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venerdì 29 maggio 2015

Il bilancio 2014 di Unifidi Emilia Romagna: dopo l'assestamento, pronto a cambiare pelle

Stiamo uscendo dalla stagione delle assemblee, e ci sono tanti bilanci 2014 freschi di approvazione. Non riesco a commentarli tutti. Mi limito a scegliere qualche esempio interessante, come il bilancio di Unifidi Emilia Romagna, approvato il 28 maggio e da pochi giorni scaricabile dal sito del confidi bolognese. Il presidente di Unifidi Sergio Capatti ha aperto l'assemblea con una dichiarazione impegnativa:

Unifidi Emilia Romagna, ha superato le difficoltà ed ora è pronto alle sfide del futuro senza timori, disposto a cambiare pelle, per continuare ad offrire il suo supporto alle PMI emiliano romagnole.
Il 2014 è stato un anno faticoso da superare, con un calo delle garanzie erogate superiore al 40% come riassume bene questa tabella dalla Relazione sulla gestione (clic per ingrandire):

L'erogato si è ridotto drasticamente per i concorso di fattori esterni a livello nazionale (il famigerato requisito della non delibera da parte della banca sulle pratiche di controgaranzia FCG), e regionale (il ritardo del varo del nuovo Fondo per operazioni di tranched cover), ma anche perché Unifidi ha stretto i criteri di filtro delle domande in base alla perdita attesa (cosa che ha portato a rigettare o a far ritirare circa il 40% delle pratiche lavorate). Si denunciano (con apprezzabile sincerità) anche delle disfunzioni a livello organizzativo, presumo nei rapporti con la rete distributiva.

Il conto economico non poteva brillare in una situazione del genere;

Le spese amministrative assorbono il margine di intermediazione (calato in tutte le sue componenti) nonostante il taglio ottenuto con il ricorso ad ammortizzatori sociali. Il flusso di rettifiche su esposizioni deteriorate è stato di 11 milioni, in buona parte originati dai passaggi da incaglio a sofferenza.

Il portafoglio garanzie di Unifidi a fine 2014 si presenta così (clic per ingrandire):
Notate la presenza esclusiva di garanzie pro quota (non cappate), per la maggior parte controgarantite dal Fondo centrale (572 milioni su 868 milioni totali). Facendo qualche rapido conto, ho rilevato un incidenza delle partite deteriorate (sofferenze + altre) sull'esposizione lorda pari al 21% (184 milioni di deteriorato su 868 milioni di garanzie lorde). Il peso delle bad guarantee è minore sulle esposizioni controgarantite (20% contro il 30% delle altre). Emerge, sia pur misurato in modo grezzo, il maggior rischio delle "altre" pratiche, quelle non portate sul Fondo Pmi. 

I dati sulle rettifiche consentono di apprezzare il coverage ratio delle diverse classi di rischio. Anche qui i dati non sono precisissimi, specie sulla parte controgarantita dove troviamo rettifiche commisurate (presumo) all'esposizione al netto della riassicurazione sul FCG. Assumendo che quest'ultima incida per l'80%, verrebbero fuori dei coverage ratio sull'esposizione residua del 3,6% sul bonis, del 78,3% sulle sofferenze e del 29,3% sull'altro deteriorato (incagli, scadute oltre 90 giorni e ristrutturate). Per le esposizioni "altre" rileviamo per lo stesso quoziente valori dell'1,5% sul bonis, del 38,2% sulle sofferenze e del 15,3% sull'altro deteriorato. 
La massa di incagli è notevole. Sulla parte di questi che dovesse migrare a sofferenza potrebbero esserci ancora aggiustamenti dell'accantonato a carico del conto economico 2015. Potrebbero (sottolineo il condizionale): in Unifidi è appena finita (a fine aprile) l'ispezione della Vigilanza che ha sicuramente passato al vaglio la congruità degli accantonamenti, quindi sospendiamo qualsiasi giudizio su questo tema.

