mercoledì 14 maggio 2008

Per vincere bisogna valorizzare i <i>non-talenti</i>



Nell'ultimo numero di Via Sarfatti 25, rivista della mia università d'origine, è recensito il libro di Henry Tosi e Massimo Pilati Il comportamento organizzativo. Riprendo un'idea interessante dalla presentazione scritta dal secondo autore.
La necessità di investire e trattenere i talenti, gli abitanti dello "spazio nobile" delle sfide competitive nazionali e internazionali, è il nuovo leitmotiv di articoli, convegni, simposi.[...] Il tempo e le energie che le organizzazioni, i capi diretti e i responsabili del personale investono su questa risicata fetta della popolazione aziendale sono rilevanti. In termini controintuitivi e come stimolo al dibattito in corso mi sento di sostenere che oggi, per le imprese che vogliono investire in capitale umano ed essere competitive sui mercati domestici e internazionali, il vero fattore di successo è la gestione dei non-talenti. Basterebbe infatti aumentare dell'1% la produttività media della "truppa", che il sistema competitivo paese avrebbe un significativo breakthrough, come dicono quelli che parlano bene.[...]
Quello che fa veramente la differenza è la produttività e il morale della truppa. Lavorare sui talenti è certamente più interessante, stimolante, ma ho il sospetto che sia un modo veloce per ingraziarsi i CEO o coloro che non credono alle persone come voce di investimento, ma solo come voce di costo, poiché commodity, come ebbe a dire il responsabile del personale di un'importante azienda di credito [...].
Penso che il percorso più lungo e faticoso, che richiede fiato da maratoneta, sia quello di agire su quella parte della gaussiana dove sono posizionati gli indifferenti, i cinici, gli oppositori, i restii al cambiamento, insomma, i dimenticati da Dio.
Dalla mia esperienza, confermo quanto dice Pilati. La maggior parte delle persone non è da sola capace di trovare la strada per lavorare bene, deve essere accompagnata. I frutti arrivano dopo un certo tempo. E' un cammino di educazione (o di rieducazione, in senso buono). Quanto più i capi accetteranno questa sfida, tanto meglio funzioneranno banche, confidi, pubbliche amministrazioni. Le persone ci sono, bastano e avanzano per fare un buon lavoro. Ci vuole qualcuno che le prenda per mano e le riporti, prima di ogni altra cosa, a riscoprire il senso e l'utilità di quello che fanno, per sé e per gli altri.

Luca

2 commenti:

  1. Luca, molto interessante il tuo blog.
    qualunque suggerimento, anche critico, all'articolo e al libro (nel caso che sventuratamente tu l avessi comprato, sono benvenuti
    ad maiora
    maxpilati

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  2. Grazie, Massimo. Il libro l'ho trovato all'aeroporto di Fiumicino, pensa un po'. E' una lettura molto stimolante.

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