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domenica 27 gennaio 2013

Banca Impresa Lazio: presentato il nuovo piano industriale

Banca Impresa Lazio il 21 gennaio ha presentato il suo piano industriale 2013-2015 alla Camera di commercio di Roma (vedi news).
Vediamo di ricostruire i fatti. Banca Impresa Lazio (BIL) è la banca speciale promossa dalla Regione Lazio e autorizzata da Banca d'Italia nel novembre 2005. E' nata per gestire fondi destinati a garanzie di portafoglio su prestiti alle Pmi. Dal 2010, a questa attività si è affiancata la garanzia individuale con controgaranzia del Fondo centrale.
Una visitatrice mi ha segnalato ier l'altro questo articolo da repubblica.it, riguardante Banca Impresa Lazio (BIL). L'avevo twittato.  Da lì ho appreso che tra aprile e luglio 2012, BIL ha ricevuto la visita ispettiva della Banca d'Italia. Il resoconto ispettivo del settembre 2012, riferisce il giornale, ha invitato BIL a "svolgere una profonda ricognizione dei fattori in grado di assicurare la permanenza sul mercato" anche alla luce del "continuo ridimensionamento degli obiettivi di budget prefissati". Più specificamente, 
"La costante erosione dei mezzi propri per effetto delle perdite accumulate dall'avvio dell'operatività (3,2 milioni di euro) ha ridotto il patrimonio di vigilanza (il capitale che ogni banca deve detenere per soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale,
ndr) a 6,8 milioni [...]".
Infine, [...] arriva la richiesta di un aumento di capitale per arrivare a un patrimonio di vigilanza di almeno 10 milioni di euro insieme all'elaborazione di un nuovo piano industriale.
OK, ma non è questa la notizia (tiratina d'orecchi all'amica che me l'ha trasmessa in modo di fatto fuorviante). La notizia è che BIL aveva presentato qualche giorno prima il suo nuovo piano industriale di cui riferisce questa news. Cito quanto attribuito in quella fonte alla Presidente di BIL, Donatella Visconti (miei i grassetti):
L’attività di garanzia di BIL -spiega la Visconti- si è basata sinora esclusivamente sull’impiego dei fondi pubblici affidati dalla Regione Lazio e da Roma Capitale, che continueranno a rappresentare, nel modello del nuovo piano industriale, solida base dell’attività di garanzia per le imprese del Lazio. Con il piano industriale 2013-2015 la banca prevede di attivare strumenti che consentano di ottimizzare le risorse finanziarie a disposizione. [...]
Rinnovato sostegno alla rete di gestori di piccole e medie imprese, sviluppo degli accordi con le Associazioni di Categoria ed apertura di una fase di concertazione con i Confidi del territorio per definire nuove modalità di collaborazione, creazione di un canale internet innovativo a supporto del contatto diretto con le imprese: queste le linee guida del Piano industriale presentato all’assemblea dei soci e trasmesso nello scorso dicembre alla Banca d’Italia, nel quadro delle interlocuzioni di vigilanza in corso con l’Autorità. Il Piano approvato dall’Assemblea dei Soci di dicembre è basato solo sui fondi in essere, e sull’impiego delle risorse proprie che saranno a disposizione della banca, con l’auspicio dell’affidamento di ulteriori fondi, con ciò consentendo una utile diversificazione delle azioni di sostegno allo sviluppo delle imprese del Lazio. L’Assemblea ha deliberato, in tal senso, un aumento del capitale sociale, che – nel contesto di una procedura competitiva promossa dal socio pubblico della Banca e subordinatamente al rilascio del provvedimento di accertamento previsto dalla normativa di vigilanza – consentirà anche l’apertura a nuovi soci della compagine azionaria di BIL.
BIL esiste da più di sette anni. La Regione ha creato BIL nel 2005 per rafforzare il sistema di garanzia del Lazio, storicamente meno sviluppato che in altri territori. La scelta su BIL era alternativa al rafforzamento del sistema confidi, che si presentava (ed è tuttora) molto frazionato. A Roma opera un solo confidi 107 a carattere regionale (Fidimpresa Lazio), gli altri sono confidi di secondo livello (Commerfin, Fin.Promo.Ter) o con ambito settoriale nazionale (CreditAgri e Cooperfidi Italia).
