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giovedì 11 giugno 2015

Il ruolo delle garanzie confidi: le riflessioni di Roberto Remondi (Unicredit)

Ricevo da Roberto Remondi, responsabile dei rapporti con confidi associazioni e agricoltura di Unicredit, un articolo in corso di pubblicazione su Rivista Bancaria - Minerva bancaria, sul tema Il ruolo delle garanzie confidi: tendenze in atto tra crisi e segnali di ripartenza. Il suo contributo, che rispecchia l'intervento alla presentazione dell’indagine “Il Ruolo delle garanzie creditizie” (Roma,Università LUISS, 20 maggio 2014), contiene diversi spunti interessanti, che cerco di riassumere con parole mie.Si apre con un accenno al avoro del gruppo Unicredit con i confidi, che Remondi coordina da molti anni (da quando anch'io ho cominciato ad occuparmene). Si parla della metodologia di rating confidi applicata dalla banca a fini IRB.

Venendo all'attualità, si riscontra la situazione bloccata che vede i confidi esposti su posizioni problematiche non ancora escusse, coperte da accantonamenti inadeguati. Parlare di ruolo delle garanzie confidi quando le stesse sono prive di supporto patrimoniale è un atto di fede. Il problema può essere risolto con apporti di fondi pubblici a integrazione della modesta economicità del confidi, che in questo sono aiutati (cito) "dalla funzione lobbistica di fund raising, estranea alla connotazione bancaria".

Per generare valore aggiunto, non basta trasferire sussidi, occorre contribuire a migliorare la relazione banca-impresa. Ciò avviene se il confidi sviluppa una capacità di screening che consenta di identificare nel cluster “PMI associate” una minor rischiosità vs. il totale delle PMI affidate fornendo così un valore misurabile al concetto, altrimenti aleatorio, di “garanzia implicita”.


Si indica perciò l’opportunità, per il Sistema Confidi, di giungere all’elaborazione di un proprio indice riassuntivo di valutazione delle imprese socie che, se correttamente validato, potrebbe essere acquisito dal sistema bancario ad alimentazione dei propri score qualitativi.


Mi sembra che l'idea, pur interessante, del rating da soft information sia troppo soft e rimanga schiacciata dal problema hard della solidità dei bilanci, che è ancora in larga parte da affrontare.


La proposta segnerebbe un ritorno al passato precedente la crisi, al ruolo del confidi come segnalatore e certificatore dei buoni crediti. Ruolo stravolto dagli interventi di sostegno che hanno portato molti confidi a intercettare posizioni di qualità scarsa (come dimostrano le incidenze delle sofferenze spesso superiori alla media del sistema bancario). E' magra consolazione sapere che la stessa funzione l'ha svolta la garanzia diretta del Fondo centrale dopo che i confidi hanno esaurito le scorte strategiche e sono stati spiazzati dalle regole di accesso alla garanzia statale. Lo sappiamo da tempo, e lo vediamo come un fenomeno del passato, messo in ombra dai volumi ben maggiori delle sofferenze di sistema per le quali si cercano delle soluzioni "facilitate" dallo Stato (la famosa "bad bank").


I confidi devono uscire dall'angolo dove sono schiacciati dal peso, troppo grande, delle sofferenze accumulate e ancor di più dal peso, troppo piccolo, dei loro volumi a livello di sistema. Oggi è vitale che trovino spazio e ascolto nelle misure straordinarie con cui si smaltirà il credito deteriorato. Il Governatore Visco ha ribadito nelle Considerazioni finali (pag. 15) che è necessario farlo, e presto. Qualunque siano queste misure, occorre che i confidi non ne escano con le ossa rotte come un qualsiasi terzo garante delle imprese in dissesto.


Per non essere schiacciati nell'angolo i confidi devono convincere le banche, la Banca d'Italia, il Governo, che possono fare un buon lavoro con le imprese nella ripartenza del credito, ancor di più nella sistemazione del passato.


Lo spunto di Roberto Remondi è un incoraggiamento in questa direzione, ma serve molto lavoro da parte dei confidi per reinventarsi e proporre cose diverse e più ambiziose.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il duplicato delle istruttorie esiste, insiste sulle medesime analisi che fa la banca, si interrogano due volte le stesse banche dati, doppi costi per le imprese con meno competività dei confidi: bene ha fatto Roberto Remondi ad avviare la discussione!
L'area delle informazioni qualitative, che in teoria i Confidi posseggono, debbono essere elaborate e congiunte in un "rating qualitativo" riconosciuto dal sistema Confidi-Banca.
Se Unicredit lancia al riguardo un progetto specifico e costituisce un gruppo di lavoro, Confeserfidi (ma penso tanti altri confidi) non può che dare il proprio contributo all'iniziativa, investendo la sua quota di risorse umane ed economiche. Bartolo Mililli

Roberto Remondi ha detto...

Prof. Erzegovesi, la ringrazio per questo suo focus sul mio intervento in Bancaria. Quello a cui penso è un upgrade della valorizzazione dell'asset informativo dei Confidi capace di interagire con i modelli di rating bancari e, quindi, intervenire sulla misurazione diretta del rischio di credito dell'impresa. Sinora anche i modelli piu' evoluti consentono uno "scambio" tra rating garante e quello dell'affidato, non agiscono-se non indirettamente- su quest'ultimo. Si tratterebbe di una forte innovazione che darebbe struttura all'intervento dei Confidi oltre il rilascio stesso della garanzia diretta. Da piu' parti si legge di un minor interesse delle banche al lending verso le micro e piccole imprese, l'acquisizione di solidi dati qualitativi potrebbe rivelarsi una discriminante importante.Diciamo che il mio contributo è rivolto al "domani" . Roberto Remondi