Un articolo di Carmine Fotina sul Sole 24 ore di oggi (non linkabile) ci aggiorna sull'iter di discussione nella Commissione Bilancio e Finanza della Camera dell'art. 11 del Decreto anti-crisi del 28/11 che riguarda i confidi. Si precisano le condizioni della garanzia statale di ultima istanza sul Fondo centrale di garanzia per le Pmi, sebbene non siamo sicuri al 100% che si riesca a rientrare nei paletti che Basilea 2 richiede per la ponderazione zero. Nello specifico, gli impegni del Fondo (di garanzia) saranno coperti dal Fondo di riserva per le spese obbligatorie e di ordine ex legge 468 del 5/8/1978, un fondo generico per le passività potenziali future presso il Tesoro. E' un passo avanti rispetto alla sibillina formulazione originaria ("nei limiti delle risorse destinate a tale scopo a legislazione vigente sul bilancio dello Stato"). Restano però aperte tante questioni: quantificare tale esposizione nel bilancio statale, trattarla o meno come aiuto di Stato, remunerare o no lo Stato garante (eh sì, difficile che non si sollevi la questione, col gran parlare che si fa di onerosità delle garanzie statali sulla provvista subordinata delle banche).
A latere dei lavori parlamentari, l'articolista fa notare che dei 450 milioni assegnati dal Decreto al Fondo Pmi, solo 80 sono sicuramente disponibili, mentre rimane da verificare lo svincolo dei fondi ex L. 488.
Una cosa che farei subito è lavorare sulle procedure del Fondo, per aggiornare ed aprirle a programmi co-finanziati da SACE, Regioni, banche e altri garanti, un'ipotesi operativa che lo stesso decreto menziona.
Luca
PS 17/1: Le modifiche di cui sopra sono state recepite dal testo dell'art. 11 approvato dalla Camera dei Deputati.
Ho letto l'articolo ed ho tratto conferma che Pantalone non ha soldi e mena il can per l'aia.
RispondiEliminaMa rimane il vecchio detto "Senza lilleri non si lallera!". Una curiosità: ma perchè le Banche o la Sace (casomai la Simest)dovrebbero contribuire al fondo? Che senso avrebbe? Per fortuna che c'è l'Europa .....che blocca i conigli dei maghi italiani.
L'idea di usare il fondo come piattaforma per programmi di garanzia co-finanziati (ad esempio dal sistema delle Camere di commercio che ogni anno trasferisce ai confidi circa €40mln) non è malvagia. Bisognerebbe dargli una rinfrescata, ma qui nasce il problema della convenzione con MCC che scade prossimamente. Penso che si debba però agire con decisione e senza aspettare troppo. Dopo tutto il vero soggetto dietro il Fondo non è (con tutta la considerazione) l'organismo gestore, ma lo Stato e la rete dei fruitori diretti e indiretti (banche, confidi, imprese). Sono questi che dovrebbero dare una scossa non solo a livello di lobbying, ma anche di progetti e di iniziative.
RispondiEliminaA me una cosa che non piace proprio (l'ho detta anche l'altro ieri ad un funzionario del Mediocredito (area garanzie)) è che le banche (tra cui Unicredit) possano garantirsi direttamente ad un fondo (gestito da Mediocredito controllato da Unicredit)........purtroppo in tempo brevi non ci sono soluzioni.....certo che situazioni come queste si possono verificare solo in Italia
RispondiEliminaConcordo pienamente con Cristiano: un Fondo pubblico di garanzia dedicato alle PMI deve essere utilizzato esclusivamente dai Soggetti Garanti espressione delle Associazioni che le rappresentano. Inoltre sarebbe arrivato il momento di una sostanziale revisione delle Disposizioni Operative del Fondo che non manco di definire quanto meno "lacunose"...
RispondiEliminaEppure un vantaggio c'è a lasciare che il Fondo sia amministrato da una banca appartenente ad un grande gruppo creditizio. Solo questa appartenenza può dare al Fondo gli strumenti tecnici di analisi del rischio (rating ai garantiti) che potrebbe assicurare allo stato una corretta analisi del rischio assunto e quindi una corretta, non nasometrica o assistenziale, sua prezzatura e quantificazione.
RispondiEliminaNessuno ha qualche ideina su possibili miglioramenti delle procedure del Fondo?
RispondiEliminaqualche idea.....
RispondiEliminasinceramente propongo la procedura usata dal FEI.
Anche in quel caso ci sono risorse pubbliche (Europee) date ad un gestore (Fondo Europeo per gli investimenti) il quale:
- emette un bando per selezionare gli intermediari
- fa una selezione severissima dove i candidati dichiarano come lavorano, modalità, costi, metodi di analisi fidi, mercato, performance, insolvenze,ecc. fino ai minimi dettagli
- se si passa l'esame si fa un contratto dove si fissano tutte le regole possibili(pladfond, Cap, pratiche eleggibili, penali ecc.).
- si inizia a lavorare con le modalità proprie del confidi (così come dichiarate ed accettate), quindi non ci sono doppie, triple valutazioni, costi duplicati...
- le insolvenze sono pagate in modo tempestivo e senza vincoli particolari
- almeno ogni due anni l'intermediario è sottoposto ad audit del FEI, della Commissione Europea o della Corte dei Conti Europea che verificano se quanto dichiarato in sede di accreditamento è rispettato.
Molti confidi italiani lavorano con il FEI dal 1999 e svariati milioni di euro di risorse europee GRATUITE sono state utilizzate in questi anni a sostegno delle mutua garanzia...
Posso dire un buon esempio di efficenza ed efficacia, in tutti i sensi.
efficienza.. scusate!
RispondiEliminaL'idea, molto ragionevole, prospettata da Marina apre un'altra questione: qual è la scala ottimale per una piattaforma di garanzia? Nazionale o sovrannazionale?
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