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sabato 28 aprile 2012

La mia lettera a disperatimai@radio24.it

Ieri sera, dopo aver seguito il DD-Day di Radio 24 nato dall'iniziativa "Disperati mai", ho deciso di scrivere una mail come contributo alle Offerte di aiuto inviate da professionisti, psicologi e imprenditori. Vi allego il testo:

Cari Giannino e Barisoni,

insegno all'Università di Trento e studio in particolare la finanza delle Pmi e i confidi.
Apprezzo moltissimo la campagna "Disperati mai" che avete avuto il coraggio di lanciare.
La seguo assiduamente sul mio blog, dove ho aperto una pagina apposita.
Nel Radio-Day di oggi (27 aprile) avete incalzato le istituzioni e le associazioni di categoria a prendere posizione, a fare qualcosa per aiutare gli imprenditori in sofferenza. Giustissimo. Che cosa si può fare di concreto? Servono delle proposte, delle ipotesi di lavoro. Mi permetto di portare alcune idee forse utili.
Nel 2009, pochi mesi dopo lo scoppio della crisi, ho avviato a Trento il Business Point, uno sportello di primo intervento per le imprese in difficoltà finanziaria. L'esperienza, pur limitata a pochi casi, mi ha aperto gli occhi su un problema: tra i piccoli imprenditori, i più navigano al buio; non fanno controllo di gestione, men che meno pianificazione finanziaria. Questa carenza impedisce di prendere decisioni ragionate. I problemi che sorgono si affrontano in maniera tardiva, disordinata, inefficace. Quando arrivano le tensioni di cassa, è troppo tardi.
Chi dovrebbe aiutare l'imprenditore a colmare questo vuoto di competenze? I suoi consulenti, prima di tutto (commercialisti o CAF delle associazioni). E anche i confidi, che lo affiancano nei rapporti con le banche.
I soggetti ci sono, ma per una serie di frizioni c'è un vuoto di offerta enorme nella consulenza finanziaria alle Pmi. O meglio, ci sono tanti soggetti che facilitano l'accesso al credito di imprese "bancabili". Sono molto più rari gli attori che si prendono cura di accompagnare le imprese, specialmente quelle in difficoltà finanziarie. Nei primi anni del dopo crisi, tutte le azioni di aiuto (Moratoria, Fondi di garanzia) sono servite a far arrivare credito per sostenere la liquidità delle imprese. Una cura necessaria, che ha dato sollievo. Ma che non ha risolto tutti i problemi. Le imprese che affrontano in solitudine crisi conclamate e drammatiche, in realtà sono state lasciate sole dal momento in cui hanno affrontato le prime tensioni, i primi sintomi. Magari nel 2009, o nel 2010, hanno ricevuto credito, ma soltanto quello.
Prima che dello psicologo, l'imprenditore in difficoltà (quello onesto, ovviamente) ha bisogno del ragioniere, dell'analista finanziario, dell'esperto di diritto fallimentare, o di contenzioso tributario. Di professionisti che, lavorando in squadra, lo aiutino a decidere con lucidità, e umanità, che cosa è meglio fare: ristrutturarsi, diversificare, liquidare ordinatamente l'azienda.
Le risorse, pubbliche e private, per attivare servizi di questo genere ci sono. Pensiamo ai fondi europei per progetti di formazione e consulenza a favore delle Pmi. Si tratterebbe di organizzarle. Così come servirebbe organizzare meglio, riqualificare, motivare le persone che, nelle strutture associative e negli studi professionali, affrontano quotidianamente questi problemi con le aziende.
Da dieci anni cerco di sensibilizzare le organizzazioni imprenditoriali, gli ordini professionali e le banche sulla necessità di colmare questo vuoto. La vostra campagna può forse dare l'occasione per lanciare nuovamente la sfida, in maniera più persuasiva.
Per parte mia, metto a disposizione le esperienze fatte, con i miei studenti, nelle aziende seguite con lo sportello Business point o nell'ambito del corso "Laboratorio di pianificazione finanziaria". Posso aiutare a progettare un programma di formazione sulle tematiche utili a un bravo financial family doctor. Posso preparare e mettere in rete materiali, video lezioni, tutto quello che può essere utile. Con un progetto aperto, open source, al quale potrebbero alimentarsi tante iniziative locali.

Mi piacerebbe contribuire far nascere un movimento dal basso, rivolto alle persone che fanno o che possono fare. Per infondere più responsabilità e coraggio in chi le rappresenta, e può fare ancora di più.

Un cordiale saluto

Luca Erzegovesi
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8 commenti:

Sapio ha detto...

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Autoctono ha detto...

Se tutto va come penso, dall'altra parte, ma un po piu a sinistra, dello stivale, iniziero' , umilmente e con una piccola realta', a mettere nel solco le "piantine", non tutte, di Luca . Insomma un "Ortofidi" ! Il solco prima di tutto ...poi l'acqua !

Gigi ha detto...

Mi piace... open source, dal basso.

Mi sa che commercialisti, caf, consulenti, associazioni, e confidi abituati a rapporti verticali, gerarchici, closed source,rappresentanza politica, non vedranno di buon occhio queste iniziative a parte rare eccezioni: quando l'altra sera ho visto alla TV la Confartigianato di Treviso parlare di questi temi mi si è aperto il cuore. Ma tutti gli altri dove sono? Chi dà tutta la colpa alla crisi, alla finanza e alle banche in particolare dovrebbe guardare un po' in casa sua e fare qualcosa.
Il proverbio dice "chi non fa non falla", ma è ora di dire che chi non fa o non ha fatto nulla fino ad adesso falla eccome se falla.

Sapio ha detto...

Proposta nel solco di Luca: un Confidi di buona volontà condizioni la concessione di garanzie a modifiche organizzative minime del prenditore : sistema contabile, fatturazione e magazzino che si parlino fra loro. Redazione di un rendiconto di cassa (come quello che fanno le imprese più grandi). Redazione di in piano finanziario ad un anno.
Cominciamo da qui.

Anonimo ha detto...

@Gigi: Confartigianato Treviso? Sapevo di un'iniziativa ad Asolo e Montebelluna. Il Presidente Zanatta si è messo in gioco, e tanti lo hanno cercato personalmente. Penso che il movimento dal basso cominci così, con piccoli grandi passi concreti, nelle associazioni e non solo. Propongo una variante del proverbio: chi non fa è un fallone (absit iniuria verbis, e senza nessun moralismo).
@Sapio: molti confidi dicono che la loro mission è far arrivare credito alle imprese senza troppe analisi formali; io la penso diversamente, ma so che non è ancora tempo di imporre requisiti minimi alla funzione amministrazione e controllo delle micro imprese. Mi accontento che si cominci a fare qualche esperienza. Anche qui, un passo alla volta. Da persona a persona.

Anonimo ha detto...

@Autoctono: Da dove scrivi? Piemonte, Sardegna, Liguria? O più a sinistra? Facci sapere com'è il terreno, e se trovi adeguati orticoltori.

Gigi ha detto...

Sì Asolo-Montebelluna... provincia di Treviso.

Gigi ha detto...

Purtroppo i dati sono solo al 2008:

http://giustiziaincifre.istat.it/jsp/dawinci.jsp?q=pl11-0010012000&an=2008&ig=1&ct=271&id=17A