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martedì 27 gennaio 2015

Nel decreto-legge su banche e investimenti del 24 gennaio svincolata da CDP la provvista (troppo cara!) sulle operazioni Sabatini bis

Viviamo in tempi strani. Gli schemi mentali che ho formato in trent'anni di studio su banche e politiche pubbliche sono obsoleti. Una dimostrazione?  Eccola: l'art. 8 del Decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti (quello dell'abolizione del voto capitario nelle maggiori banche popolari, per intenderci). L'articolo in questione rende facoltativo il ricorso alla provvista CDP per banche e intermediari finanziari che erogano prestiti o leasing assistiti dai contributi in conto interessi della c.d. Sabatini bis (articolo 2, comma 4, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69). Chi ha chiesto di svincolare  la concessione del contributo dal ricorso alla provvista presso la gestione separata della Cassa Depositi e Prestiti?
Secondo questo articolo del Sole 24 ore, è stata Assilea, associazione delle società di leasing, a sollecitare questa norma inserita d'urgenza nel decreto. Perché? Perché la provvista dedicata di CDP è oggi troppo cara. Meritano di essere riportati i dati citati nell'articolo
Secondo un’elaborazione di Assilea, che raggruppa gli operatori di leasing, per un finanziamento a 5 anni attualmente il costo di provvista Cdp è pari a 0,70% (dato al 20 novembre 2014) a cui aggiungere l’Euribor a 6 mesi pari a 0,18%. Con la provvista Bce invece si arriva a 0,10% mentre in caso di provvista Bei a 0,48% (0,30% + Euribor 6mesi 0,18).Con uno spread del 2% e un costo del bene finanziato pari a 100mila euro, secondo i calcoli di Assilea, in caso di provvista Cdp la quota interessi restituita dalla Pmi alla banca sarebbe pari a circa 8mila euro, mentre in caso di provvista Bce pari a 5.865 euro e in caso di provvista Bei a quasi 7 mila.
Veramente un mondo strano: per finanziare un'operazione che in gioventù avrei chiamato di credito speciale a medio termine, ci sono ben tre fonti non di mercato in concorrenza tra loro: un canale di provvista nazionale (che un tempo avrebbe potuto gestire il Mediocredito centrale), uno offerto da un'istituzione bancaria europea, e infine uno messo a disposizione nientemeno che dalla banca centrale. E un intermediario vigilato (non solo una banca, ma anche una società di leasing, o una finanziaria captive di un gruppo automobilistico) può accedere a tutti e tre.
La provvista presso la BCE, presumo nella forma del TLTRO, spiazza le altre due, e non parliamo del costo che gli intermediari pagherebbero se emettessero bond sul mercato, o linee di credito dalle banche.
Nel mondo strano di oggi i volumi e i margini sul credito si fanno andando a ritagliare queste opportunità, finché ci sono. Certamente non è un mondo dove si possono fare strategie a lungo termine contando soltanto sulle proprie forze e sul "mercato" (concetto difficile da riconciliare con la realtà).
Mi viene un'idea per i confidi 107: perché non vanno anche loro, che pure sono intermediari vigilati, a finanziarsi in BCE per erogare microcredito per cassa, cosa che alcuni di loro hanno già avviato?
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