Nel momento in cui nasceva BIL, la Regione partecipava indirettamente anche a quella struttura di garanzia molto particolare che è Unionfidi Lazio. Unionfidi Lazio non è un confidi, ma una SpA "in house" che si qualifica come Società Regionale di Garanzia Fidi. E' iscritta all'elenco generale degli intermediari finanziari ex art. 106 TUB (106 "vecchio"). Come intermediario gestore di fondi regionali, eroga garanzie con controgaranzia del Fondo centrale (ricordo che in Lazio, così come in Toscana, l'accesso a FCG è riservato ai confidi e ai fondi regionali di garanzia, e precluso alle banche in "garanzia diretta").
Unionfidi (Lazio) controllata da Sviluppo Lazio, braccio operativo della Regione per le politiche di sviluppo territoriale. Sviluppo Lazio detiene anche la quota di maggioranza relativa (ma non di controllo) di BIL, dove è affiancata da quattro importanti soci bancari (Intesa SanPaolo, Unicredit, BNL e BCC di Roma).
Ricapitolando: in Lazio abbiamo un mercato della garanzia con ampi margini di sviluppo, un sistema confidi frazionato da consolidare e rilanciare, due intermediari regionali a controllo pubblico che gestiscono fondi regionali e fanno da sportello verso il Fondo centrale, in concorrenza tra loro, e in concorrenza anche con i confidi. Mi sembra una situazione molto confusa.
Questa delibera regionale del 5/12/2012 allega delle slide nelle quali si analizza il portafoglio partecipazioni della Regione Lazio alla luce delle misure prese nel luglio 2012 dal Governo Monti (art. 4 del D.L. 6 luglio 2012 n. 95, convertito, con modificazioni, in L. 7 agosto 2012, n. 135) in materia  di “Riduzioni  di spese, messa  in liquidazione e privatizzazione di società pubbliche”. Nelle slide si inquadra la posizione di Unionfidi Lazio e di Banca Impresa Lazio, e per entrambe si conclude che per la loro natura (formale per la prima, sostanziale per la seconda) di società finanziarie regionali, siano escluse dall'obbligo di privatizzazione stabilito dalla legge citata. La Giunta Regionale fa proprie queste conclusioni nella delibera citata. Ennesima conferma della legge di conservazione delle strutture create nel perimetro pubblico.
E in effetti in questa situazione intricata non si può sperare molto di più che la conservazione dello status quo. In attesa che la scure dei tagli alla spesa costringa a chiudere.
Non voglio entrare nella contesa tra strutture di garanzia che operano nel Lazio, di natura pubblica, semipubblica, associativa e privata. Mi avvilisce trovare, con piccole variazioni, la situazione che c'era sette anni fa. E' paradossale.
Con BIL si è creata una struttura professionale capace di originare e gestire garanzie di portafoglio. C'è voluto molto lavoro e si sono investiti parecchi soldi. Adesso quella struttura c'è, ma ha lavorato poco perché la domanda "praticabile" di quel tipo di interventi è stata inferiore alle attese. Ora il Fondo centrale vuole introdurre le garanzie di portafoglio (vedi commento a questo post), segno che il prodotto potrebbe tornare in auge (sebbene rimanga l'effetto spiazzante delle più semplici e generose garanzie del Fondo centrale con ponderazione zero). Ci potrebbe essere grande bisogno delle competenze sviluppate in BIL, ma come fare a metterle a fattor comune fuori della regione Lazio? Quante barriere si frappongono!
Ci sono troppi contenitori, e poca volontà di fare cose che funzionino e rimangano nel tempo. Faccio una facile previsione: se la situazione rimane questa, di entropia crescente, tra qualche anno  non ci sarà più nessuna struttura di garanzia sostenuta da fondi pubblici. E non solo in Lazio.
Rappresentanti delle imprese e decisori politici, svegliatevi! Non chiedetemi cosa fare, a chi dire di sì, o di no. E' compito vostro. Ma non abdicate alla ragionevolezza.

