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venerdì 16 marzo 2012

Bloomberg: Il Tesoro avrebbe smontato derivati con Morgan Stanley pagando 3,4 miliardi di $

Rischia di essere una bomba la notizia (scritta da Nick Dunbar) appena diffusa da Bloomberg: in gennaio il Tesoro italiano avrebbe pagato a Morgan Stanley una compensazione di 3,4 miliardi di dollari per uscire da contratti derivati sui tassi di interesse. Pare si tratti di Interest Rate Swap e Swaptions fatti a partire da metà anni novanta. Non ho capito se sono coinvolte anche posizioni in Credit Default Swap. La notizia era già uscita in gennaio e febbraio. Il sen.Lannutti (IdV), presidente di Adusbef,  ne aveva fatto oggetto di un "Atto di Sindacato Ispettivo" (riportato sul suo  blog).
La materia è di una complessità vertiginosa, quindi prendiamo fiato prima di allestire la gogna mediatica.

Il Dipartimento del Tesoro gestisce un portafoglio di debiti enorme. Lo gestisce dinamicamente, e ha fatto molto per allungarne la durata media finanziaria sopra i 6 anni. Questo ci ha salvato dall'effetto devastante che avrebbe avuto l'impennata dello spread BTp-Bund. Per allungare la duration del debito, si è agito sia con le emissioni cash di BTP, sia con operazioni in derivati. Siccome aumentare la durata ha un costo in termini di maggiori tassi sul debito, per attenuarne l'aggravio (pare, secondo la news) il Tesoro ha venduto opzioni su tassi a lungo termine (swaptions), ovvero è andato corto sulla relativa volatilità. Nei confronti di chi? Dei big di Wall Street, where else? La stessa cosa che hanno fatto le imprese e i comuni vittima degli swap esotici.
Come fan di Nassim Taleb, seguo il principio che sul mercato delle opzioni non si deve vendere MAI volatilità quando la distribuzione del sottostante può sfarfallare, portando i prezzi (o i tassi) fuori dell'intervallo di variazione giudicato sicuro (con confidenza al 99,5%, ad esempio). Quando i prezzi vanno dove non avrebbero dovuto, la controparte che ha venduto l'opzione può perdere una fortuna.
Non so se è successo qualcosa del genere. Con la crisi del debito sovrano, la volatilità dei rendimenti sui titoli di Stato è impazzita. C'è poi il rischio base che potrebbe essere entrato facendo coperture incrociate tra gli yield italiani e quelli (trattati su mercati molto più liquidi) dei bund tedeschi, che come sapete sono andati in direzione diversa per molti mesi, prima del recente riallineamento.
La notizia a quest'ora non è stata ancora ripresa dai siti dei giornali italiani. Però mercati circola dalle 8.00 di stamattina.  E' opportuno comunicare con la massima chiarezza i motivi di questo pagamento, e l'impatto che ha avuto sulle nostre finanze pubbliche. Attualmente, secondo un'elaborazione dei regulatory filings delle banche d'investimento, l'Italia avrebbe un fair value negativo sui derivati in essere di 19,5 miliardi di dollari, che sul debito pubblico di circa 2,5 trilioni in dollari (2.500 miliardi) inciderebbe per 19,5/2500 = 0,78% [rettifico il valore di 31 miliardi di MTM negativo precedentemente riportato, perché come di evince da questa corretta ricostruzione di Seminerio, i 31 miliardi comprendono le posizioni in derivati delle maggiori banche italiane rilevate dalle recente simulazione EBA]. E' una cifra enorme, ma in termini relativi pesa in misura relativamente contenuta, e controllata. E' l'attualizzazione di guadagni/perdite attesi sul derivato fino alla sua scadenza. La posizione può aver generato un effetto economico positivo in passato, di cui non ci siamo accorti.
Queste sono soltanto congetture. Occorre vederci chiaro.

PS 19/3: Da venerdì sono usciti diversi commenti sulla stampa e in rete. Il 16/3 Milano Finanza commenta a caldo la notizia (diverse osservazioni convergono con quelle fatte nel mio post). Umberto Cherubini (collega  di Firenze grande esperto di derivati) su linkiesta.it esprime preoccupazione e chiede di vedere i contratti. Più articolato il commento di Alessandro Penati su Repubblica, che invoca trasparenza sull'esposizione marked-to-market in derivati. Entrambi stigmatizzano il benign neglect sulla notizia da parte del Sole 24 ore. Il 19/3 è uscito il commento di Gianni Credit sul sussidiario.net, che analizza gli antefatti del 1994-1998.
Notizie vere e nuove non sono uscite. Non aggiungo nulla al post, vista la delicatezza del tema.

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