sabato 25 ottobre 2008

A tutti gli imprenditori: micro-rimedi contro la crisi



E' un sabato mattina di lavoro tranquillo a casa, in mansarda. Due piani sotto, il forno lavora: torta di mele e pane fatto in casa. Avvolto, ma non distratto, dai profumi ho guardato questo intervento di Nouriel Roubini. 45' serrati sulla crisi. Grande lucidità, ampiezza e profondità di visione, spietato realismo: il peggio è davanti a noi, non già alle spalle. Le Borse possono scendere un altro 30%. I fallimenti delle imprese negli USA (e altrove) avranno un'impennata, un'altra botta per le banche. Rischi di default e crisi valutarie in una ventina di paesi emergenti in Asia, Est Europa, Sudamerica. Un sistema finanziario che sfiora il collasso: perdite e squilibri finanziari che si gonfiano a dismisura, investitori in fuga da rischi di qualsiasi genere, Governi, Banche centrali e Fondo monetario che devono caricarsi di tutto quello che i mercati rigettano. La cappa incombente di una recessione globale che potrebbe durare anni. Consigli? Via da qualsiasi asset rischioso, via dal dollaro (saremo inondati da T-Bonds emessi per pagare il conto dei salvataggi, chi li comprerà?), rimanere su investimenti liquidi e sicuri, leggi titoli di stato a breve e medio termine di paesi non piccoli e politicamente stabili.
Roubini non gioca a fare Nostradamus: il panorama è questo, il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi. Mi chiedo: si può fare qualcosa? O lo possono soltanto i governi? Siamo frastornati dai numeri, il male e i rimedi si pesano a trilioni di dollari o di euro (migliaia di miliardi!), l'ordine di grandezza del PIL di un paese.
In Italia, l'arsenale strategico anti-crisi è sguarnito: un trilione e passa lo abbiamo speso un po' alla volta negli anni ed è già debito dello Stato. E' questa la nostra forza: poter contare soltanto sulle persone. Lo dicevo due settimane fa, ma ci voglio tornare sopra con qualche riflessione più specifica. Aspettando i macro-rimedi decisi "colà dove si puote", ecco il mio menu di micro-rimedi, per non stare con le mani in mano. Lo sottopongo all'attenzione degli imprenditori italiani:
  • intelligenza, nel senso di intelligence, ovvero seguire quello che sta accadendo e cercare di capire, anticipare i problemi, quelli vicini (come la crisi di un distretto produttivo) e quelli lontani (come il default di un paese emergente); e soprattutto quantificare gli impatti; in Italia abbondiamo in materia prima, ma siamo carenti nel prodotto finito;
  • valore aggiunto, ovvero il reddito prodotto e ripartito tra lavoratori, creditori, azionisti ed erario; è questa la misura di performance che deve guidare le imprese di questi tempi; basta con i "nuovi paradigmi" della creazione di valore e l'EVA, con questi premi al rischio è negativo, con poche eccezioni; ci si accontenti di far durare un'azienda nel tempo (è già tantissimo); questo patto tra stakeholder può funzionare in un paese, come l'Italia, di imprenditori-lavoratori;
  • capitale di rischio, se l'azienda ha le chance per farcela, deve essere ricapitalizzata; non seguite il consiglio di Roubini, o meglio, tenete al sicuro i risparmi per la pensione, ma con il resto finanziate le attività d'impresa (e che la fiscalità aiuti); il capitale serve per consolidare, ristrutturare, innovare; ci vuole coraggio, il ROE per qualche anno non sarà brillante, e un bel po' di capitale andrà a coprire perdite pregresse e future; ma se c'è partita, si deve giocare, ne sarete fieri, meglio che averli messi in un hedge fund; l'alternativa è lasciare questo compito allo Stato, ma non è detto che lo faccia meglio, non ne ha per tutti, e alla fine presenta il conto ai figli e ai nipoti;
  • corresponsabilità, ovvero quel che faccio ha un respiro ampio, può costruire un'economia più vitale, un mondo migliore; concretamente vuol dire collaborare (con fornitori, clienti, banche, soci esterni, consulenti, enti pubblici, politici), ognuno attento al suo particolare, ma tutti protesi con la coda dell'occhio verso una possibilità di bene comune; provate a immaginare come potrebbero funzionare meglio le filiere produttive e la financial supply chain usando meglio l'informatica, pagando puntualmente, condividendo equamente i rischi, i profitti e le perdite; e già che ci siamo, buttiamo via le inefficienze e le cose malfatte. Utopia? L'alternativa è la giungla, mors tua, vita mea, peggio di adesso;
  • compagnia, abbiamo visto che i soldi si dissolvono, valgono soltanto le persone; vista da soli, la crisi farà paura; meglio trovarsi, ma non per convegni autocelebrativi o declamatori; trovarsi a cena fuori, dieci, venti persone (ristoratori, accoglietele con generosità di cibo, vino e prezzi speciali); raccontarsi quello che sta succedendo, capirne il senso, far presente un bisogno, proporre iniziative; e se c'è tempo, chiudere con un canto di montagna, o napoletano, o di Lucio Battisti; da cosa nasce cosa, non abbiamo idea di quello che può accadere da un incontro semplice, libero, tra persone che hanno a cuore se stessi, che non fuggono dalla realtà.
Bene, queste le mie proposte per il livello micro. Per il livello macro, come tutti, spero nei reggitori degli equilibri geopolitici ed economici, che facciano le cose giuste. Attraversiamo un passaggio epocale. Wall Street come Berlino, muri che cadono e la storia che si rimette in movimento.
Qualunque cosa accada, sarò sempre disponibile per discutere a tavola di micro-rimedi e cantare Col cifolo del vapore.

