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mercoledì 13 marzo 2013

Da Unicredit e FEI Ampiacredito (il 1° con Federconfidi), una tranched cover per liberare patrimonio

Oggi è stata annunciata sui media l'operazione Ampiacredito, promossa da Unicredit Banca con il FEI. L'idea risale al programma Unicredit per l'Italia (vedi post del maggio 2012).
La prima applicazione è stata studiata con Federconfidi, e interessa 16 confidi. Qui il relativo comunicato stampa.
L’iniziativa si realizza tramite la tecnica della tranched cover. In pratica, si parte da un portafoglio di finanziamenti già erogati dalla Banca e già garantiti dai Confidi con garanzie personali (o comunque non cappate). Nello specifico, il portafoglio è di 68 milioni di finanziamenti, coperti mediamente al 50% dai confidi.
E' nella pipeline un'operazione analoga con Federascomfidi, riguarderà un portafoglio di 70 milioni circa assistito da garanzie di 13 confidi di area Confcommercio.
Con Ampiacredito si estinguono le garanzie personali in essere sostituendole con un deposito in contanti che è il corrispettivo della sottoscrizione di tranche di rischio di prima e seconda perdita. Il rischio senior (per perdite eccedenti il suddetto cash collateral) rimane a carico di Unicredit.
Tale deposito monetario è costituito per circa il 50% dai Confidi, per la copertura delle prime perdite, e dal FEI per la parte restante, che ha rango mezzanine. In tutto le tranche subordinate pesano per il 5% del valore del portafoglio.  La strutturazione della tranched cover è curata dall’area Finanza della Banca.
L'operazione è interessante per diversi motivi:
  • mette a fattor comune risorse di diversa  provenienza, ovvero 
    • fondi interni dei confidi (coperti da patrimonio o fondi rischi a destinazione specifica, anche fuori bilancio, presumo, se l'ente pubblico lo consente);
    • risorse del FEI (fondi CIP, e questa è la prima cartolarizzazione fatta su tale programma, ha sottolineato Alessandro Tappi del FEI in conferenza stampa);
    • integrazione con risorse del fondo interconsortile IGI di area Federconfidi, un buon modo di spendere i soldi accumulati in questo salvadanaio alimentato dalla contribuzione annua obbligatoria dello 0,5 per mille delle garanzie da parte dei confidi soci.
  • scarica rischi in essere e, nel caso dei 107, libera patrimonio di vigilanza (pari al 6% a meno che si tratti di portafogli retail che assorbono il 4,5%, peraltro non tutti i confidi 107 li segnalano come tali);
  • ancora più importante è la liberazione di capitale interno, ovvero commisurato al rischio potenziale dei portafogli, che è ben superiore nello scenari di oggi al 4,5 o 6 per cento; i confidi potranno destinare la differenza tra il patrimonio liberato e quello assorbito dal cash collateral (il 2,5% circa) al supporto di nuove garanzie, cappate o personali;
  • Unicredit gode di una risk mitigation, in quanto banca AIRB a fini di Basilea, grazie alla gestione del rischio senior trattenuto con il regime delle cartolarizzazioni / supervisory formula. La risk mitigation non avrebbe più funzionato sulle pre-esistenti garanzie confidi, che oggi ponderano al 100% (specie dopo che anche per Fitch il rischio Italia è BBB+); se i portafogli hanno rating medio accettabile e sono ben frazionati, una subordinazione del 5% può portare con gli attuali coefficienti SF a dei pesi molto vantaggiosi, fin tanto che il cash collateral non è consumato dalle perdite.
Pietro Mulatero, Presidente di Federconfidi, ha sottolineato che ...
... l’operazione, così come descritta, comporta una radicale trasformazione e modernizzazione della logica della assunzione della garanzia. Non più una sorta di “scarica barile” fra obbligato, finanziatore e garanti dei vari livelli; piuttosto una redistribuzione per quote del rischio assunto.
E la chiave di volta dell'intervento è proprio la cappatura del rischio del confidi, che (col senno di poi) sarebbe stato prudente adottare per molte esposizioni assunte prima o subito dopo lo scoppio della crisi del 2008. Se vogliamo, Ampiacredito è anche Riducicontenzioso (tra banche e confidi), in quanto evita ex ante la formazione di potenziali richieste di intervento non sostenibili, che avrebbero potuto sfociare in accordi a saldo e stralcio.
I confidi potranno recuperare margini sulle nuove operazioni consentite dalla liberazione di capitale. Non è scontato che ci sia una domanda nuove garanzie con un buon connubio rendimento/ rischio, ma almeno Ampiacredito consente di ricaricare le batterie per andarle a cercare.
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19 commenti:

Gigi ha detto...

Era ora: una operazione win-win, per tutti i soggetti coinvolti.

Viene da chiedersi come mai siamo arrivati a questo solo nel 2013.

pasquino ha detto...

