Tra i moduli del progetto smefin tengo molto a quello che si occupa dell'assistenza finanziaria e consulenziale alle imprese in crisi. Per la conoscenza diretta che ho del fenomeno, sono convinto che in situazioni del genere si potrebbe aiutare molto l'impresa , ma che in pratica si fa molto poco. Molte crisi avvengono per colpa dei proprietari che depauperano il capitale dell'impresa e, quando la crisi si manifesta, la tirano in lungo per non perdere il controllo e salvare quanto possibile dalle pretese dei creditori. In altri casi, invece, l'imprenditore è in buona fede e sconta errori e omissioni compiuti nelle scelte di business o (più spesso) di finanziamento. Qui si può fare qualcosa, ed è giusto non lasciare solo il capo-azienda, che altrimenti tira avanti spremendo liquidità finché può e "gettando soldi buoni dietro soldi cattivi", senza un disegno preciso.
Molte banche si ritirano dalla relazione personale con l'impresa quando il credito passa a sofferenza. L'esposizione passa sotto le cure del servizio contenzioso o di una società di recupero crediti. E' difficile su queste basi che i "recuperanti" si facciano carico del groviglio di problemi delicati e complessi che una crisi aziendale porta con sé: le procedure si trascinano, senza prospettive di risanamento né di ordinata e tempestiva liquidazione.
Quanto potrebbe aiutare, in questi frangenti, un soggetto che si affianca all'impresa, cerca di mettere ordine nei suoi conti e nei suoi piani, e la conduce verso un percorso di liquidazione o di risanamento, secondo la migliore convenienza! Soltanto chiacchiere e buoni sentimenti, direte voi. Io non sottovaluterei l'utilità anche della sola consulenza. L'intervento che auspico avrebbe peraltro ben altra forza se ad attuarlo fosse un soggetto che, oltre a consigliare, sostenesse finanziariamente l'impresa: un confidi, perché no?.
All'evento di default, i confidi che erogano garanzie personali a prima richiesta assumono il credito problematico. Possono essere loro i soggetti di buona volontà che cercano di dipanare con l'impresa la matassa dello stato di crisi. Questi interventi sarebbero in piena sintonia con la missione solidaristica dei confidi. Il confidi potrebbe intervenire al momento del default anche su esposizioni che prima non garantiva, fornendo alle banche coperture su prestiti ristrutturati nell'ambito di piani costruiti sotto la sua attiva supervisione. Questa attività potrebbe abbattere la loss given default dei crediti così garantiti. Se il modello si rivelasse più efficiente rispetto ai percorsi soliti gestiti da società di recupero crediti, il confidi potrebbe trarre da questi interventi una fonte di reddito sotto forma di success fee riconosciute dalle banche in caso di risanamento riuscito.
Gentili visitatori con esperienza diretta di questi problemi, che cosa pensate di questa idea?. Troppo complicata e costosa? Però risponde a problemi reali altrimenti lasciati a se stessi: questo è già un argomento forte. E guardiamo in faccia la congiuntura che ci aspetta: le situazioni di crisi saranno (purtroppo) più frequenti, veniamo da cinque anni di qualità del credito ai massimi storici.
Se esistessero soluzioni banali, a che servirebbero i confidi?
Luca
Gent.mo Prof., secondo me la possibilità di aiutare l'imprenditore "onesto" che ha purtroppo fatto delle scelte imprudenti e che hanno compromesso la stessa esistenza della sua impresa va senz'altro aiutato. Condivido l'analisi di avviare una consulenza specifica e, magari di utilizzare un fondo specifico quale quello di prevenzione dell'usura, di cui quasi tutti i confidi siamo dotati. Approfondiamo la cosa. Saluti
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