrenza può spostare i benefici dell'aiuto pubblico verso l'impresa. Ma non sono tempi di accesa competizione sulla clientela Pmi. E con l'erogazione limitata alla forma "a rubinetto" per singole pratiche, sarà ancora fiorente il mercato delle consulenze, per cui una fetta consistente del sussidio implicito sarà incamerata dagli intermediari e dai mediatori.

Queste sono le cose più importanti che mi sono annotato. Ce ne sono altre, come l'articolo che riconosce una quota di garanzia diretta non del 50%, ma del 60% per la partecipazione a fiere nazionali, e dell'80% per fiere internazionali. Strano, mi aspettavo qualcosa di generale sull'internazionalizzazione, si è preferito un aiuto finalizzato alle fiere. E tutto il resto?
Forse alcune strutture (nazionali) hanno problemi a riempire gli stand? Ecco un 10% in più di copertura. Nelle norme sugli aiuti alle imprese non mancano mai queste sapienti pennellate, per aiutare chi aiuta.

In sintesi: la bozza che circola è incompleta, mi astengo da un giudizio. E' da apprezzare la ricerca di selettività rispetto ai fini prioritari (investimenti e crescita). E' probabile che questo indirizzo abbia un effetto restrittivo sui volumi garantiti dal Fondo: la copertura massima (80%) riguarda la componente investimenti, che ha molto rallentato nel dopo crisi. Peraltro, gli interventi per altre operazioni via confidi rimangono finanziabili per quote non inferiori a quelle attuali, e a commissioni più basse o invariate. Forse la bozza limita l'azione dei confidi come garanti al credito per la gestione corrente o il sostegno della liquidità. Sancirebbe così il cambiamento di ruolo imposto dalla crisi.
E' probabile che il Decreto lasci indietro le questioni più "tecniche" (regole e modelli per commissioni, accantonamenti, garanzie di portafoglio e risk transfer). Sarebbe un peccato. Prima o poi bisognerà affrontarle.
E non dimentichiamo che c'è da fare della manutenzione straordinaria sulla piattaforma attuale, le procedure, i regolamenti, la gestione del contenzioso. Se gli scontenti che hanno commentato questo post hanno anche solo una parte di ragione, c'è molto da chiarire e da migliorare (vedi commento).
Non soltanto nel Fondo, ma in tutto il sistema della garanzia collettiva fidi. Stampa questo post

7 commenti:

Anonimo ha detto...

"Percentuali di copertura e importi massimi per tipologie di operazioni
Qui si introducono le maggiori novità." Infatti purtroppo sembra che a Roma staino anche dibattendo sui plafond di patrimonio da dedicare alle varie finalizzazioni e per la liquidità sembra rimangano solo le briciole. ABI/Assoconfidi, sveglia!!!

Felice ha detto...

Dalla "MAGRA" bozza si evincono alcuni aspetti problematici, per l’operatività dei Confidi:
1)L’elevazione della GARANZIA DIRETTA del Fondo, fino all’80% dell’ammontare delle operazioni di cui all’art. 3 (investimenti, innovazione e imprenditoria femminile), realizza un'ingiusta equiparazione con la CONTROGARANZIA del Fondo atteso che, quest’ultima, è concessa anch’essa fino alla misura massima dell’80% purché il Confidi, rilasci una garanzia nei limiti sempre dell’80%.
Tale parificazione rischia di rendere, per l’Istituto di Credito, non molto rilevante l’intervento del Confidi in un’ottica di attenuazione del rischio.
2)Sono maggiormente ragionevoli, le percentuali indicate per le operazioni di cui all’art. 4 (partecipazioni a fiere e presenza in mercati esteri), laddove la GARANZIA DIRETTA è concessa fino alla misura massima del 60% (elevata all’80% per le fiere internazionali), e la CONTROGARANZIA è concessa fino alla misura massima dell’80%, purché dal Confidi venga rilasciata una garanzia che non superi l’80%. Va evidenziato quindi che, nel caso si tratti di operazioni per partecipazione a fiere internazionali, non vi è alcuna distinzione - ed era opportuno che vi fosse - tra GARANZIA DIRETTA(80%) e CONTROGARANZIA(80%) con garanzia Confidi(80%).
3)L’art. 5 – rubricato altre operazioni finanziarie – indica per la GARANZIA DIRETTA una misura massima del 50%, mentre per la CONTROGARANZIA il limite potrà innalzarsi fino all’80% della somma liquidata dal Confidi, purché quest’ultimo rilasci una garanzia non superiore al 70%.

*****

Concludendo, se la bozza venisse approvata - “incompleta” - così com’è:
-per le operazioni di cui all’art. 3, la Banca non incentiverà l’intervento del Confidi;
-per le operazioni di cui all’art. 4, l’intervento del Confidi potrà comportare vantaggi alla Banca solo per le partecipazioni a fiere nazionali (ma non per le fiere internazionali);
-per le altre operazioni finanziarie di cui all’art. 5, non condivido l'abbassamento del limite al 70% per la garanzia Confidi.