Luca

9 commenti:

  1. Caro Luca, siamo veramente a questo punto? Speravo in una ripresa non dico immediata, ma in tempi ragionevoli e soprattutto certi. Il tuo intervento mi allarma molto, proprio perchè colgo la preoccupazione. Anche noi confidi possiamo fare qualcosa per "salvare" la situazione?

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  2. Bartolo, mi spiace averti allarmato. La diagnosi non è mia, ma di un noto economista che tende a calcare i toni. Che dire? Il prossimo futuro sarà diverso dal recente passato. Gli squilibri accumulati sono ingenti, i prossimi mesi ci potranno essere ancora delle sorprese ancora non positive. Più gravi negli USA e in alcuni paesi emergenti. L'Italia non ha sofferto gravi danni diretti dalla crisi dei mercati finanziari, ma non potrà ripararsi completamente dalla recessione, che è molto probabile. Per questo insisto sulla necessità di prepararsi e rafforzarsi.
    A livello di micro-rimedi, i confidi possono essere protagonisti. Però, [i]à la guerre comme à la guerre[/i] ...

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  3. Fermi tutti : E' difficile fare previsioni (anche negative) soprattutto sul futuro (Taleb)!

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  4. D'accordo, soprattutto sulla difficoltà di prevedere gli impatti in Europa e in Italia. Appunto per questo è importante guardare quello che sta succedendo. E rafforzarsi, per essere meglio in grado di affrontare quello che accadrà.

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  5. Ho visto l'intervento di Roubini. Mi sembra una visione molto realistica della situazione. Essere prudenti comunque non guasta in questo momento !

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  6. A pensar male...... Non è che è amico dei ribassisti ?
    A proposito, avrei bisogno di una spiegazione tecnica. Com'è che in un mercato integrato, il controllo di proprietà delle azioni prima di poter procedere alla vendita, non è integrato? Il risultato è che la vendita allo scoperto è formalmente proibita e realmente permessa (per le vendite provenienti dall'estero).

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  7. Senz'altro la paura della crisi ha fatto aumentare gli abbonamenti al sito RGE di Roubini. Il mio post però non parla solo delle sue diagnosi.

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  8. Professore è da diverso tempo che la seguo e le dico francamente che condivido appieno tutte le sue lucide visioni. Oggi ho trovato del tempo e le scrivo.
    Le dico che sarà necessario trovare persone lungimiranti che facciano tesoro anche dei suoi "micro-rimedi" per risolvere la crisi.
    Vede, io "cerco di fare" il risk manager in una piccola banca locale e le posso assicurare che, nonostante la crisi distrettuale attanagli duramente le famiglie e le imprese della zona, più che alzare la bandiera della "corresponsabilità" si gioca a "scarica barile". Di chi è la colpa? Forse è solo il buon senso del padre di famiglia che potrebbe guidarci verso l'uscita da questo tunnel?
    L'unica "rimedio" vero su cui io vorrei puntare per immaginare un futuro migliore sono le giovani generazioni.
    Lei è un "formatore" e sa quanto sia fondamentale non soltanto "vendere nozioni" ma anche "trasmettere valori" con l'esperienza ai nostri ragazzi.
    Per uscire da questa crisi allora, che non è solo economica, attendiamo che passi almeno una generazione.

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  9. Caro Enrico, i giovani dovranno ricostruire molto, ma dobbiamo aiutarli, altrimenti li perdiamo. Io cerco di creare situazioni per coinvolgerli in progetti dove si impara lavorando insieme. Grazie della simpatia per i miei modesti tentativi.

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