PS: La copertura giornalistica del "nostro" settore della garanzia e dei confidi lascia molto a desiderare. Capita di leggere taglia e incolla di comunicati istituzionali, o articoletti di pseudo-inchiesta (come quello citato all'inizio del post) che in realtà sono bussolotti sparati con la cerbottana da soggetti concorrenti. La situazione del credito alle Pmi è grave, e tutti lo sottolineano giustamente. Ma proprio per questo ha bisogno di una sforzo aggiuntivo di ricerca e di indipendenza di giudizio anche da parte dei media.

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15 commenti:

Report RAI 3 dove sei? ha detto...

BIL: bilancio 2011: 12 dipendenti

Compenso CdA 204mila Euro -
Compenso Collegio Sindacale - 86mila Euro
Compenso Dirigenti - 556 mila Euro

Quando ripuliremo l'Italia ed il Lazio da queste vergogne???

Anonimo ha detto...

I compensi si possono ridurre, e penso che lo si farà prima o poi, in BIL e in altre strutture pubbliche e non. Più difficile sanare la sovrapposizione tra soggetti e la vaghezza del modello di business.

Sapio ha detto...

Che significa "L’Assemblea ha deliberato, in tal senso, un aumento del capitale sociale, che – nel contesto di una procedura competitiva promossa dal socio pubblico della Banca ..."? Che vuol dire procedura competitiva?

Anonimo ha detto...

@sapio: relata refero

Sapio ha detto...

Riporto notizie giornalistiche: la Regione starebbe pensando ad una fusione fra BIL, Unionfidi, Sviluppo Lazio e Bic Lazio.

Anonimo ha detto...

Un barlume di sinergia... Aspettiamo le altre... ( e gli altri confidi ....)

Sapio ha detto...

Altri piccoli 106 della regione Lazio si sono trasformati in braccia commerciali del Confidi baricentrico di Coopofidi. Portano operazioni e condividono un po' di commissione e di rischio (10%). Qualcosa si muove.

Anonimo ha detto...

http://www.ch.camcom.it/uploaded/generale/Servizi/MISE2011%20/Invito%20programma%20Confidi%20in%20rete%20-%20vers%207%20marzo%202013.pdf se può essere utile

Anonimo ha detto...

mi sono trovato in questo blog per caso ma leggendo i precedenti post sono dell'avviso che delle questioni laziali ne sappiate poco.
Nel 2005 con un vero copia e incolla durato 2 anni, un ex consigliere di amministrazione di Unionfidi Lazio grazie all'appoggio di una certa politica regionale del lazio che tanto si adopera per incasinare l'incasinabile, crea BIL.
Inizialmente la sua mission era quella della cartolarizzazione e non di garanzie.
Dopo due anni, fallito quell'obiettivo prima con Marrazzo poi con la Polverini, si vira mission e si incomincia ad affidare fondi di garanzia a BIL.
L'assurdo è che tali fondi in presenza di una società in house come Unionfidi Lazio non potevano essere affidati a BIL senza una gara (BIL è 40% di Sviluppo lazio e il resto ripartito tra Unicredit BCC di Roma e Intesa) tanto da ricevere numerosi avvertimenti da parte della Comunità Europea tra l'assordante silenzio dei conidi del territorio che avrebbero potuto partecipare, se fosse stata indetta tale gara.
Il massimo si ebbe quando dopo avere brillantemente gestito la misura Docup 2005 per i fondi europei, a Unionfidi Lazio (tanto che la stessa BEI conosce benissimo Unionfidi Lazio) i successivi vennero affidati (anche quelli senza gara) a BIL.
Indovinate dopo pochi anni a chi furono ridati rimodulati e faticosamente riprogettati ???
Il problema di BIl è che nel copia e incolla fatto all'epoca le professionalità sono rimaste in Unionfidi Lazio e l'ex consigliere oggi direttore ha preso tutto tranne quello che serviva veramente.
Ora siccome i confidi del lazio hanno problemi con il loro 107 e per la ricapitalizzare hanno bisogno dell'affido dei fondi regionali da mettere a patrimonio ha due problemi BIL e Unionfidi Lazio.
Banca d'Italia e due delle tre banche che assieme alla Regione Lazio ne sono proprietarie hanno chiesto la chiusura di BIL vista la sua inutilità manifestata in 8 anni di non lavoro.
Manovre politiche (le voci che parlano di accorpamento ne sono una prova) sicuramente silureranno Unionfidi Lazio società in house della Regione Lazio che dalla sua creazione ha favorito l'acceso al credito a più di 80.000 imprese laziali.
Ma si sà l'Italia così funziona

Anonimo ha detto...

Nei confronti della BIL Visco ha scritto parole di fuoco e c'è un buco di quasi 6 milioni di Euro tanto che sono stati costretti a passarlo a 107 per non dover chiudere e ammettere il fallimento di un disegno (che di fatto è fallito).
Mi scusi, alla luce di quanto sopra le tanto celebrate professionalità che Lei cita nel suo articolo, dove avrebbero dimostrato la loro valenza ?? Poi se andiamo a vedere le professionalità sono tutti esterne, consulenti e non dipendenti ...... ma di che stiamo parlando !!!

Anonimo ha detto...

Ma poi nella BIL la quota di proprietà regionale è di minoranza ..... ma come si può parlare di società pubblica !!!
Ce ne vuole di coraggio

Anonimo ha detto...

