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martedì 25 marzo 2014

Eurofidi pubblica il progetto di bilancio 2013

Come annunciato, Eurofidi ha pubblicato oggi sul proprio sito il progetto di bilancio 2013 (Relazione del CdA sulla gestione e Documento di bilancio con nota integrativa). Per una sintesi trovate qui ile qui un .

Molti lettori (amici o avversari di Eurofidi) già stamattina scalpitavano, e sono usciti diversi commenti sul comunicato stampa in questo precedente post.

Nel Comunicato stampa e in un'intervista a Repubblica, il Presidente e il Direttore di Eurofidi prospettano un rilancio dell'attività dopo un quinquennio durissimo. Il messaggio è tutto centrato sulla solidità patrimoniale che Eurofidi ha difeso, continuando a operare su volumi sostenuti.
Il solvency ratio a fine 2013 è intorno al 9%, e lo si vuole portare al 12% con un aumento di capitale da 50 milioni di euro.

Dietro questi numeri sulla bottom line ci sono complesse relazioni tra le grandezze gestionali. Mi prendo il tempo che serve per analizzarle nel corposo documento di bilancio. Rinvio pertanto l'espressione delle mie opinioni.

PS: prima di scrivere pareri affrettati (specialmente di tono critico), oltre al bilancio consiglio di leggere i documenti trasparenza di Eurofidi dove si descrivono la struttura di pricing e gli apporti patrimoniali a fronte delle garanzie concesse.


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12 commenti:

Anonimo ha detto...

Si può dire solo che c'è un errore nel comunicato stampa di lieve entità legato al deteriorato? sul comunicato si parla di € 126,7 milioni sul bilancio sono 1,268 miliardi

Andrea Giotti ha detto...

Buonasera Professore,
in primo luogo evidenzio che il suo blog si ravviva notevolmente quando escono notizie su Eurofidi.
Tralascio di commentare i numerosi apprezzamenti personali che tutto il management di Eurogroup ha ricevuto.
Vorrei comunque sottolineare che questo gruppo dirigente composto da “incompetenti, politicanti, segretarie, yes man”, strapagati e viziati in trent’anni ha costruito e gestisce un “gruppo” diversificato nella garanzia, nella consulenza, nelle energie rinnovabili e recentemente nel venture capital. Gruppo che nel 2013 ha fatturato oltre 120 milioni, dando lavoro a oltre 550 persone e che in questi 30 anni ha sempre chiuso tutti i bilanci in utile con eccezione di Eurofidi che, nel 2012 e nel 2013, ha chiuso con una pesante perdita. Comunque sottolineo che in questo contesto economico la vera notizia sarebbe stata se Eurofidi, che dal 2009 a oggi ha garantito 9,4 miliardi di euro a oltre 32.000 PMI, avesse chiuso in utile.
Inoltre di pubblico o semi pubblico in “Eurogroup” c’è solo la quota del 17% di Finpiemonte Partecipazioni in Eurofidi (5 milioni di euro). Per quanto concerne gli altri contributi, Eurofidi concorre alle assegnazioni al pari di altri confidi.
Detto questo torno sulla notizia che abbiamo invece comunicato: il CdA di Eurofidi ha approvato il bilancio al 31/12/2013 che chiude con una perdita di 27 milioni di euro. La perdita è imputabile esclusivamente alle rettifiche, la gestione chiude infatti anche per il 2013 con un avanzo di 1,2 milioni.
La perdita del 2013, che fa seguito alla perdita registrata nel 2012 (44 milioni in tutto), deriva dalle scelte compiute a fine 2008 e di cui oggi paghiamo il conto.
A fine 2008 quando le PMI avevano difficoltà non solo a ottenere nuova finanza ma anche a ottenere il rinnovo degli affidamenti, Eurofidi ha radicalmente modificato la propria politica del credito: ha garantito anche il rinnovo di fidi che prima non vedevano la garanzia di Eurofidi. Questa politica, come sopra ricordavo, ha permesso di garantire in questi cinque anni 9,4 miliardi di finanziamenti ad oltre 32.000 imprese.
La scelta era pienamente consapevole e si basava su tre elementi:
- La fedeltà alla nostra missione
- La possibilità di utilizzare la mitigazione del rischio offerta dal FCG
- La convinzione, non nostra ma degli economisti, che la crisi non sarebbe stata di lunga durata e quindi, come nel passato era sempre successo, i maggiori rischi sarebbero stati smaltiti con un nuovo ciclo economico positivo (peraltro si dice sempre che i confidi sono uno strumento anticiclico).
Non è andata come previsto, la crisi si è estesa per un periodo molto più lungo e già nel 2012 e maggiormente nel 2013 si è registrata una esplosione del portafoglio deteriorato che ha comportato accantonamenti per 78 milioni nel 2012 e oltre 87 milioni nel 2013. Accantonamenti coperti in parte dal versamento delle imprese e dall’utilizzo di contributi pubblici, ma per la differenza spesati a c/ economico per 19 milioni nel 2012 e 28,4 milioni nel 2013. Nonostante la perdita civilistica la gestione ha sempre chiuso positivamente.