Il patrimonio di vigilanza è sceso nel 2014 a 62,7 milioni (da 70,4 milioni a fine 2013). Il coefficiente di solvibilità è invece salito dal 7,73% all'8,42% per il calo delle attività ponderate per il rischio, che hanno seguito la flessione dei volumi:
E' lo stesso andamento incrociato che Banca d'Italia ha rilevato per il sistema confidi nella recente Relazione

I piani per il 2015 sono nel segno della continuità per quanto riguarda l'applicazione di uno screening del credito rigoroso e l'accesso sistematico al Fondo centrale. Dovrebbe finalmente partire il fondo regionale di garanzia sul rischio di prima perdita, co-gestito da Unifidi come capofila di un RTI con gli altri grossi calibri della Regione (Cooperfidi Italia, Cofiter e prossimamente Fidindustria). Ma i prossimi mesi potrebbero riservare la novità di un progetto di riorganizzazione e aggregazione dei confidi regionali. Sul punto la relazione sulla gestione afferma:
Per quanto riguarda il Piano Industriale occorrerà inserirlo in un contesto che vedrà il necessario riposizionamento strategico dei confidi sia a livello nazionale che territoriale; tale riposizionamento riguarderà in primo luogo la loro capacità di ridefinire il proprio ruolo quali strumenti per agevolare l’accesso al credito mediante la loro, necessaria, capacità di mettere a sistema, in modo efficiente, risorse pubbliche (nazionali, territoriali ed europee) con risorse private; in secondo luogo lo sviluppo di processi organizzativi nel sistema che consentano di raggiungere le necessarie dimensioni operative. In questo senso Unifidi raccoglie la proposta della regione di definire un progetto aggregativo nell’ambito regionale.
Sull'ipotesi di confidone emiliano romagnolo si sta lavorando, a quanto ho appreso indirettamente.
Lo vuole con forza la Regione, seguita con grande attenzione in questo proposito dalla Banca d'Italia (suppongo, ma potrei sbagliarmi, che la Banca d'Italia veda l'aggregazione come passaggio ad assetti più solidi capace di mobilitare a livello politico un'iniezione robusta di nuove risorse patrimoniali, unitamente, si spera, a una razionalizzazione delle strutture per abbattere i costi).

La Regione ha seguito una politica non sempre lineare negli ultimi anni. Da un lato ha fatto molta pressione sui due confidi più grandi (Fidindustria e, appunto, Unifidi) perché diventassero poli aggreganti, e poi ha "auspicato" che sostenessero con generosità le imprese in affanno finanziario. I bilanci ne hanno sofferto (qui il bilancio 2014 di Fidindustria, confidi uscito soltanto nel gennaio 2015 dal blocco dell'operatività imposto dalla Banca d'Italia per insufficiente capitale). Tuttavia la stessa Regione non ha fatto seguire interventi tempestivi e adeguati di rafforzamento patrimoniale, preferendo mettere il grosso delle risorse fresche su fondi di controgaranzia dati in gestione (come quello di cui sopra, in attesa di partire), salvo interventi di rabbocco in emergenza come la sottoscrizione di prestiti subordinati nell'ottobre 2012. Una gestione della palla un po' macchinosa, direbbe Bruno Pizzul.

Adesso la Regione pare puntare molto sul "progetto aggregativo nell'ambito regionale" col quale potrebbe mettere a fattor comune i patrimoni dei confidi minori che si sono mantenuti  fuori dagli attuali poli aggreganti. Ma non basterà fondere i tesoretti delle periferie (ammesso che ci provi e ci riesca): serviranno, in aggiunta, diversi milioni per raggiungere un assetto solido della nuova creatura. Non si può pretendere che ce la facciano da soli, con le energie rimaste, i confidi che hanno sopportato, come gli operai della parabola evangelica, pondus diei et aestus, il peso e l'afa soffocante della crisi.





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1 commento:

Anonimo ha detto...

la regione non ne ha un idea sul da farsi,... con i personaggi che ci sono . dopo il regname errani. in primis ci vorrebbe gente competente a fare credito e non gente che prima faceva tutt'altro , ma questi sono i danni della politica. dove non esiste merito. perché un consorzio come unifidi ha iniziato a lavorare con il fondo centrale solo 2 anni fa? ... forse avrebbe mitigato maggiormente le perdite !! invece usava un plafond regionale che non aveva certo la mitigazione FCG. ...bisognerebbe avere la voglia di scoperchiare certe cose. .... ma siamo ancora in bulgaria. meglio stare in silenzio . c'è gente vendicativa in giro.