Nelle pause dell'incontro del 25 maggio si è parlato della necessità di un piano di formazione in grande stile per i confidi italiani. Con la trasformazione in "107", i confidi devono introdurre o potenziare le funzioni di valutazione del credito, controllo dei rischi, auditing interno, organizzazione e sistemi informativi e presidiarle con personale qualificato. Dove trovare queste professionalità? Sul mercato non è facile trovarle, tant'è che le stesse banche stentano a procurarsele. Si tratta inoltre di professionalità complesse, che richiedono una formazione articolata, teorica e sul campo. Se si riuscisse a far crescere il personale già presente nei confidi, affiancato da giovani, il tutto costerebbe di meno e sarebbe meno traumatico per gli equilbri organizzativi.
Con il mio gruppo smefin, ho seguito diversi progetti di formazione per i confidi, anche sulle materie sopra elencate. Ho incontrato gente molto sveglia, sia tra i livelli junior, sia nelle posizioni direttive: hanno il polso dei problemi, e sono intellettualmente curiosi. Al tempo stesso ho riscontrato l'esigenza di consolidare alcune nozioni o concetti fondamentali, su diversi fronti. Ad esempio, servirebbe una riallinemamento di analisi finanziaria per i sistemi di rating, di statistica per i modelli di portafoglio, di diritto degli intermediari finanziari per muoversi tra le pieghe della normativa di Vigilanza, di contabilità per affrontare senza complessi i principi contabili IAS (obbligatori per i 107), ecc..
Quale progetto formativo può rispondere a queste esigenze?
- Si deve trattare di un programma articolato, fondato su corsi istituzionali (intensivi o master di qualche decina di giornate) e su seminari di aggiornamento monografici.
- Nei programmi deve esserci una parte preliminare dedicata alla ripresa dei concetti fondamentali delle diverse discipline, che sia ovviamente tagliata sulle esigenze di un uditorio adulto che ha bisogno di andare subito all'essenziale.
- I corsi devono prevedere momenti di valutazione (sì, degli esami finali). In questo modo potrebbero rilasciare un vero e proprio titolo, e non un mero attestato di partecipazione. L'alternativa? Ci sarà la fila di società che offrono (non gratis) servizi di certificazione delle professionalità per le funzioni più varie, ma allo stato delle competenze nutro seri dubbi sulla qualificazione dei certificatori.
- Il personale dei confidi, almeno quello che ho conosciuto, è sempre sotto pressione, e non riesce facilmente a liberare tempo per attività di formazione. Questo implica che la direzione e il CdA degli enti di garanzia assicurino al personale le condizioni per impegnarsi a fondo. Non può mancare quindi una formazione in aula di tipo residenziale. Lo studio a casa o la formazione a distanza possono avere un ruolo accessorio.
- Quanto alla docenza, si dovrebbero mettere insieme docenti universitari ed esperti di confidi, Banca d'Italia, banche, società di consulenza o di servizi informatici. Le competenze non mancano. Nell'Accademia, ci sono diverse sedi che si interessano al problema: oltre a Trento, c'è Lorenzo Gai a Firenze, Cristiana Schena a Varese, Domenico Piatti a Bergamo, Rosa Adamo a Cosenza, e anche altri potrebbero aggiungersi. Penso che potremmo contare anche su Banca d'Italia, che ha finora seguito con molta attenzione il percorso di avvicinamento dei confidi al mondo "107 - Basilea 2", basti pensare all'assidua presenza di persone come Claudio D'Auria e Antonio Lo Monaco a convegni e tavoli di lavoro. Per quanto riguarda gli esperti del mondo confidi (e di banche e consulenti), si dovrebbe formare un pool di competenze. Come? Organizzando dei tavoli di lavoro tematici (ad esempio, processo del credito, tranched cover, sistemi informativi, gestione del capitale). In questo modo i contenuti del programma formativo prenderebbero forma nell'ambito di una riflessione strutturata sulle best practice.
- Sarebbe opportuno concentrare le energie su un'iniziativa di sistema, ad esempio promossa da AssoConfidi. Non conviene lanciare tante iniziative a livello regionale o categoriale, che non raggiungerebbero la massa critica.
- Quanto al finanziamento, le risorse pubbliche o sindacali per la formazione non mancano. Bisogna però che siano utilizzate con flessibilità, nell'ambito di un progetto ampio e unitario. I fondi in questione sono pensati per livelli professionali di ingresso o medio-bassi, e impongono standard di costo / organizzazione conseguenti. Dei corsi di livello specialistico ci stanno stretti in quelle griglie, come le nozze coi fichi secchi.
Luca
Caro Luca,
RispondiEliminahai tutto il mio appoggio, sia all'interno di Asso Confidi Italia, sia all'interno di Fedart.