Andrea Giotti ha detto...

Con questa enorme operazione di accantonamento Eurofidi pensa ora di archiviare il quinquennio passato e aprire un nuovo capitolo. I punti di ripartenza sono rassicuranti:
- L’indice di solvibilità effettivo è del 9,33%
- Il patrimonio netto supera i 67 milioni
- Il free capital ammonta a 19,2 milioni
- Il deteriorato netto sulle garanzie ammonta a 126,7 milioni coperto al 57%
- I crediti per cassa in sofferenza ammontano a 60,6 milioni coperti al 97%
- La liquidità ammonta a 141,4 milioni
- Rapporto cost/income è del 37,4%
- La gestione operativa chiude con un utile di 1,2 milioni
Dal secondo semestre 2013 e ancor più nel 2014 Eurofidi ha rivisto la politica creditizia concentrando l’intervento sulle fasce di rating migliore. Tale politica avrà come ripercussione la riduzione dei flussi, si stima di passare da 1,5 miliardi del 2013 a 1,3 miliardi del 2014, con due conseguenze: a medio termine con l’auspicabile riduzione delle sofferenze; nell’immediato con una riduzione di ricavi da commissioni.
In sostanza si stimano minori ricavi per 4,5 milioni e pertanto, per continuare a mantenere l’equilibrio gestionale, siamo intervenuti e stiamo ancora intervenendo sui costi ristrutturando la rete distributiva, accorpando i punti operativi e riesaminando i processi centrali per renderli più efficienti. Facendo tutto quello che stanno facendo tutti i principali intermediari finanziari in questo periodo.
Il CdA ha anche approvato le linee guida del prossimo piano di sviluppo 2014-2016 che prevede una sostanziale stabilizzazione dell’attivo. Il flusso di nuove garanzie sarà sostanzialmente pari a quelle in scadenza e avrà un rating medio migliore. Tale scelta ridurrà notevolmente il fabbisogno di capitale e gli incassi percepiti dalle imprese come versamento a fondi rischi verranno utilizzati per pagare il naturale deterioramento del credito lasciando sostanzialmente invariato l’indice di solvibilità al 9%.
Il CdA proporrà ai soci un aumento di capitale di 50 milioni da realizzarsi nel corso del biennio per rafforzare ulteriormente la base patrimoniale nella convinzione di poter continuare a esercitare un ruolo da protagonista e accompagnare le imprese nel momento della ripresa economica.
Da ultimo capisco e comprendo la delusione e la rabbia di alcuni miei colleghi interessati da provvedimenti di sospensione temporanea dal lavoro. Io sono convinto che i confidi, pur esercitando una funzione pubblica, sono soggetti imprenditoriali privati e come tali devono comportarsi. È necessario sfruttare le opportunità di mercato e crescere, ma è ancora più necessario rivedere la struttura quando il mercato si contrae, rispettando ovviamente le normative sul lavoro, con l’unico obiettivo di conservare l’equilibrio gestionale. Eurofidi e più in generale Eurogroup si sono sempre mossi con questa ottica e continueranno a farlo.

Andrea Giotti ha detto...

Vorrei finire con tre annotazioni che mi stanno particolarmente a cuore e che prendono spunto dai numerosi contributi apparsi sul blog nei giorni scorsi:
- Contributi pubblici: è certamente vero che Eurofidi ha beneficiato e beneficia di vari contributi pubblici (qualche volta è dovuto ricorrere anche al TAR per ottenerli) ma alla pari di tutti gli altri confidi. Nell’ultimo triennio ha ottenuto contributi per complessivi 24,3 milioni pari allo 0,6% delle garanzie erogate nel triennio che ammontano a 4,2 miliardi.
- Risk transfer: alcuni attenti osservatori attribuiscono a Eurofidi la capacità di trasferire i maggiori rischi dalle banche al FCG. Purtroppo devo notare che siamo sopravvalutati, non riusciamo a farlo bene quanto gli altri o quanto le banche riescono a fare in proprio. Da quanto ci risulta i dati delle percentuali del deteriorato di Eurofidi nei confronti del FCG non sono fuori dalle medie.
- Non paghiamo le garanzie: è vero non paghiamo le garanzie relative ad operazioni cappate e/o a valere sui fondi rischi monetari esauriti o in corso di esaurimento. Del resto mi resta veramente difficile immaginare il contrario. Abbiamo contratti (convenzioni) che prevedono la limitazione del rischio al CAP, cap che non possono essere superati in funzione del cosiddetto rischio implicito che imporrebbe il trasferimento di tutto il rischio sul patrimonio se venissero fatti pagamenti più elevati rispetto a quanto contrattualmente stabilito.
Ultima considerazione sul futuro dei confidi: a mio giudizio non possiamo guardare tutto con l’ottica di questi ultimi cinque anni. Se così fosse i confidi, ma insieme con loro molte attività economiche, non avrebbero futuro. Sono invece convinto che i confidi continueranno ad avere un loro ruolo se sapranno, come molti hanno fatto, adeguare il proprio modello di business per renderlo da un lato più efficiente e dall’altro pronto a recepire le numerose richieste che provengono dalle PMI. Abbiamo sul territorio centinaia di antenne capaci di recepire anche i segnali deboli; i vertici devono avere l’umiltà e la capacità di ascoltare e tradurre le istanze in servizi e prodotti.
Mi auguro di essere riuscito a fornire una chiara esposizione delle tematiche che girano intorno ad Eurofidi e di contribuire a riportare il dibattito sui fatti e non sui giudizi personali.



