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mercoledì 24 aprile 2013

Fondo centrale di garanzia: commento alle proposte dei Saggi del Presidente

Con qualche giorno di ritardo sulla pubblicazione, vi riporto il passaggio della Relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea , sul punto  Fare arrivare il credito alle piccole e medie imprese (pag. 26). La proposta è quella di rifinanziare massicciamente il Fondo centrale, e di allentare i requisiti di ammissione per ampliare la platea di imprese ammissibili, monitorando l'effettivo trasferimento del beneficio di costo del rischio sulle imprese finanziate. Ecco il testo redatto dai Saggi:

Da quando, cinque anni fa, è iniziata la crisi le imprese, soprattutto quelle di media, piccola e micro dimensione, hanno avuto ricorrenti, e dal 2012 crescenti, problemi di accesso al credito bancario. La questione è affrontata anche dall’Unione europea attraverso appositi strumenti di cui è importante fruire. Parallelamente, le banche italiane hanno un problema di adeguatezza del capitale rispetto ai crescenti rischi di credito: esse devono, dunque, necessariamente aumentare la loro selettività nella concessione dei prestiti.
Le piccole e medie imprese (PMI) possono contare sullo strumento del Fondo Centrale di Garanzia (FCG), che presta garanzie su crediti bancari a PMI sane (ritenute tali dal Fondo medesimo sulla base di criteri fondati sull’analisi dei loro bilanci) per poco più di metà del totale del prestito. La parte garantita dei crediti delle banche non impegna il loro patrimonio, “liberandolo” per altri crediti. Nel 2012 sono state accolte dal FCG più di 60.000 domande, per un volume complessivo di finanziamenti di 8,2 miliardi. La dotazione del Fondo è stata accresciuta a più riprese, l’ultima volta di 0,4 miliardi annui per il periodo 2012-14; ampliando altresì la platea delle aziende beneficiarie (includendo artigiani e imprese di trasporto). Tuttavia, il ruolo del FCG può ancora rafforzarsi, consentendo di allentare il vincolo del razionamento del credito bancario. A questo punta la proposta che segue.
Aumentare l’operatività del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI
Fatta salva una verifica di compatibilità con le regole UE sugli aiuti di Stato, si propone un aumento della dotazione del Fondo di 2 miliardi, che potrebbe consentire maggiori finanziamenti alle PMI per oltre 30 miliardi, senza incidere significativamente sui conti pubblici nel biennio 2013-2014. Lo stanziamento di fondi pubblici a favore del FCG transita nel disavanzo (indebitamento netto) della pubblica amministrazione solo nel momento in cui la garanzia viene effettivamente escussa.
Ipotizzando tassi di insolvenza sui prestiti bancari alle imprese vicini a quelli molto elevati registrati nella seconda parte del 2012 (4,0 per cento), dati i tempi necessari alle istruttorie e i ritardi con cui si manifestano le insolvenze, è ragionevole stimare che non vi sarebbero oneri per le finanze pubbliche nel 2013, mentre nel 2014 la spesa potrebbe essere dell’ordine di soli 0,2 miliardi.
L’efficacia dell’intervento potrebbe essere ulteriormente aumentata consentendo al FCG di allentare i criteri di accettabilità delle imprese su cui estendere la propria garanzia, tenendo conto del fatto che, con due gravi recessioni in cinque anni, i benchmark di bilancio che consentono di definire “sana” un’azienda non possono essere più quelli tipici di una fase ciclica espansiva.
Peraltro, il FCG andrebbe peraltro dotato del potere di controllare che il beneficio della garanzia sia effettivamente trasferito alle imprese in termini di maggiore credito erogato o di minori tassi di interesse.
La proposta dei Saggi riprende le istanze formulate dai maggiori utilizzatori del Fondo centrale (ad esempio quanto rappresentato dal dott. Gaido di Eurofidi al convegno Confires di Firenze, vedi slide e video), e si pongono in continuità con il naturale e importante sviluppo che ha caratterizzato questo strumento dal 2009 (vedi intervento del Presidente del Comitato di gestione dott.ssa Bugno allo stesso Convegno, anche qui con slide e video).
La filosofia della proposta è forse il massimo che oggi l'Italia può permettersi: come nel caso dei pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione, c'è l'urgenza di dare una boccata di ossigeno alle imprese gestendo tatticamente gli impatti sul deficit di bilancio aggirando (di fatto) il limite deficit/PIL del 3% che sul piano formale si vuole rimarcare come invalicabile. Naturalmente supportare 30 miliardi di nuovi finanziamenti con le quote di copertura attuali potrebbe significare perdite spesate sui conti pubblici nell'ordine di qualche miliardo nei prossimi anni, e ci saranno poi le perdite emergenti sugli 8 miliardi oggi in essere.
Il testo citato parla di un possibile problema di aiuti di Stato, che penso non sorge nei riguardi delle imprese (si applica da tempo il c.d. "Metodo nazionale", che eventualmente deve essere aggiornato nei parametri di perdita sui quali viene calcolata la ESL), ma piuttosto per il fatto che un intervento potenziato ed esteso a Pmi più fragili potrebbe essere configurato come un aiuto a imprese in situazione di crisi, o come aiuto alle banche che hanno in essere posizioni incagliate nei loro confronti.
Non sarò certo io a dire che non bisogna portare ossigeno alle imprese. Però lasciatemi insistere sull'urgenza di qualificare e potenziare le unità di pronto soccorso alle quali le imprese si rivolgono per attingere all'ossigeno, e possibilmente trasformarle in unità di cura, igiene e profilassi. Se lo strumento Fondo si espandesse come un gas che occupa tutto lo spazio immediatamente circostante, ci troveremmo tra 2-3 anni a gestire un altra fabbrica di ritardati pagamenti della PA, avendo nel frattempo perpetuato prassi superficiali di assistenza finanziaria alle imprese, pagando profumatamente gli intermediari (banche, confidi e loro reti agenziali) per un servizio di mera mediazione commerciale e procedurale.
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14 commenti:

Anonimo ha detto...