Una precisazione: non è la prima operazione di questo tipo messa in campo da Unicredit. Ne è già stata fatta una con Fedart:
- peccato che i tempi siano lunghissimi (ormai sono oltre 10 mesi dall'inizio e non si vede ancora la fine);
- peccato che vengano scelte solo operazioni in bonis;
- peccato che sia solo una banca a proporle, ma se fossero di più, in carico ai Confidi resterebbero solo le operazioni deteriorate!
Non è proprio tutto oro quel che luccica, c'è anche la pirite!

pasquinata ha detto...

caro pasquino, se ho capito l'operazione i confidi si liberano del rischio pagando solo un 2,50%(sui finanziamenti) che poi si riduce ancora con l'intervento di IGI (eureka, una federazione attiva!!). Per qualcuno che abbia un minima percezione del rischio reale questa è manna, prima che arrivi Bankitalia ad insegnarti come devono essere fatti gli accantonamenti e sospenderti l'attività! Ma piuttosto, Professore, il Fondo Centrale non potrebbe essere coinvolto per creare un intervento di sistema? Qui servono fatti, il tempo delle parole (peccato...peccato...) is over.

gianni ha detto...

senza il FEI questa operazione non starebbe in piedi, per cui il fatto rilevante è che siano riusciti a coinvolgerlo. Dopo di che è evidente che se il FEI si accolla una parte del rischio, i confidi si liberano del proprio pagando a sconto.Mi pare quasi banale. Ma il FEI, piuttosto, interviene gratis o il costo viene scaricato su qualcuno??

Anonimo ha detto...

@pasquino: dell'operazione con Fedart avevo inteso nel maggio 2012 alla presentazione di Unicredit per l'Italia, poi non avevo più intercettato notizie; mi fa piacere che sia già avviata, strano che non sia ancora confezionata dopo 10 mesi, trattandosi di intervento su portafogli esistenti. Immagino il motivo: mutualizzare un rischio multiconfidi, dato che non penso che Unicredit faccia tanti portafogli segregati quanti sono i confidi aderenti, la granularità di ciascuno andrebbe a farsi benedire e con essa i benefici di risk mitigation della supervisory formula; dico bene?
Sul fatto che non entrino operazioni problematiche, mi pare ovvio, la tranched cover è come un acquisto di cassette di frutta in cui il cedente si prende il rischio del primo 5% di mele marce. Se le mele sono già marcescenti, nessuno compra la cassetta;

@pasquinata: guardi che l'intenzione di generalizzare l'uso della tranched c'è già, stiamo aspettando il decreto che le attiva sul Fondo centrale, vedi post:
http://alea-smefin.blogspot.it/2013/02/fondo-centrale-pmi-decreto-sulle.html

Sapio ha detto...

Non è un’operazione win win perché non esistono pasti gratis. Leggete quello che scrive Luca: “ancora più importante è la liberazione di capitale interno, ovvero commisurato al rischio potenziale dei portafogli, che è ben superiore nello scenari di oggi al 4,5 o 6 per cento”. Questa differenza verrà pagata dalla banca. Spero che lo abbia capito. Non ne sono sicuro. Poi Luca prosegue “se i portafogli hanno rating medio accettabile e sono ben frazionati, una subordinazione del 5% può portare con gli attuali coefficienti SF a dei pesi molto vantaggiosi, fin tanto che il cash collateral non è consumato dalle perdite”. E dopo che succede?
Il commento di Pasquino che precede mi fa capire che la banca si sta difendendo con l’ammissione all’operazione solo dei 90enni accompagnati dai genitori.

pasquino ha detto...

Certo che libero patrimonio (sulle garanzie in bonis), ma peggioro il portafoglio delle garanzie in essere! Ognuno faccia le sue valutazioni. Caro Prof. sono d'accordo che dovendo scegliere, non scelgo certo le mele marce però potrei inserire anche qualche mela solo leggermente bacata. E 10/12 mesi, pur con le giuste considerazioni fatte, sono francamente troppi!,

Anonimo ha detto...

I ritardi nei tempi di esecuzione sono una piaga che affligge l'Italia intera, fatta eccezione per le imprese che esportano (là i tempi sono imposti da una concorrenza feroce). Si tratta di capire perché ci sono stati degli intoppi in questo caso specifico. Io penso che sia dovuto alla novità della struttura tecnica, e al fatto che molti ne hanno sovrastimato i benefici (illusione del free lunch) o sottostimato la complessità, anche contabile e di vigilanza.

Roberto Cappelloni ha detto...

Post, come sempre molto interessante, altrettanto i commenti, che però girano intorno al problema: valutazioni si possono fare solo sapendo il costo preciso per i confidi (2,5% dei finanziamenti o delle garanzie?) e il costo che si accolla il FEI (al netto della commissione che Unicredit paga per il serivizio). La collaborazione tra i soggetti è certamente un valore intrinseco dell'operazione.

Anonimo ha detto...