Anonimo ha detto...

Caro Direttore, la ringrazio per questa guida alla lettura del bilancio che ha fornito ai visitatori del blog, molto incisiva.
Riconosco ad Eurofidi la virtù della chiarezza, soprattutto quando di tratta di esplicitare le strategie e quello che ne consegue in termini di politiche commerciali, prezzi delle garanzie, ricorso a risk transfer, ecc.
Non è facile per Eurofidi, per qualsiasi confidi, o per qualsiasi banca, tirare le somme del lavoro fatto dal 2009 ad oggi.
Il vostro bilancio 2013 offre dei dati rappresentativi e delle chiavi di lettura per cominciare a farlo.
Partirò da lì per fare un'analisi personale. Spero di poter fornire a mia volta delle chiavi di lettura interessanti e utili, anche per leggere i bilanci che gli altri confidi pubblicheranno nelle prossime settimane.

Anonimo ha detto...

Premetto che da poco mi sono avvicinato al mondo dei confidi, chiedo gentilmente spiegazioni: sembra che gli accantonamenti siano stati una sventurata prerogativa di Eurofidi, ma chi altri intermediari come fanno? Sono anch'essi assoggettati alle stesse norme? Se si non hanno generato le stesse perdite. Dov'e' allora il problema? Grazie in anticipo per l'aiuto.

Anonimo ha detto...

Il problema è nei tempi. Quando avrebbero dovuto fare accantonamenti per PA non lo hanno fatto e sono usciti in utile. Oggi sono stati obbligati a fare accantonamenti per perdite incorse ed il bluff è rivelato. I Confidi sono tutti in squilibrio gestionale e rappresentano un pessimo modo per aiutare le imprese.

Anonimo ha detto...

Il caro buon vecchio Giotti da buon volpone esce allo scoperto e anticipa i commenti per cercare di indirizzare l'analisi secondo la sua chiave di lettura non certo oggettiva.
L'anno scorso avevano dichiarato che era stato necessario rivedere gli accantonamenti in seguito all'ispezione della Banca d'Italia (vale la pena ricordare che nel bilancio del 2011 alla voce rettifiche c'era addirittura una ripresa di valore e non un costo..).
Poi quest'anno mega perdita dicendo che il peggio è passato. E sappiamo tutti che i confidi vengono 6-9 mesi in ritardo rispetto alle banche quindi se le banche hanno registrato flussi record di sofferenze nel secondo semestre del 2013 il 2014 sarà l'anno record dei confidi.
Quindi non credo i possa sostenere che l'anno nuovo sarà la svolta..

A mio avviso il Giotti, per nulla incompetente, sapeva già dal lontano 2010 dove si sarebbe finiti e ha cercato di fare il botto quanto più grosso possibile per rendere inevitabile il salvataggio.

C'è una grande ipocrisia di base nelle sue parole però: sostiene che si tratta di aziende private e non pubbliche.
Benissimo se però è così come mi siega anni di commissioni non remunerative? il cda ha per caso mai dato mandato di operare in perdita e in maniera antieconomica?

Se vuole sentirsi privato allora si renda conto che un socio potrebbe benissimo accusare di mala gestio gli amministratori perchè avendo patrimonio con la crisi che avanzava invece di rallentare hanno accellerato al massimo.. giustificabile se ci si considera parapublici e di sostegno ma se ci si vuole considerare privati era meglio 1 milione di perdita da costo dipendenti non remunerato che 20 milioni da perdite su crediti per avere preso un po' tutto..

Poi siamo in Italia e probabilmente la storia gli darà ragione nel senso che in un modo o nell'altro, la politica, e non il privato, troverà la soluzione e salverà il baraccone che nessuno dice essere fatto da incompetenti o improvvisati anzi.. dico solo aver avuto una guida spregiudicata e a valere sulle spalle altrui!

Anonimo ha detto...

In questa storia ci sono due responsabili: Regione Piemonte ed Unicredit che hanno favorito la megalomania dell'uomo. Non è troppo tardi per ravvedersi salvando il personale.

Anonimo ha detto...

Con tutto il rispetto cosa vuoi che interessi al quartier generale di unicredit di eurofidi (briciole), a piazza cordusio hanno ben altre cose a cui pensare fortunatamente.
Mentre per la regione la questione è politica e forse non aveva le competenze per prevedere gli scenari.

Anonimo ha detto...

Allora prof. tutto bene ?! Eurofidi alla grande nessun problema , Giotto alla grande ...falli neri sti gufi che non capiscono nulla di confidi...

Anonimo ha detto...

Ho scritto i commenti in un post perché mi sono venute delle riflessioni un po' lunghe
http://alea-smefin.blogspot.it/2014/03/bilancio-eurofidi-qualche-riflessione.html