Questa riflessione, peraltro, è già all'interno delle Federazioni ed hai perfettamente ragione a rilanciarla. Aggiungo a margine una ulteriore riflessione (leggermente polemica verso chi dico io): facciamo crescere le professionalità all'interno dei Confidi che già conoscono il mondo delle Imprese e non lasciamo che altri mettano mano in un mondo che poco o nulla conoscono; in quel caso non parleremmo più di crescita ma dovremmo parlare di formazione ex-novo. Con tutto quel che di negativo ne consegue... ma questa è un'altra storia che dovremo affrontare a margine di Milano.
Grazie per essere sempre così stimolante e propositivo verso il mondo Confidi, e soprattutto, aldilà delle tue impressioni, Fedart apprezza....
Se riusciremo ad organizzare davvero dei master, prometto di voler essere il primo iscritto, nonostante gli esami...
Un grazie ancora ed un caldo saluto
Roberto
Caro Roberto, grazie delle tue parole come sempre gentili e incoraggianti. Con Fedart c'è un costruttivo confronto su alcuni punti, il che va benissimo, i rapporti personali, poi, sono buoni con tutti.
RispondiEliminaQuanto all'inserimento di professionalità esterne, io non lo escluderei: deve però essere complementare. Non mi piace l'idea di confidi gestiti soltanto da ex funzionari di banca o ex consulenti.
Quindi, apriamo il dossier "Master confidi" ... Se parte sarà un progettone che terrà impegnate diverse persone per molto tempo.
Argomento stimolante e fondamentale.
RispondiEliminaHo girato un po' di Confidi per l'Italia e ho trovato mediamente livelli abbastanza alti di consapevolezza sulle complesse problematiche che occorre affrontare una volta che si decide di diventare intermediari vigilati. Al di là della consapevolezza, tuttavia, devo dire che in materia finanziaria le competenze latitano. Nè va dimenticato che per gli intermediari vigilati vi è l'obbligo di compilare i bilanci secondo gli schemi IAS con tutta una serie di conseguenze rilevanti, tipo l'emersione in molti casi di perdite nella gestione caratteristica. Questo è solo un esempio sulla necessità di fare formazione.
Ringrazio Luca per avermi inserito nell'elenco delle persone che potrebbero contribuire a questo complesso percorso di formazione. Sono convinto che l'esperienza di chi lavora da anni con i Confidi ed è consapevole delle problematiche che emergono con la trasformazione in intermediario vigilato possono essere di estrema utilità per questo mondo. Senza dimenticare la necessità di individuare percorsi di crescita anche per chi non si trasformerà (penso in particolare a corsi che spieghino nel dettaglio le possibilità offerte dalle operazioni tranched).
Sono d'accordo con la necessità di istituire master di buon livello con esami finali e che rilasciano un vero diploma.
Operativamente, penso che dovremmo metterci tutti intorno a un tavolo e verificare un percorso di fattibilità. Anche perchè i tempi sono stretti, la normativa uscirà presto e ci sarà la corsa a offrire formazione anche da parte di chi non è assolutamente in grado di rispondere alle esigenze dei Confidi. E su questo spero che vigileranno le associazioni di categoria. Buttare i soldi non serve a nessuno !
Grazie a Claudio. Cogliendo il suo invito a non indugiare, lancio una proposta: provo a mettere in rete un wiki (sito editabile dai visitatori) sul progetto "Master confidi". Elaboro una prima traccia di programma, contenuti, ecc. e poi aspettiamo contributi per estendere, aggiungere, arricchire, affinare. Quando la bozza di progetto si consolida, organizziamo un incontro di kick-off tra i soggetti interessati, nel quale mettiamo a punto gli aspetti amministrativi (chi lo organizza, come viene finanziato, ecc.). Dovete avere un po' di pazienza, metterò un blog appena sono pronto.
RispondiEliminaInnanzitutto saluto il prof. Erzegovesi, che seguo su questo blog. Il tema della formazione sui Confidi mi interessa moltissimo, in quanto da tempo vorrei verificare se e come una professionalità proveniente dal risk management bancario (che e' molto ampio, diversificato e in certe realtà anche molto specializzato) può approdare al mondo dei Confidi senza che questa venge percepita come un'invasione. Mi piacerebbe molto sapere quali sono le conoscenze di base e avere una piccola bibliografia, una sorta di percorso di studi pre-master... Quindi aspetto con curiosità il progetto Master Confidi.
RispondiEliminaBuon lavoro Luca!
Ciao Valentina! La dott.sa Basaglia ha avuto la ventura di collaborare con me in un progetto software per finanza e derivati. Per rispondere alle tue domande ho creato un nuovo sito, guarda il blog di oggi per dettagli. Per lavorare nei confidi le competenze bancarie sono ben accette, lo stile di lavoro è più informale e bisogna essere eclettici (non specializzati come nel risk management id un grande bruppo bancario). La strada per il master confidi è ancora lunga.
RispondiEliminaQualcuno sa fornirmi indicazione / riferimenti normativi in merito al trattamento ai fini della transizione IAS per un Confidi, di fondi di terzi (provenienza pubblica e/o enti locali) iscritti nell'attivo nei crediti verso enti creditizi e nel passivo nelle riserve indivisibili / altre riserve?
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