Caro amico (o amica), i commenti al blog non sono l'ideale per aprire un contraddittorio sulle vicende laziali, quanto mai complicate. E' una delle situazioni regionali più complicate che (non) conosco.
Ho seguito, come è noto, il progetto BIL fino all'avvio dell'operatività della banca sul fronte originario delle cartolarizzazioni. I problemi emersi dopo dipendono dall'impraticabilità di quel modello negli anni successivi, che ha determinato una cronica mancanza di operatività caratteristica e di ricavi.
Sulle persone sarebbe il caso di non trinciare giudizi per sostenere posizioni di parte. Non ho elementi per dire bene o male del personale di Unionfidi Lazio (so che hanno collaborato con questa struttura colleghe di UniRoma - La Sapienza che conosco e sono brave, ma anche qui parliamo di consulenti). I dirigenti e responsabili di funzione di BIL li ho conosciuti personalmente nei mesi di avvio dell'attività: confermo che sono persone validissime. Sul fatto che abbiano generato costi che gravano su un conto economico povero di ricavi è un altro discorso, non imputabile alla professionalità delle persone.
Chiaramente c'è bisogno di una razionalizzazione dei veicoli della regione Lazio impegnati sul fronte delle politiche di sostegno del credito alle Pmi. La costituzione di Unionfidi Lazio e, successivamente, di BIL può aver risposto a istanze particolari, Sulle queste non entro per mancanza di informazioni (e di curiosità). Ogni regione ha le sue storie particolari, poche brillano per linearità ed efficacia delle politiche di sostegno al credito e ai confidi. Penso che il caso laziale vada letto considerando il ritardo con cui i confidi locali hanno intrapreso un percorso di rafforzamento. Che non avrebbe necessariamente risolto i problemi.
Comunque, se vuole approfittare di questo spazio per proclamare a gran voce Viva Unionfidi Lazio, Abbasso BIL, con il condimento delle "parole di fuoco di Visco" (se uno vuole usare parole di fuoco fa l'attore di sceneggiata napoletana, non l'ispettore di Vigilanza) e di frasi di rito ("Di che stiamo parlando?"), faccia pure. Non si meravigli di non vederle subito in linea: il filtro antispam di Blogger le ha bloccate, avendo captato il lessico animoso e di parte. Ho dovuto ripescarle.
Cercate di abbassare i toni, a Roma e dintorni, per cercare delle soluzioni. La riorganizzazione dei veicoli di intervento pubblico, a livello centrale, regionale e locale, è una delle partite su cui si gioca il destino del nostro paese. Le posizioni di difesa di ogni singolo veicolo per prendere tempo o per prevalere sui "competitor" pubblici, semi-pubblici, associativi e for profit alla lunga è suicida. Senza rimettersi in discussione non c'è possibilità di fare passi avanti.

Anonimo ha detto...

al di la del tono e i temi da Lei rilevati nei miei precedenti interventi, di cui mi rammarico e scuso, penso che la migliore risposta sia quella data dalla stessa Regione Lazio a margine della trasformazione della stessa BIL in 107 controllato che a mio avviso, risultano come una bocciatura dell'intero management della struttura.
Dice infatti il neo assessore allo Sviluppo economico e Attività produttive Guido Fabiani.
"Una riforma voluta per rispondere ai pesanti rilievi sollevati nei mesi scorsi dalla Banca d'Italia e per superare l'oggettiva fragilità giuridica e patrimoniale della struttura che dal 2007 ad oggi ha accumulato perdite per oltre € 4 mln, mantenendo un livello di operatività al di sotto delle aspettative e di gran lunga inferiore a quanto garantito da altre strutture operanti nella nostra Regione". Per fare un esempio, nel 2012 Eurofidi (Confidi piemontese) ha avuto un'operatività sul Fondo Centrale di Garanzia relativa ad imprese laziali di circa sei volte maggiore di quanto fatto da BIL nello stesso periodo."
Se ci mettia pure la relazione della Gran Thorton sulle attività 2012, non vedo come sia possibile, seppure con amicizia diferndere la società.
Tutto il resto è sterile dialettica

Anonimo ha detto...

Giusto, per chiudere la sterile dialettica iniziata da Lei, speriamo che la Regione Lazio trovi la giusta ricetta per far funzionare al meglio i suoi intermediari di garanzia, e per far crescere il sistema confidi. Nei tempi in cui ero più vicino a Roma, ricordo una situazione molto conflittuale e faziosa, spero che sia migliorata da allora, ma dal tono con cui è stata affrontata la vicenda BIL ne dubito. Magari alla fine la Regione si affiderà ad Eurofidi, che è tanto bravo a originare operazioni, come dice anche l'assessore citato.
Tengo però a ribadire, e non per amicizia, che le persone che ho conosciuto in BIL, dirigenti e quadri, sono professionisti di valore. Serve fortuna per far navigare un intermediario mission oriented prendendo bene i venti della politica regionale e del mercato del credito a cavallo della crisi post 2008. Neanche Paul Cayard ci sarebbe riuscito.

Anonimo ha detto...

Finchè Eurofidi sarà un server degli istituti bancari vedo difficile che qualunque altro confidi possa fare meglio....