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mercoledì 28 marzo 2012

Bilanci confidi 2011: come trattare le rettifiche su garanzie deteriorate non escusse?

Siamo in piena campagna bilanci tra i confidi. Nei contatti avuti con amici che stanno redigendo il bilancio del loro confidi 107, è riemerso il problema della valutazione delle posizioni deteriorate. Un problema non nuovo, che nel settore della garanzia collettiva assume contorni particolari.
Così ne parlava Corrado Baldinelli (Banca d'Italia) nella relazione alla Convention Fedart di ottobre 2011 (pag. 6-7):

La specificità dei confidi pone in risalto, innanzitutto, peculiari profili contabili connessi con la collocazione del rischio tipico sotto la linea; il trasferimento del credito sopra la linea avviene, di norma, solo a seguito dell’escussione attivata dall’intermediario garantito.
Nel caso delle garanzie sussidiarie, la  normale gestione contabile può rendere meno immediata la classificazione a sofferenza poiché l’escussione è avviata in genere con l’accertamento della perdita definitiva da parte dell’intermediario garantito.  L’impegno del confidi rischia di tramutarsi quindi direttamente in perdita, senza dar luogo in tali casi a rilevazione di sofferenze.
Anche nel caso delle garanzie “a prima richiesta”, si potrebbe determinare un sottodimensionamento dell’anomalia segnalata, in quanto il passaggio a sofferenza coincide di solito con la richiesta al confidi dell’acconto sulla garanzia (normalmente il 50% dell’impegno) che, di norma, è posteriore al manifestarsi dello stato di insolvenza del debitore. [...]
Le informazioni di cui la Vigilanza dispone fanno temere che l’area di sottovalutazione delle partite deteriorate a carico del confidi potrebbe essere, oggi, purtroppo ampia. Il vasto ambito delle posizioni ad incaglio segnalate dalle banche e delle sofferenze rettificate rappresenta un terreno, purtroppo, che non emerge adeguatamente tra le posizioni deteriorate del confidi; ne va, invece, tenuto conto ai fini delle segnalazioni di vigilanza, della regolamentazione prudenziale e delle rettifiche di valore. Ne potrebbero derivare un maggiore assorbimento patrimoniale e un impatto sui margini reddituali della gestione, a motivo delle maggiori svalutazioni. 
Dalla mia esperienza, ho notato grande varietà di approcci nel trattare le rettifiche su esposizioni deteriorate. Le criticità sono diverse. Le banche a volte segnalano con ritardi ed errori i passaggi di stato della pratica. Il confidi, dal canto suo, può recepire le segnalazioni con ritardo, o adottare una griglia di classificazione delle poste problematiche non aderente alle specifiche di Vigilanza. Sono problemi informativi e procedurali, che saranno affrontati in questo tavolo di lavoro XBRL-AssoConfidi.
Ma le diversità di valutazione derivano in larga parte dai criteri adottati per la redazione del bilancio. Qui i confidi devono trovare il giusto connubio tra prassi tradizionali (di quando non erano vigilati), principi IAS (interpretati da revisori contabili e collegio sindacale), politiche di bilancio. Trattare questo tema nel bilancio 2011 non è soltanto una disquisizione accademica. Non so se per tutti è così, ma ritengo che i più abbiano avuto a che fare con tassi di passaggio a default stabilmente elevati dal 2008-2009 ad oggi (una febbre a 38,5°, non a 42°, non fatale ma debilitante). La massa di esposizioni deteriorate sulla quale stimare le rettifiche è tendenzialmente cresciuta, a meno di drastiche operazioni di pulizia.
Quando mi chiedono un consiglio, io suggerisco di applicare alle garanzie classificate a sofferenza una percentuale di svalutazione rilevante, in linea con la LGD storica osservata. Anzi, ho la sensazione che la LGD storica debba essere alzata perché mi pare che nel dopo-crisi sia calata la percentuale di "falsi default" (esposizioni revocate che rientrano in bonis o sono recuperate tutte o in larga parte prima di escutere il confidi in via sussidiaria).
Non è detto che il conto economico si possa permettere questa anticipazione temporale delle perdite. Questo dipende dall'adeguatezza dei ricavi e dei proventi (straordinari) per apporti pubblici a fondi rischi. Se ricavi e proventi sono inadeguati, la gestione è in perdita, e lo è strutturalmente. Qui non ci sono storie, le perdite consumano patrimonio, e se il patrimonio è scarso, urge un piano di rafforzamento o di cessione/stralcio di esposizioni.
C'è però anche il caso di ricavi e proventi che si distribuiscono nel tempo in maniera non bilanciata rispetto alla manifestazione del rischio di credito. Ad esempio, le commissioni vanno a ricavi nell'anno di incasso, a meno che si abbia la prudenza di riscontarne una parte adeguata. Gli apporti pubblici vanno a proventi quando l'ente pubblico lancia un programma, e quindi seguono la dinamica delle erogazioni.  Le contro-garanzie ovviamente aiutano, perché neutralizzano una parte delle perdite quando le stesse si realizzano.
Nel 2008 o nel 2009 non sono pochi i confidi che hanno chiuso in utile perché i volumi erogati sono cresciuti molto. Le perdite del 2010 e del 2011 quindi sono idealmente compensate da utili di anni precedenti passati a riserve di patrimonio. In questo caso, chiudere il bilancio in perdita non rivela una patologia. Anzi, se il buffer patrimoniale lo consente, è saggio uscire con una perdita di esercizio in modo da evitare che i prossimi esercizi siano gravati da un picco di perdite ingestibile.
Il rischio di perdita inattesa è legato all'incertezza dei tassi di default futuri e si manifesta in bilancio nella variabilità delle rettifiche su esposizioni passate a default e dei conguagli sulle posizioni a contenzioso chiuse. Non è il caso di accentuarne la volatilità con la politica della polvere sotto il tappeto, che potrebbe far uscire a fiotti le perdite pregresse in anni gravati da perdite nuove eccezionali, magari escusse al 100% perché nel frattempo si sono sviluppate le garanzie a prima richiesta.
Non è detto che gli organi di controllo contabile siano d'accordo con svalutazioni aggressive di posizioni di cui non è ancora nota la perdita realizzata (per lo sciagurato e controverso principio IAS della incurred loss che dovrebbe limitare le rettifiche su crediti). In bilancio allora si dovrà accettare un compromesso. Niente compromessi, però, nelle elaborazioni a fini ICAAP (da predisporre subito dopo il bilancio 2011 entro il 30/4/2012), che devono partire da una situazione il più possibile aggiornata dei rischi di cui è noto il deterioramento.
La questione sommariamente evocata qui sopra deve essere affrontata prima di discutere possibili "salvataggi" dei confidi. La trasparenza del sistema è condizione di forza e di compattezza.
Se avete evidenze oppure opinioni diverse, siete i benvenuti, voi e  i vostri commenti. Stampa questo post

