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domenica 30 settembre 2012

Brancati (MET): Giavazzi ha esagerato i benefici dei tagli agli aiuti per le imprese

Dalla newsletter MCC sono risalito a un intervento di Raffaele Brancati (MET) che a sua volta commenta le elaborazioni dello studio curato da Giavazzi (Bocconi) per il Governo Monti sul tema Analisi e Raccomandazioni sui Contributi Pubblici alle Imprese. Ecco i termini della querelle a distanza, resa attuale dall'intervento di Giorgio Squinzi (presidente di Confindustria) agli Stati generali del Nord (vedi news ASCA): Squinzi ha dato pieno appoggio alla proposta avanzata da Roberto Maroni di cancellare incentivi e sussidi per aziende decotte in cambio di una minore pressione fiscale.

Giavazzi e il suo team concludevano che gran parte degli incentivi alle imprese non si giustifica perché non corregge fallimenti del mercato in modo benefico per la collettività, e inoltre produce costi e distorsioni legati al processo di erogazione, sia dal lato delle Aministrazioni erogatrici, sia da quello delle imprese aspiranti beneficiarie. Di qui la raccomandazione di tagliare i circa 10 miliardi di aiuti in cambio di una riduzione della pressione fiscale su imprese e lavoro, che produrrebbe un impatto positivo pari all'1,5% del PIL.
Brancati ribatte a questa soluzione tranchant (letteralmente). Dai dati del bilancio dello Stato,  stima che i trasferimenti in conto corrente e in conto capitale a favore delle imprese sono attorno ai 15 miliardi, cifra sensibilmente inferiore ai 50 o 30 miliardi indicati per sentito dire dalla stampa. Gran parte di queste risorse, ricorda Brancati sulla scorta del Rapporto Giavazzi, non è però destinata al sistema produttivo privato. Detratte le somme riferite alla RAI, alle FFSS, all’ANAS, alla realizzazione di MOSE e interporti e a molte altre voci si arriva a 5 miliardi nel 2011. Sottratte le ulteriori somme che non riguardano direttamente le aziende private (solo per fare un esempio, quelle assegnate alle tante “Agenzie” pubbliche operanti) la cifra complessiva risulta prossima a quella stimata dal Met per la sola industria in 2,7 miliardi di euro in ESL per il 2010 e simile anche alle somme indicate dalla DG Concorrenza della UE.
Pertanto, secondo Brancati,  l’industria italiana (a differenza del passatom quando beneficiava anche delle svalutazioni della lira) non è riccamente sussidiata. C'è poco spazio (non più di due miliardi) per tagli riversabili in abbuoni di imposte, non più di due miliardi di euro. Non sono infatti riciclabili i fondi UE o quelli cofinanziati, che rappresentano l'alimento principale per molti programmi statali e regionali.
Brancati osserva infine che il governo non può rinunciare a intervenire direttamente sul proprio sistema produttivo. Gli errori del passato non giustificano un colpo di spugna, ma un ridisegno intelligente e rigoroso.
Ma (aggiungo io) il sistema premiante che guida gli erogatori e i beneficiari, accetterà mai un ridisegno nel segno della trasparenza e della potatura dei costi a perdere?
E tornando alla proposta di Maroni di non sprecare in aiuti alle imprese decotte: qual è il concetto di decozione? Gli aiuti ad attività in crisi, che hanno un trattamento particolare presso la Commissione Europea, sono conteggiati nel totale di Giavazzi?
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