Luigi Zingales, sul Sole 24 ore del 24 febbraio, commentava la proposta di "quote rosa" discussa in Parlamento. Che le donne siano sottorappresentate nelle posizioni di vertice, tanto in politica quanto nelle aziende, è un dato di fatto. Che questa situazione vada corretta per legge, ad esempio con quote minime di posti di comando riservati alle donne, non è altrattanto scontato. Zingales, citando diversi studi in materia di governance delle imprese, conclude che in realtà siamo di fronte a un emblematico fallimento del mercato: nella competizione per emergere gli uomini prevalgono perché hanno motivazioni più forti e abilità più esercitate. Tuttavia, la prevalenza maschile non è sempre un bene per le organizzazioni, in quanto spesso i leader-uomini cercano la contesa e lo scontro, dentro e fuori l'azienda, per affermare il proprio ego, anche quando sarebbe più utile cercare un'intesa o un compromesso. Di qui le ragioni per volere più donne al comando.
Quanto afferma Zingales, aggiungo io, è vero a maggior ragione in Italia, dove un certo modello di leadership maschile, non l'unico, porta a dare troppo peso alla gestione delle relazioni di potere, o all'abilità nelle trattative (con i fornitori, i clienti, i partner, il personale), schiacciando l'attenzione organizzativa sul breve periodo a scapito della sana e prudente amministrazione, della ricerca di equilibri che mettono in discussione l'esistente. Non voglio dire che sia una legge di natura che vale sempre: le donne in carriera possono imitare le peggiori abitudini che, storicamente, si osservano nei comportamenti maschili, ma così facendo vanno contro il "genio" di cui la natura le dota.
Che spazio trovano le donne nel mondo dei confidi? Adeguato, direi, sulla base del mio osservatorio. La presenza femminile negli organigrammi è rilevante. Ho in mente due casi in particolare (se ce ne sono altri che non conosco, fatemi sapere). Patrizia Geria dirige la struttura di Neafidi, il confidi veneto nato da un progetto di integrazione interprovinciale. Neafidi è anche conosciuto come primo sperimentatore del bond di distretto. Oggi è tra le realtà che più attivamente si stanno attrezzando per trasformarsi in intermediari vigilati.
Luisa Giandinoto è alla guida del Confidi Bolzano, una realtà dinamica molto apprezzata dagli associati per l'assistenza fornita nei rapporti con le banche. "La" Confidi (così si usa dire a Bolzano, essendo il confidi una cooperativa) segue le aziende nella predisposizione dei dati per le analisi di affidabilità, fornisce una consulenza, gratuita, all'analisi di bilancio, e spesso viene delegata a trattare le condizioni di costo del credito, sia alla concessione del fido, sia nel corso del rapporto.
Quanto di buono si vede nelle esperienze citate, è senz'altro merito anche della componente maschile dello staff. Ho avuto però la sensazione, in entrambi i casi, che le direttrici aggiungessero un quid di concretezza e buon senso, il gusto di cambiare le cose in meglio. Del resto, è mia moglie che prende l'iniziativa quando si tratta di far lavori in casa per renderla più accogliente. Un po' di concorrenza (o collaborazione) fra generi può essere benefica nel settore dei confidi, dove c'è tanto da fare. Luca
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