Anonimo ha detto...

@Felice: grazie delle precisazioni; la bozza fissa dei paletti che avvantaggiano in alcuni casi la garanzia diretta, e in altri legano le mani ai confidi. Certamente il confidi diventa meno attraente come garante che veicola l'accesso a FCG. Deve diventare attraente in altri aspetti di gestione della relazione. Come gestore della pratica, ad esempio.

Palmi ha detto...

Se è così, ed è così, ho la netta impressione che al Ministero vivano in un altra realtà, e che vedano un altro film.
Ancora una volta non si interviene sui reali problemi (o mali) del funzionamento del Fondo ed ancora una volta non si vuole adattare il Fondo alla situazione di crisi che vive il Paese ma semplicemente si fanno piccoli ritocchi in una logica di Economia in cresita e quindi che investe (cosa non reale). Ad esempio non si prevede l'utilizzo del Fondo per garantire l'anticipo dei crediti della Pubblica Amministrazione.
Daltra parte , come le imprese percepiscono il Fondo lo si capisce anche dalle pagine che il Sole 24 ore in questi giorni dedica alla "stretta del credito", sia negli articoli ma sopratutto nelle lettere delle imprese mai è apparso il Fondo ,mantre in bene o in male i Confidi sono stati ripetutamente citati, e questo qualcosa vorrà dire.

enrico ha detto...

Raccolgo un invito ricevuto ed avendo avuto modo di leggere la bozza del decreto, mi permetto di dire la mia: e cioè che parto da due considerazioni 1) l'effetto ponderazione zero ha cambiato le carte in tavola (cosa ovvia, ma serve per il discorso); 2) nel decennio 2000-2010 i confidi hanno avviato al Fondo il 75% delle operazioni deliberate, mentre le banche solo il 25% (però ai confidi è riservato solo il 30% delle risorse ed alle banche il 70% ... perché ? boh..).
L'introduzione di tale effetto aveva già reso squilibrato l'accesso al Fondo tra banche e confidi (fatevi i 'giochi' del confronto delle ponderazioni e delle % di copertura in caso di garanzia diretta ed in caso di controgaranzia) quando il Fondo qualche mese fa aveva ridotto le percentuali.
La bozza di decreto, invece di cogliere l'occasione di riequilibrare la situazione, aggrava ancor di più lo squilibrio e, secondo me, getta i presupposti per la seguente, inevitabile, conseguenza (bisognerà solo stimarne i tempi di realizzazione): né la PMI (per via dei maggiori costi), né meno che mai la banca (a causa dei minori vantaggi di cui godrebbe), avranno alcun plausibile motivo di veicolare un'operazione al Fondo attraverso la controgaranzia di un confidi, decretando il forte ridimensionamento del sistema confidi.
Non so se ciò sia voluto o meno, ma - se il confidi vuole cercare di sopravvivere grazie alle risorse dello Stato (visto che quelle di altri enti paiono finite o fortemente ridotte) - la soluzione è una sola.
Qui non si deve riequilibrare la situazione ricreando una 'fittizia' parità di accesso tra banca e confidi, ma si deve completamente rovesciare la situazione facendo in modo che, nel 'gioco' di cui parlavo sopra, risulti immediatamente percepibile ad una banca che è molto più conveniente accedere al Fondo attraverso il confidi (controgaranzia) che non andandoci direttamente (garanzia). Di qui la mia proposta:
- risorse del Fondo riservate 50-50 (e non 70-30 come oggi).
- garanzie banche tra il 30 ed il 40% sempre
- controgaranzie confidi 80% sempre (e massimo garantito alle banche del 50% di norma e comunque non oltre il 60%).
Per oggi, non vi tedio oltre, ma ci sarebbe altro da dire in termini plafond (a 2,5 mio. per PMI), in termini di garanzia del Fondo alla banca (vi pare, tra l'altro, etico che l'80% secco della perdita di una banca sia a carico dello Stato ?), in termini di complessità normativa (sono richiamate definizioni riportate in regolamenti CE), in termini di risorse aggiuntive al Fondo da parte di regioni ed altri enti (ma non dicono tutti che sono finite ? o per il Fondo di garanzia invece si trovano ?). Vedremo come andrà a finire ... del tipo << l'operazione è tecnicamente riuscita. Però il paziente è morto >>.

enrico ha detto...

P.S. ... e per fortuna che il Roberto del blog sul Fondo Nazionale Innovazione è un frequentatore occasionale ... perché rischio che scopra chi sono, prenda un treno e venga a picchiarmi :-)

Jan ha detto...

Tranquillo Enrico non corri alcun rischio.... Al limite ti ritrovi a qualche convegno.....