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lunedì 8 luglio 2013

Presentato alla Camera il rapporto Svimez sui confidi al Sud, con intervento di Barbagallo (Banca d'Italia)

L'Associazione SVIMEZ ha presentato oggi alla Camera dei deputati il Rapporto SVIMEZ su relazioni banca-impresa e ruolo dei Confidi nel Mezzogiorno. Mercato, regole e prospettive di sviluppo (vedi comunicato e indice). Eccone la sintesi:

I Confidi al Sud sono più piccoli, a parità di grandezza erogano meno garanzie, e offrono alle imprese finanziamenti a un tasso quasi doppio rispetto ai Confidi del Centro-Nord. Per questo, secondo la SVIMEZ, serve una riorganizzazione del settore che agisca sul miglioramento strutturale e l’efficienza gestionale per rispondere meglio alle esigenze delle aziende. [...]
Condotto su dati Banca d’Italia, UniCredit, Fedart Fidi e Unioncamere, lo studio analizza negli anni 2006-2011 l’andamento economico e le prospettive di sviluppo dei Confidi, consorzi intermediari tra banche e imprese, che garantiscono finanziamenti a tasso agevolato alle aziende. Nello studio anche un’analisi particolareggiata e inedita condotta direttamente su centinaia di statuti e bilanci di campioni di Confidi.
E' disponibile il testo completo scaricabile.

E' invece scaricabile l'intervento fatto in occasione della suddetta presentazione da Corrado Barbagallo, Direttore Centrale per la Vigilanza Bancaria e Finanziaria, alla Camera dei Deputati sul tema I Confidi e lo sviluppo dell’economia: ruolo, problemi e prospettive. Contiene dati sul settore al 31/12/2012, e diverse interessanti riflessioni e raccomandazioni in materia di volume e composizione dell'operatività, equilibrio gestionale, capitalizzazione, contribuzione pubblica, fondo centrale, recenti provvedimenti del Governo. Lo condivido in pieno (potrebbe essere pubblicato a puntate su aleablog).
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16 commenti:

Anonimo ha detto...

Posso condividere che sia condivisibile. Ma mi sembra la scoperta dell'acqua calda! Da un Direttore Centrale della Vigilanza ci si aspetta qualcosa in più!

Anonimo ha detto...

La Banca d'Italia riserva i contenuti extra ai resoconti ispettivi.

Anonimo ha detto...

In queto Paese è ora di fare le cose per bene. Basta pensieri fini a se stessi. E' il momento di agire. E' il momento di un colpo di reni. Non e' più il momento di aspettare alla finestra. Bisogna ridare dignità al Lavoro e bisogna farlo con la Via del Merito. Per cui scelte chiare e di lungo periodo uniformi alle Best Practices Europee e mondiali. Un mercato comune ha senso con regole comuni e con concorrenti che giocano sullo stesso livello. Basta con questa farsa dell'autodeterminazione. E' ora che i Maestri smettano di crescere bambini e inizino ad allevare nuovi Maestri!!!!!
Quindi:
-razionalizzazione del sistema (no annunci ma fatti)
-tutti vigilati
-configurazione chiara della filiera del credito, prima, e della garanzia poi.
-unica e autorevole Assoconfidi (stop piccoli orti, piccole poltrone, piccoli potentati ormai inutili)

Voglio continuare ad essere fiero di essere italiano.
Voglio poter parlare con i miei fratelli europei senza ripartire dai romani.
Voglio un'Italia diversa, voglio un italiano diverso!!!!!

Anonimo ha detto...

Barbagallo annota nella relazione:
"Assoconfidi e ABI sarebbero pervenute alla messa a punto di soluzioni idonee a risolvere
il problema mediante il ricorso a una piattaforma informatica standardizzata"
Notare l'uso del condizionale.
Sarebbe il caso di realizzare questo benedetto sistema di scambio di informazioni, e di farlo in fretta.

Anonimo ha detto...

La Banca d'Italia non sprizza entusiasmo per i confidi, in difficoltà per colpa non solo della crisi: associazioni invadenti, produttività bassa, credito non selezionato, dipendenza dagli aiuti pubblici. Le parole di Barbagallo esprimono rispetto per la mission, il tono tradisce sfiducia nella capacità di farcela. E poi, tanto rumore per poco, meno dell'1% del credito.
I poteri forti vogliono far fuori i confidi?

Anonimo ha detto...

Chi sono i poteri forti? Pensavo che i Confidi fossero figli dei Poteri Forti.......

Anonimo ha detto...

I poteri forti sono quelli dietro le grandi banche, e i gruppi industriali pubblici e para-privati che si pappano la fetta più grossa del 99% del credito non mediato dai confidi.

Sapio ha detto...

I poteri forti si disturberebbero per l'1% del credito? Non è esagerato?

Anonimo ha detto...

L'1% del credito ma la rappresentanza del 90% delle imprese! Sul credito alle piccole la quota dei confidi è ben di più dell'1%, sul credito senza garanzia reale in certe regioni i confidi sono una delle componenti più importanti.

Sapio ha detto...

Le banche apprezzano il poter commerciale dei Confidi. Cioè la capacità di portare clientela. Solo questa capacità però. La garanzia non ha valore (male non fa ma se fa bene non si sa). Lo ricorda pure BdI nella sua relazione (ponderazione dei vigilati al 100%)

Anonimo ha detto...

Sapio, prova a guardare un po' piu' in la' del semplice pagamento (tasso finito) o ponderazione di una garanzia di un confidi. Un po' piu' in la' ci trovi l'ufficio recupero crediti della banca: domanda a questi signori se la garanzia del confidi serve o non serve a nulla.

Joinville ha detto...

@sapio: tasso per l'impresa e assorbimento patrimoniale? Nell'era delle rettifiche e delle tensioni sul funding? Ma dove sei stato negli ultimi 5 anni, in una baita senza TV e internet?

Sapio ha detto...

@Joinville: non capisco la tua battuta.

Anonimo ha detto...

Ora le banche capiscono molto bene che non serve; pertanto si riducono di molto le richieste e i confidi che rappresentano l'1% del credito italia ma drenano capitale pubblico per molto di piu' si avviano al declino. Del resto i primi segnali si stanno vedendo in questi giorni: Eurofidi sta licenziando in massa e chiudendo molti uffici all'insegna di un tentativo estremo di salvezza. Purtroppo decenni di dissennata gestione hanno creato un mostro pieno di crediti deteriorati, che costa moltissimo e che non genera valore. Che tristezza...

Anonimo ha detto...

Purtroppo la drammatica verita' e' questa e sotto ci sono risvolti sociali gravi per persone che hanno investito anni della loro vita, creduto nell'iniziativa e che ora all'alba del 35 anni o giu' di li si trovano senza occupazione, con famiglia a cui badare e senza alcuna aspettativa, condizione data e dal momento e dall'assenza di professionalita'(del resto contava solo portare pratiche di garanzia).

Anonimo ha detto...

Coraggio, i bisogni a cui i confidi sono chiamati a rispondere sono ancora lì, più urgenti di prima.
Però non si può insistere su un modello di gestione che ha finito la benzina ed era fatto per un tragitto breve.
Però tutti quelli che hanno investito il loro futuro professionale sui confidi, a 30, 40, 50, 60, 70 anni, devono cambiare, imparare cose nuove. Non ci sarà spazio per tutti, ma per chi non vuole cambiare c'è solo la porta di uscita.