10 commenti:

Sapio ha detto...

Meditiamo su queste parole del dr. Baldinelli: "Il vasto ambito delle posizioni ad incaglio segnalate dalle banche e delle sofferenze rettificate rappresenta un terreno, purtroppo, che non emerge adeguatamente tra le posizioni deteriorate del confidi; ne va, invece, tenuto conto ai fini delle segnalazioni di vigilanza, della regolamentazione prudenziale e delle rettifiche di valore."
Queste parole sono un preannuncio del comportamento che BdI avrà nelle prossime ispezioni. Meglio pensarci prima che piangere dopo.

alice ha detto...

Buongiorno,

per caso avete idea se esistano o meno limiti per i confidi ex art. 106 TUB nell'emissione di fidejussioni a prima richiesta? (contratti autonomi di garanzia).
Non ho trovato norme che vietino o limitino tale attività, tuttavia è stato sollevato questo dubbio e volevo sapere se qualcuno di voi ne sa di più.
grazie
alice

Anonimo ha detto...

@alice: fidejussioni o contratti autonomi? Non sono la stessa cosa. Comunque, i confidi "minori" (vecchi 106) hanno competenza limitata dalla legge quadro (Art. 13 L326/2003, comma 2: "I confidi, salvo quanto stabilito dal comma 32, svolgono esclusivamente l'attività di garanzia collettiva dei fidi e i servizi a essa connessi o strumentali, nel rispetto delle riserve di attività previste dalla legge".) Le fidejussioni non sono servizi connessi e strumentali.
In passato vigevano delle norme transitorie che davano spazio alla concessione di garanzie verso l'amministrazione finanziaria (vedi post: http://alea-smefin.blogspot.it/2011/05/la-vexata-quaestio-delle-fideiussioni.html). Oggi queste attività non sono più ammesse. C'è chi continua a proporle, basta visotare i siti di alcuni confidi 106.

alice ha detto...

Ciao Luca!
grazie per la risposta. Si tratta di fidejussioni a prima richiesta emesse da confidi su richiesta dei consociati a garanzia di obbligaizoni assunte da consociati nei confronti di terzi.
Mi hanno detto che forse sussitono limiti alla possibilità di emmetterle, ma non ho trovato riferimenti normativi ad avallo di questa tesi.

Romolo ha detto...

Una domanda banale: Secondo Voi, per un confidi, quando dovrebbe nascere la sofferenza "fuori bilancio"??
Professore, la ringrazio per tutte le riflessioni che permette in questo spazio,

Romolo ha detto...

Una domanda banale: Secondo Voi, per un confidi, quando dovrebbe nascere la sofferenza "fuori bilancio"??
Professore, la ringrazio per tutte le riflessioni che permette in questo spazio,

Sapio ha detto...

Cos'è una sofferenza fuori bilancio? Le sofferenze stanno in bilancio, cioè sopra la riga. Casomai sotto stanno i default (esposizioni di firma con sconfinamenti continuati superiori a 90 gg). Le perdite attese da questi default debbono essere coperti da adeguati accantonamenti individuali in C.Economico. Le perdite attese dalle esposizioni in bonis debbono essere coperte da accantonamenti collettivi.

Anonimo ha detto...

Penso che ci possa essere uno stato della pratica in cui la stessa è già classificata a sofferenza ma la banca non ha ancora escusso la garanzia, per cui non si è formata una posizione per cassa. Quindi si potrebbe avere una sofferenza riguardante un credito di firma.
Penso che la domanda di Romolo chiami in causa il problema dell'allineamento delle classificazioni delle esposizioni tra banca e confidi. Forse è un aspetto che sarà approfondito nella consultazione Banca d'Italia in corso sull'adeguamento degli schemi di segnalazione.

Romolo ha detto...

Quando si chiuderà la consultazione? Per una banca quando nasce una sofferenza?
Grazie.

Anonimo ha detto...

@Romolo: trova indicazioni sulla consultazione in questo post:
http://alea-smefin.blogspot.it/2013/01/banca-ditalia-consultazioni-su.html
Sul tema banche e sofferenze si guardi la normativa di vigilanza che contiene le definizioni dei diversi stati di qualità del credito