Il co-produttore di aleablog Sapio (chi è? molti si chiedono, prima o poi daremo lo scoop) mi sottopone alcuni temi da discutere che sono attualissimi e molto correlati. Provo a sintetizzarli e a proporli al dibattito.
Il primo riguarda il rating dei clienti retail valutati in pool di prodotto. Può accadere che un cliente prenda più prodotti e per questo gli vengano attribuite più PD, diverse fra loro, una per ciascun prodotto. Non sarebbe giusto che ad un prenditore venga alla fine associata una sola PD, magari la più prudente fra le tre, nel rispetto del principio logico che un soggetto ha una sola probabilità di default? Provo a rispondere: la PD serve per il pricing e la copertura del rischio; la banca vede il rischio aggregato del pool, non quello della relazione con il cliente. La PD di ogni pool è una stima della frequenza dei default di quel pool. Se trattata individualmente, la PD del cliente stimerebbe l'incidenza dei default nel segmento cui appartiene quel cliente.
Secondo spunto: in questo momento di crisi eccezionale i sistemi di rating dovrebbero essere modificati per tener conto dell’eccezionalità dell’evento? Un esempio : un prenditore subisce degli insoluti causati dall’impossibilità da parte dei clienti di pagare alcune fatture. Il prenditore rimane solvibile ma i sistemi andamentali registrano questa situazione e peggioreranno i prossimi rating. E’ corretto? Mia risposta: temo la reattività degli score andamentali (ne avevo parlato qui), di questi tempi serve dare più peso al bilancio e alle qualità personali (con tutta la difficoltà di fare proiezioni)
Terzo spunto: i sistemi di rating che conosco sono tutti rivolti al passato perché basati su elementi del passato (bilancio, andamentali, qualitativo). Nessuno valuta il progetto d’investimento o di business. E’ giusto? Che rischi si corrono in questa situazione? Risposta: non è giusto, ma chi si prende la briga di valutare il progetto? Spesso nemmeno l'impresa lo fa in modo esplicito. Eppure si deve fare, anche sapendo già che in un mese potrebbe cambiare tutto. E l'impresa dovrebbe essere valutata per la sua elasticità nel cambiare al volgere degli eventi.
A voi, amici visitatori, non deludete i co-produttori del blog.
Luca
Faccio tanti complimenti ai produttori e co-produttori di questo blog che seguo silenziosamente da tempo. Alea Blog è sicuramente una fucina di idee, riflessioni, curiosità intellettuali che ritengo di grossa importanza.
RispondiEliminaHo deciso di dare la mia view in merito alle riflessioni sollevate da Sapio; di partecipare al continuo scambio di idee che avviene su questo blog.
Circa la valutazione in pool, come ricorda il Prof, si svolge con delle modalità e persegue finalità differenti rispetto alla valutazione per singola controparte. Qualora poi il cliente abbia pure la stessa PD, cambierebbe comunque la valutazione di rischiosità delle diverse operazioni/prodotti e, quindi, la loro perdita attesa e inattesa.
A proposito del secondo spunto di riflessione di Sapio, ricordo che la circ. 263 di Banca d'Italia prevede, tra i requisiti per l'autorizzazione all'utilizzo dei sistemi di rating interni ai fini prudenziali, prevede la conduzione di prove di stress (stress test). Queste devono essere svolte utilizzando ipotesi di shock di diversa entità, estreme ma plausibili di uno o più fattori di rischio. Esse si sostanziano in: a) analisi di sensitività, utilizzate per valutare
l'adeguatezza del capitale alla variazione di un unico fattore di rischio; b) analisi
di scenario, impiegate per simulare l'impatto sulle dotazioni patrimoniali di uno
shock avverso che conduca alla variazione contemporanea di un insieme di fattori
di rischio.
Le banche, ricorda Bankit, nello svolgimento delle prove di stress deve valutare almeno l'impatto di una lieve recessione (ad esempio, due trimestri consecutivi di crescita nulla del prodotto interno). Quindi, i sistemi di rating attualmente autorizzati sono sottoposti, con frequenza almeno annuale, a prove di stress.
Sapio, poi solleva riflessioni sulle diverse aree informative utilizzate nella valutazione del merito creditizio e sul possibile diverso "peso" da attribuire a queste in una fase di turbolenze finanziarie. A tal proposito, penso che possa essere utile rileggere la ricerca condotta da Banca D'Italia nel 2008 (già citata in questo blog): "L'organizzazione dell'attività creditizia e l'utilizzo di tecniche di scoring nel sistema bancario italiano: risultati di un'indagine campionaria" (Albareto G., Benvenuti M., Mocetti S., Pagnini, Rossi P.). La survey di Bankit traccia un quadro interessante delle informazioni attualmente utilizzate nei modelli di scoring applicati alle PMI. Per le banche di credito cooperativo il fattore di maggior rilievo è il bilancio dell'impresa, seguito dalle informazioni sull'andamentale con il sistema bancario e con la banca affidante. Per le banche più grandi, al contrario, è l'andamentale con il sistema bancario l'area informativa di maggior peso (nella valutazione del merito creditizio) seguita dall'andamento del rapporto con la banca affidante. La ricerca di Bankit evidenzia anche che, pur essendo diffuse, le tecniche di scoring vengono tuttavia utilizzate ancora in misura limitata al fine di stabilire le condizioni di prezzo e di durata dei prestiti (povero use-test!!!!). Circa la necessità di effettuare valutazioni di merito creditizio su un orizzonte temporale superiore all'anno (indicato da bankit per la stima delle variabili del rischio di credito) va detto che in tale maniera cambierebbe la finalità del rating. Quello delle ECAI, tipicamente, trough the cycle, indipendente dalla fase pro-tempore in essere del ciclo congiunturale, è coerente con la funzione dei rating esterni: prendere decisioni di investimento generalmente di non breve termine. Tuttavia è vero che assorbimenti di capitale e pricing molto sensibili allo stato puntuale della congiuntura possono ridurre la capacità di attutire i cicli da parte del sistema bancario (la famosa pro-ciclicità).
cara Palì, grazie dei complimenti ma sei tu che li meriti per queste riflessioni molto centrate. Penso che in questa fase i sistemi di rating siano messi alla prova del fuoco, e saranno messe in discussione molte scelte di metodo che nella fase pre-crisi erano tranquille.
RispondiEliminaTienici aggiornati sulla tua ricerca.
Palì, la banca eroga anche mutui, quindi prodotti trough the cycle per definizione visto che sono pluriennali. Ne deriva che il rating interno dei mutui dovrebbe essere calibrato sul futuro. Che ne pensi?
RispondiEliminaPalì, sul problema della PD dei pool vorrei ricordare che la PD gode della proprietà propagativa. Il rating attribuito da una banca ad un prenditore si estende a tutte quelle del gruppo. Il default di un soggetto su una forma tecnica (es. c. corrente scoperto per pagare un mutuo) si estende ad in'altra forma tecnica del medesimo prenditore (es mutuo regolare e garantito da un Confidi, cosidetta clausola di accelerazione). Pur restando vero quello che dici tu perchè non dovrebbe valere lo stesso criterio per un partecipante ad un pool? E cioè il suo pricing migliore dovrebbe venir peggiorato in caso appartenga anche ad un pool con un rating peggiore .
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