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sabato 22 giugno 2013

Regione Piemonte: stop al recesso dal capitale di Eurofidi

Dalla rassegna stampa sulla ricerca della Fondazione Rosselli (v. post precedente), apprendo (pag.3) la notizia pubblicata da Repubblica (pagine torinesi) il 18/6: la giunta Cota ha deliberato di sospendere il ritiro di una parte della quota di capitale detenuta da Finpiemonte in Eurofidi, rinunciando a un introito atteso di 6-7 milioni di euro.

Infatti la Regione aveva deliberato lo scorso gennaio (vedi post) di recedere per il 7,5 per cento sulla quota di partecipazione del 17,5 per cento in Eurofidi. Ora però la Regione ci ha ripensato. Cito dall'articolo
«La giunta regionale delibera di richiedere a Finpiemonte Partecipazioni la convocazione di un'assemblea ordinaria avente all'ordine del giorno il ritiro dell'autorizzazione all'esercizio parziale del diritto di recesso in Eurofidi», si legge nel verbale approvato dall'esecutivo Cota il 10 giugno, su proposta dell'assessore alle Partecipate Agostino Ghiglia. Che spiega così la decisione: «In questo momento dobbiamo dare un solido segnale di fiducia al sistema delle imprese. Ridurre il nostro impegno in Eurofidi ci sarebbe servito per mettere denaro in altre nostre società che sono in sofferenza, ma così avremmo rischiato di depotenziare uno strumento prezioso in questo periodo di crisi».
Il recesso era condizionato al placet della Banca d'Italia (sì, perché le quote di capitale sociale di un intermediario vigilato non sono depositi a risparmio liberi). Immagino la scena (tra parentesi grafe le espressioni non dette ma scambiate telepaticamente):
Regione "Vorremmo ritirare 7,5 milioni da Eurofidi per metterli in altre nostre società che sono in sofferenza. Che ne pensate?"
Banca d'Italia "Ah ... 6-7 milioni, fa circa 1/7-1/8 del patrimonio di base e supplementare di Eurofidi che al netto delle deduzioni per fondi cappati era di 50 milioni al 31/12/2012 [pag. 109]; farebbe avvicinare al minimo del 6% il coefficiente di solvibilità che alla stessa data era l'8,34% [pag. 112]".
Regione "Mah, a pensarci bene, potremmo anche farne a meno."
Banca d'Italia "{Bravi, siete migliorati in bankitaliano}. Bene, suggeriamo di convocare l'assemblea ordinaria per far approvare il ritiro all'autorizzazione all'esercizio parziale del diritto di recesso in Eurofidi. {Se un domani doveste cambiare idea, prima di far approvare la revoca del ritiro dell'autorizzazione all'esercizio parziale del diritto di recesso, fateci un prefissino, 06 47921; come faceva il conte Mascetti, così vi ispirate per il comunicato stampa}".
Regione "{Giusto:} [entra in scena la stampa] non vogliamo perdere l'occasione di dare un solido segnale di fiducia al sistema delle imprese: meglio non depotenziare uno strumento prezioso in questo periodo di crisi".
Morale della favola, di autore poco serio (come me): oggi molti soggetti pubblici vorrebbero disimpegnarsi dai confidi, ma non possono. Un po' perché i confidi sono come gli ospedali durante un'epidemia, chi ha il coraggio di chiuderli, con i letti strapieni e i medici stremati? Un po' anche perché i 107 sono cosine complicate, e non danno piena libertà d'azione nello smontare e rimontare.
Prego i confidi di farsi venire qualche idea per trasformare la forza della loro debolezza in energia totalmente rinnovata. Nuove cure, nuovi medici. E allora sì, anche nuovi capitali. 
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4 commenti:

House ha detto...

me lo sono sempre chiesto : perchè 107 e non 118 ?

Enrico ha detto...

:-) ...divertente. Buona ricostruzione Professore. Ora le segnalo che ho letto oggi sul giornale una convocazione assembleare per la modifica dello statuto ( non so di cosa, ma magari vorranno evitare che la Regione ci riprovi ...). Saluti

Anonimo ha detto...

Ricostruzione divertente e drammaticamente vera. La Regione Piemonte ha necessita' assoluta di fare cassa ma ha fatto i conti, come si dice, senza l'oste. Nessuno (le banche in testa) e' interessato ad acquistare quote di un confidi e tantomeno di Eurofidi; chiedere l'acquisto all'intermediario stesso e' stato ridicolo per le ragioni indicate nel post. Posso solo dire... Cialtroni...

Anonimo ha detto...

In ogni caso "absit iniuria verbis".
La contabilità pubblica fa un uso non sistematico della partita doppia, non sempre il decisore ha chiara la contropartita di un'uscita o di un'entrata