Le Associazioni di Rappresentanza delle Imprese continuano a dire di rafforazare i Confidi, i Saggi rispondono di potenziare il Fondo Centrale di Garanzia per favorire le Imprese.....qualcuno può dire agli interlocutori di sintonizzarsi sulla stessa frequenza!!!!!!! L'Italia è un Paese strano......

Sapio ha detto...

Ho un dubbio su questa affermazione "Lo stanziamento di fondi pubblici a favore del FCG transita nel disavanzo (indebitamento netto) della pubblica amministrazione solo nel momento in cui la garanzia viene effettivamente escussa."
Che ne pensate?

Sergio ha detto...

Il documento dei saggi denota solo superficialità e poca competenza: quando saranno formalizzati i pochi concetti ben confusi espressi, capiremo se ancora una volta la lobby delle banche (ed alcuni amici a Roma) vincerà e si papperanno tutto oppure se si vogliono aiutare le imprese e si proverà a fare le cose in maniera seria.

Anonimo ha detto...

@Sapio: mi pare che la Ragioneria dello Stato faccia come dice il documento dei saggi, la garanzia del Fondo, sia quella spesata sulla dotazione, sia l'eventuale intervento di ultima istanza, sono "spesati" per cassa. E' contrario alla regola generale dell'EUROSTAT sulla valutazione delle garanzie emesse (che andrebbero censite al fair value), ma tant'è, a quanto mi risulta.

Anonimo ha detto...

@Sergio: è il dramma del governo tecnico precedente e del futuro possibile governo di larghe intese. Manca un soggetto politico forte, con un programma definito; si agisce in un clima di emergenza, sotto la pressione di media e opinione pubblica entrambi molto reattivi. Passano quindi provvedimenti semplici, la cui formulazione e attuazione è in gran parte delegata alla tecnostruttura ministeriale e alle lobby (absit iniuria verbis) che con la stessa dialogano assiduamente.
Ci vorrebbe un Movimento con la testa sulle spalle che facesse sentire la sua voce, anche clamorosamente (come fanno altri movimenti), ma porti proposte ragionevoli e attuabili. Un simile soggetto si scontrerebbe comunque con la macchina burocratica e i suoi anticorpi che si scatenano quando si introducono dei cambiamenti.

pasquino ha detto...

"... potrebbe consentire maggiori finanziamenti alle PMI per oltre 30 miliardi ..." il che per le banche vorrebbe dire 24 miliardi di minori accantonamenti e conseguentemente maggiori possibilità operative. Se quei 30 miliardi passassero tramite i confidi le banche avrebbero un beneficio di minori accantonamenti di 19 miliardi! Secondo voi cosa faranno le banche? Mentre Assoconfidi continua a discutere ancora su cosa farà da grande. L'Italia è davvero un Paese molto strano ....

Sapio ha detto...

@Pasquino: manca qualche virgola nel tuo conteggio!

Anonimo ha detto...

In merito alle imprese con posizioni incagliate, se l'intervento in richiesta non risolve il problema in toto, le medesime non possono accedere al FCGPMI perchè la normativa vigente evidenzia in modo inequivocabile che le PMI beneficiarie devono essere economicamente e finanziariamente sane per poter beneficiare della garanzia/controgaranzia pubblica. Non per nulla MCC richiede sui consolidi diretti Banca la certificazione di una CR pulita. Lo strumento alternativo è dato dagli appositi fondi di prevenzione del fenomeno dell'usura (art. 15 l. 108/1996).
In istruttoria sul Fondo Centrale provate a segnalare pregiudizievoli aperti sulla posizione in istruttoria e poi verificate se ottenere il loro intervento....

Anonimo ha detto...

Intendevo incagliate in senso lato, non secondo i criteri delle segnalazioni
Inoltre ipotizzavo l'allentamento dei criteri di accettazione del Fondo
Queste ipotesi opinabili porterebbero a prevedere un aumento del tasso di default del portafoglio del Fondo

Anonimo ha detto...

Ma si finanziamo pure i falliti.
1) ma i soldi chi li tira fuori?
2) e le banche che fanno concedono credito?
Per me è solo fumo!

Anonimo ha detto...

Che vuol dire incagliate in senso lato? Se andiamo sulle interpretazioni autentiche ci perdiamo. I soggetti accreditati a certificare il merito creditizio delle PMI sul Fondo devono attestarne la "sana e robusta costituzione". Chi ha invece problemi o ricorre all'FSA (108/1996) o rimane fuori dall'orbita del loro intervento.

Anonimo ha detto...

Certo che dalla lettura dei bilanci dei Confidi in tema delle rettifiche di valore troviamo dei voli pindarici immensi.....al sistema bancario si potrà dire che le politiche di acc.to sono poco prudenti, ma Benedetto il cielo sono coerenti e all'incirca omogenee.....nei Confidi passiamo da previsioni di recupero del 90% a previsioni del 10%. Cosa ne pensa Professore?

Anonimo ha detto...

Le rettifiche, lo dice il nome, si prestano a essere riformulate più volte

Anonimo ha detto...

si ma ciò non toglie che: "errare humanum est perseverare autem diabolicum"