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sabato 1 marzo 2014

Confires 2014: due parole su come è andata e mia relazione

Mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio ho partecipato ai lavori di Confires, l'evento annuale dedicato ai confidi, proposto anche quest'anno dall'Università di Firenze e da Res Consulting. La prima cosa che ho fatto dopo il ritorno a Trento è stato sistemare il testo della mia relazione, che trovate qui.

La troverete un po' atipica. Questa volta non ho pensato prima di tutto a formulare delle opinioni, ma ad esprimere uno stato d'animo. Dovete collocare il mio discorso nella cornice del convegno, dove sono state dette tante cose attuali e stimolanti.
Sono stati due giorni di lavoro intensi e ho raccolto tante cose da dire. Se avete pazienza, metterò qui una serie di post tematici (e non una semplice cronaca dei lavori) in modo da facilitare il dibattito nei vostri commenti.
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2 commenti:

Fabio ha detto...

Caro Luca,
Per ora solo un ringraziamento per la tenacia, dopo tanti anni, di seguirci ancora. Può non apparire ma ritengo che abbiamo quanto mai necessità di dibattito, di confronto e di incontrarci. I tuoi interventi e il blog sono sempre da stimolo. Purtroppo come ho già in altre occasioni manifestato, la prolungata crisi ci ha isolati, o almeno questa è la mia percezione. Non mancheró di commentare in questo post anche perché ho proprio voglia di togliermi come periodicamente faccio qualche sassolino dalle scarpe, anche con riferimento ad alcuni interventi e affermazioni. Per ora solo una cosa: una Banca delle maggiori ha nuovamente correttamente evidenziato che il 50% delle PMI non hanno le condizioni di accesso alla garanzia di Stato (lo aveva detto anche il 4 ottobre a Milano). Quindi pongo questa domanda: si può fare mutualità (leggasi Confidi) se si struttura di fatto un sistema per cui gli stessi debbano operare prevalentemente con tali imprese ma, bada bene, costando poco (diversamente non si trasferiscono gli aiuti che i Confidi in parte ricevono) e perdendoci poco anche in un contesto economico di diffusa non solvibilità e con restrizioni di credito che sempre più alimentano l'epidemia? L'unica risposta che mi viene è: "...ma mi faccia il piacere..... ". Quindi, un diverso partenariato tra il Fondo e i Confidi è a mio avviso una prima valida risposta. Diversamente è una presa in giro. Al prossimo commento.

Anonimo ha detto...

Grazie, Fabio. Ho notato con piacere che il tuo punto di vista sulle modalità di accesso al Fondo Pmi per i confidi è condiviso (oltre che da me, come hai sentito dal mio intervento) da Assoconfidi, e anche l'ing. Baione del MiSE ha espresso un'apertura verso le esigenze dei confidi, non appena il Fondo riuscirà a sottrarsi alle pressioni della politica che lo vuole dappertutto e non vuole novità che mettano in discussione le procedure attuali.
La situazione era e rimane grave, ma abbiamo sprecato molte occasioni per combatterla almeno con onore (e magari con qualche battaglia vinta in più). C'è da anni una gara al ribasso degli interventi, per cui si fa leva sulla quantità (vera o dichiarata) di credito mobilitato più che sulla qualità del sostegno dato alle imprese. Come dico nella relazione, le banche si sono prestate a questa azione di tamponamento, ma non del tutto convinte. Adesso cercano di uscirne, e correndo verso l'uscita qualcuno può finire calpestato.
Da parte dei confidi, servirebbe più coesione e concentrazione su interessi e obiettivi comuni. Dalla Legge di stabilità hanno portato a casa gli interventi di rafforzamento dei confidi (tutti da attuare) e non l'accesso al Fondo per pool che anche tu auspichi. Il primo intervento, se e quando sarà applicato, servirà a tamponare i problemi di alcune grosse realtà (che sarebbe meglio affrontare con piani ad personam), e farà arrivare un po' di risorse al resto del sistema, compresi i 106 che andranno dal notaio a stipulare accordi di rete per rientrare nei criteri di ammissione. Il secondo intervento è invece una piattaforma che serve all'intero sistema e lo metterebbe nella condizione di operare meglio e di servire meglio le imprese per gli anni a venire.
E' cruciale che ai tavoli di Assoconfidi si affermino le istanze e i progetti di chi vuole costruire secondo un disegno di interesse comune, e non le proposte che vanno bene a tutti perché danno un beneficio da distribuire a tutti senza troppi rompimenti di scatole.
Dovete fare squadra, e farvi sentire dai vostri rappresentanti in presa diretta.
Comunque, fatevi (facciamoci) coraggio. Il fatto che a Firenze ci fosse tanta gente interessata è segno che c'è voglia di combattere. Se c'è anche al voglia di cambiare, allora è fatta.