venerdì 1 dicembre 2006

Comunicazione finanziaria: se lo sapevamo prima...!



Volevo dar seguito al mio precedente blog sulla sessione di approfondimento Business Office e consulenza alla pianificazione finanziaria per segnalavi un'aneddoto degno di Oskar, che purtroppo non ha potuto partecipare al seminario, per i motivi che lascio a voi immaginare. Ci è stato raccontato da un amico analista fidi di una banca locale, intervenendo nel dibattito a proposito della qualità dell'informazione finanziaria.
L'aneddoto è questo: a dicembre 2006, la banca ha grosse difficoltà ad acquisire i bilanci al 31/12/2005 dei propri clienti in contabilità ordinaria (ovviamente non obbligati al deposito presso il Registro Imprese) perchè...il commercialista si rifiuta di trasmettere i dati! Il commercialista sostiene che il cliente non ha rilasciato il consenso alla trasmissione dei suoi dati personali a terzi, banca compresa.
Quando la banca chiede spiegazioni, per l'impresa è colpa del commercialista e per il commercialista è colpa dell'impresa. Finalmente ora sappiamo che il vero colpevole è...l'Autorità garante per la protezione dei dati personali.
Flavio A.

2 commenti:

  1. Penso di essere io l'analista fidi in questione. Quello che volevo dire è però diverso da quanto riportato. Nel mio intervento sottolineavo il fatto che è assai preoccupante che, al 30 novembre 2006 i clienti non abbiano ancora consegnato i bilanci al 31/12/2005. E, a mio parere, ciò può essere letto sotto due forme, o il cliente non vuole consegnare i dati (la meno grave) oppure, e temo sia la più verosimile, il cliente non sa nemmeno cosa sia il suo bilancio. Ed è qui che devono intervenire le varie associazioni di categoria con una massiccia azione di formazione alle imprese, volta a spiegare loro che, anche grazie a Basilea 2, il bilancio rappresenta l'unica carta d'identità dell'impresa. Nulla di più. Marco Arcari

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  2. Caro Marco, non era certo mia intenzione liquidare con una battuta una questione centrale come quella da te sollevata, vale a dire la conoscenza da parte dell'impresa della propria situazione patrimoniale economico e finanziaria. Questo salto di qualità passa necessariamente attraverso una pesante azione di formazione degli imprenditori da un lato e dalla disponibilità di un servizio di consulenza continuativa integrato in un modello professionale più evoluto dall'altro. E' proprio questa la ragion d'essere del business office, nuovo soggetto istituzionale che dovrebbe erogare questo tipo di servizi attraverso soluzioni organizzative che consentano di mettere in rete le professionalità già attive sul fronte della consulenza amministrativa alle imprese, studi profesionali e società di servizi delle associazioni di categoria in primis. E sono d'accordo con te nel ritenere che sotto questo profilo le associazioni di categoria dovrebbero giocare un ruolo di primo piano nel promuovere e sostenere questo cambiamento culturale. Il mio sintetico blog voleva solo sottolineare che deve esserci uno sforzo da parte di tutti, consulenti, associazioni e imprese, senza nascondersi dietro le tante giustificazioni (fisco, privacy...) che possono far perdere di vista il cuore del problema.

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