venerdì 13 maggio 2005

Chimes of freedom flashing (2)



"Morì nel popolo di Santo Cresci a Maciuoli, pieve del Piovano Arlotto, uno venardì santo, uno giovane contadino ricco, buono e d'assai, secondo il paese. Non aveva padre, ma madre e dua fratelli minori a lui. Fatto il Piovano la invitata grande di preti e di popolo, all'ora debita con la croce vanno per detto corpo. Come giunsono alla casa del morto udirono pianti, lutti e lamentazioni grandi. Fassi innanzi la madre scapigliata, stracciata e afflitta, e con grida, pianti e singhiozzi si getta al collo al Piovano, gridando queste parole: – Padre mio, la maggiore doglia che io abbi in questo mondo, e che più mi priema il cuore, si è che sarà seppellito sanza suono di campane o altro suono, e sarà portato alla fossa come una bestia; non sarebbe possibile voi le facessi sonare uno solo doppio?
Rispuose il Piovano: – Se in questi tre santi giorni morisse il papa e lo imperadore non si sonerebbe per modo alcuno.
Stando così afflitta la donna, più le doleva il non potersi sonare campane che la perdita del figliuolo, e disse al Piovano: – Dolce padre mio, egli è qua uno garzone che sa molto bene sonare la cornamusa; per l'amore di Dio io vi priego, in mentre lo portano via e quando si seppellirà, siate contento lasciarlo sonare, però che la cornamusa non sono campane. Se va alla fossa sanza alcun suono certamente io mi morrò disperata.
Cognosciuto il Piovano la semplicità di questa donna e la passione aveva di questo non sonare, mossosi da pietà disse alla donna facesse venire il sonatore, che sonasse a suo piacere. Allora cessando lei alquanto il gridare, si alleggerì e andò via alquanto la passione e disse a tutto il popolo: – Quanto abbiamo noi da pregare Iddio per questo nostro padre Piovano! Quale è quello prete mi avesse concesso tal grazia? Certamente non se ne troverrebbe alcuno.
Dipoi ne lo portorono alla chiesa la quale era di lungi uno miglio e sempre sonando la cornamusa, al quale suono corse tanta gente che furono più quelli che vennono a udire sonare che li invitati e così sonando fu seppellito."

Motti e facezie del piovano Arlotto, a cura di Gianfranco Folena, Ricciardi, Milano Napoli 1953, Edizione elettronica a cura di www.ilbolerodiravel.org

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