Alcune considerazioni percepite da informazioni sparse qua e là se magari qualcuno della banca o dei confidi partecipanti/non partecipanti che legge il blog può confermare
@Pasquino:
Affermazione 1:sembra che l'operazione Fedart sia in attesa di ok dalla federazione e dai suoi confidi da inzio dicembre. Inoltre l'ammontare rischiesto pare sia più basso di quanto richiesto alle altre federazioni per la granularità del portafoglio, molto più grande. Pare di capire che le motivazioni non siano "di convenienza" (almeno di ipotizzare che altre federazioni siano composte da incompetenti) ma "politiche"...del resto siamo in Italia.
Affermazione 2: come sostenuto dal prof mettere dentro operazioni deteriorate non è nello spirito della tranched cover che mira ad ottimizzare il patrimonio dei singoli confidi e non a fare pulizia di bilancio (quella è una altra operazione).
Affermazione 3: se fossero tutte le banche a proporle parte del capitale liberato potrebbe essere messo al servizio del ptf deteriorato.
@ Gianni: pare che il costo del FEI (fondi pubblici europei, vedi comunicato stampa FEI) lo paghi la banca, così come tutte le spese collegate (legali).

@ Sapio: l'operazione è per dare ossigeno ai confidi, almeno quelli che hanno capito la situazione in cui si trova l'Italia (Fedart mi dicono pare non l'abbia capito).
Se il cash finisce le perdite sono a carico della banca..ma a detta dei confidi non dovrebbe succedere perchè come dice pasquino la banca ha preso le esposizioni in bonis ( ai posteri l'ardua sentenza...)

Che i più informati ci confermino/illuminino su quanto sopra.

Anonimo ha detto...

Ad integrazione di quanto detto da Pasquino, una delle condizioni imposte da Unicredit sull'operazione proposta non era solo quella di avere mele sane, ma mele sane e selezionate. Mi spiego: non tutte le operazioni in essere in bonis sono ammesse, ma solo quelle scelte dalla banca. Analizzando l'elenco degli "ammissibili" ci siamo accorti che lo standing delle imprese ammesse è elevato, tanto da determinare una PD reale nettamente più bassa rispetto a quella "nominale" del portafogli.
Grattando un po'abbiamo scoperto che non era proprio oro 750 kt....

Anonimo ha detto...

... e qui torna in campo la supervisory formula di Basilea: l'effetto di risk mitigation dipende dalla PD media delle esposizioni messe nell portafoglio "tranchato"! Con PD basse e alta granularità il peso peri il rischio può scendere molto sotto il 20% delle garanzie personali confidi (prima che il downgrading dell'Italia le facesse scivolare giù).
Però, amici dei confidi, tutte 'ste cose sono scritte nelle istruzioni di vigilanza, e ci ho scritto un paper nel 2007 (quasi sei anni fa). C'era tempo per metabolizzarle.
Perché la maggioranza degli astanti a queste discussioni cade sempre dal pero sui punti tecnici?

Sapio ha detto...

Tranched per 90enni accompagnati dai genitori. Come volevasi etc..

Anonimo ha detto...

Nessuno pensa all'azione assicurativa... Alcune delle mele sane della cassetta diventeranno marce. Quante saranno? La banca fa le sue valutazioni (e chi può dire che non è corretto?); il confidi deve fare le sue (valutando la velocità di deterioramento del proprio portafoglio). Soltanto allora, solo allora, si saprà se la tranched era per 90enni accompagnati o magari anche per qualcuno in più... L'unica cosa certa oggi è che se non si sviluppa una cultura del rischio nuova che comprenda anche questo genere di operazioni, beh siamo sicuri di non avere vie d'uscita. Merito a Unicredit di provarci, e di farlo con i confidi. Ai confidi, come noto, è richiesto un cambio di passo. Beppe

Roberto ha detto...

L'operazione ha previsto due livelli di verifica della qualità del portafoglio conferito, una da parte Unicredit ed una seconda da parte FEI che trattandosi di rischio Italia...
Circa i tempi: i fondi ex CIP sono presso la Commissione europea e la modalità operativa tranched non era normata per cui...
Chi volesse emulare ora un po' di strada spianata se la trova... Un caro saluto. Roberto

Anonimo ha detto...

I risb del portafoglio garanzie "liberato"?

Gigi ha detto...

@Sapio: d'accordo. Pasti gratis non ne esistono. A sbafo sì però. Intendevo dire win per i confidi e win per la banca. Poi paga pantalone, ovvero il FEI.
Chissà se avrebbero fatto l'operazione se fosse stata pagata dagli interessati.
Nulla si crea e nulla si distrugge, per cui il rischio non sparisce ma si trasforma. L'importante è capire dove va. Nei subprime l'abbiamo capito troppo tardi.

Anonimo ha detto...

@Gigi: a dire il vero direi win soprattutto per i confidi (quelli che l'hanno capito almeno).
Il Fei non paga, semmai la commissione europea, i fondi sono CIP.
E inoltre pare che già il FEI paghi abbastanza con l'assicurazione che rilascia ai confidi sulle prime perdite.

roberto ha detto...

Egregio Professore, Le confermo che è stata perfezionata anche la seconda operazione della specie in collaborazione con FederAscom Fidi ( FEI sempre sulla mezzanina).
In questo caso i Confidi partecipanti sono 13, operanti in 8 Regioni, per un portafoglio di 1.508 finanziamenti conferiti pari ad un ctv. di ca. 71 mil€. Un cordiale saluto. Roberto Remondi