I confidi italiani vedono avvicinarsi le tre streghe e la tensione cresce. Google alert per la chiave di ricerca "confidi" segnala notizie come le seguenti:
Artigiani, lite sulle coop di garanzia fidi - [In Abruzzo]al centro delle polemiche le cooperative di garanzia, Cofidi. Per Casartigiani e Confartigianato la cooperative devono avere bilanci autonomi. Nella riforma regionale, invece, si parla di accorpamento delle cooperative fidi.[...]
POR MOLISE. I Confidi molisani chiedono un incontro urgente con il presidente della Regione Iorio - [...]nella formulazione del POR FESR 2007-2013 e nella definizione dei successivi “Criteri di Selezione delle Attività”, in fase di approvazione proprio in questo periodo, si riscontra la volontà dell’attuale Governo Regionale di riservare i nuovi strumenti di garanzia esclusivamente in favore di intermediari (Confidi e non) vigilati dalla Banca d’Italia quali appunto non sono, e non possono essere nel brevissimo arco temporale ivi stabilito, i Confidi Molisani firmatari della presente richiesta d’incontro![...]
Si allontana la prospettiva di una fusione tra Confidi Industriali Vda e Fidindustria Biella - [...]il Confidi industriali della Valle d’Aosta, nel 2007, aveva avviato una fusione con Fidindustria Biella, allo scopo di raggiungere dimensioni tali da giustificare il passaggio al modello 107. Attualmente questo progetto è stato bloccato, come ha annunciato Jacquin. Ulteriori mutamenti del quadro legislativo hanno bloccato la spinta alla concentrazione dei Confidi, estendendo molte delle prerogative dei soggetti modello 107 ai modelli 106. Il passaggio al regime 107 non appare più una scelta sicuramente conveniente, come dimostrano i fallimenti di numerose fusioni in tutta Italia. Perciò il 2008, ha annunciato il presidente dell’associazione nella sua relazione, sarà per il Confidi Industriali Valle d’Aosta un anno di attesa.[...]Sono tre flash, ma potrei citare altri esempi. Situazioni di stallo: discussioni vaghe sui modelli più efficienti, 106 e futuri 107 che si contendono i fondi rischi e i contributi alla trasformazione, programmi pubblici che pongono principi generali inapplicabili allo stato delle cose. So che non è dappertutto così. Ma non ci si può ìnascondere dietro un dito: nei quattro anni abbondanti che sono passati dall'approvazione della legge 326/2003 sui confidi, si sono fatti piccoli passi in avanti verso la progettazione operativa di nuovi modelli strategici e organizzativi adeguati a Basilea 2 e allo status di intermediario vigilato. Finché non si colma questo vuoto, che tale è ancora per la maggior parte degli attori, a poco servirà la ricerca affannosa di risorse e di assistenza consulenziale.
In questa situazione, c'è bisogno urgente di spostare il focus del dibattito sull'organizzazione e la gestione dei confidi. Chi ha un ruolo e una storia da difendere e vuole portarli avanti come 106, come 107, in altre forme, ne ha tutto il diritto, ma per favore dimostri - numeri alla mano - che anche i suoi modelli operativi sono difendibili. Non ci sono ragioni a priori che portano a preferire il cambiamento rispetto alla conservazione dell'esistente, o viceversa, e la scelta giusta dipende da mille fattori specifici. In tutti i casi serve un riassetto radicale del modus operandi. E il riassetto non si esaurisce negli interventi correttivi sulla forma societaria e la governance, illudendosi che l'entendance suivra. L'entendance costa, e non sono previsti rimborsi a pié di lista per tutti, e comunque finiranno, prima o poi.
Urge dare risalto ai progetti in atto che hanno rischiato sul cambiamento per comporre costruttivamente le divergenze tra gli attori in gioco. Questo spazio è, come sempre, a disposizione per farlo.
Luca
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