martedì 23 dicembre 2008

Per Greenspan alle banche serve più capitale



Il numero dell'Economist uscito qualche giorno fa ospita un breve intervento di Alan Greenspan, Presidente della Fed dal 1987 al 2006 e in quel decennio fautore di una politica monetaria tollerante verso le bolle. L'articolo ha suscitato un vivace dibattito sul sito dell'editore, con interventi di economisti tra cui Luigi Zingales e Brad DeLong.
Secondo Greenspan l'attuale paralisi dei mercati è provocata dalla paura degli investitori che giudicano troppo esigui i cuscinetti patrimoniali della banche. Per riportare la fiducia sul mercato ai livelli del 2006 servirebbero $250mn di capitale in più (il 14% delle attività ponderate per il rischio). Da dove farli uscire? Greenspan non vede con favore un intervento dello Stato come fornitore di extra-capitale alle banche, o come acquirente di ultima istanza di crediti rischiosi. Il capitale si può stabilmente rafforzare con la ripresa dei valori che supportano gli attivi bancari, ovvero la capitalizzazione delle Borse mondiali (ripristinando una parte dei $30.000md evaporati con la crisi) e i prezzi delle case negli USA. Questo rafforzamento potrebbe avvenire a costo zero per le finanze pubbliche, per effetto di una ripresa delle quotazioni dal fondo toccato all'apice della crisi. E in proposito l'ex capo della Fed afferma che i capital gain non possono finanziare investimenti fisici, ma possono rinpinguare i bilanci, ed è quello di cui c'è bisogno. Con buffer patrimoniali più ampi, si potrebbe finalmente far pulizia nei bilanci, e svalutare a livelli realistici le attività problematiche. Le iniezioni di capitale dallo Stato possono sostenere questo processo, ma da sole non bastano. E in ogni caso, bisognerà presto pensare a come smontare gradualmente questa massa di finanziamenti e garanzie pubbliche (circa $7.000md).
Che dire? Da qualche giorno non sono più capace di farmi un'opinione su diagnosi e proposte anti-crisi a livello macro, come questa di Greenspan. E' importante che le autorità e i governi facciano il possibile per riprendere il controllo della situazione (o per convincere di essere capaci di farlo). Dal mio punto di osservazione, mi interessano le azioni a livello micro, che cercano di rimettere ordine nei bilanci di famiglie e imprese dissestate, una alla volta.

Luca

1 commento:

  1. pienamente d'accordo professore....secondo me, a prescindere dall'importanza in un paese di un sistema bancario solido, secondo la mia modesta opinione si sta troppo parlando di equilibri macroeconomici e poco di equilibri di imprese e famiglie...anche perchè dall'equilibro di queste ultime dipende la stabilità dell'economia in generale.

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