lunedì 7 settembre 2009

Società consortili per rafforzare pro-tempore la struttura finanziaria delle imprese



Dall'articolo del Sole 24 ore sull'intervento di Emma Marcegaglia al Workshop Ambrosetti di Cernobbio
Confindustria ha lanciato l'allarme liquidità. «È stata firmata la moratoria sui debiti aziendali, l'Abi dice che ha aderito oltre l'80% delle banche. Ora contano i fatti». Intanto Confindustria si muove anche su altre strade: l'idea ha spiegato la presidente, è di creare una sorta di società consortili, private, partecipate da banche, confidi o dalla Cassa depositi e prestiti, che sottoscrivano azioni e obbligazioni di aziende e che le aziende stesse possono ricomprare dopo un periodo di circa tre anni. «È un meccanismo che potrà dare risposte alle esigenze di ricapitalizzazione e consolidamento delle imprese».
Non mi pare un'idea da poco, e coinvolgerebbe anche i confidi. Qualcuno ha maggiori informazioni, o commenti?

Luca

7 commenti:

  1. E' un'idea balzana! Le banche le hanno già inventate!

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  2. Ricordi dei primi anni di carriera: un progetto di articolo sulla legge 5.12.1978 n. 787, che prevedeva la possibilitā della formazione di consorzi bancari per la partecipazione temporanea a societā in crisi. Progetto poi abbandonato. Mi pare che la legge 787 sia stata utilizzata per Montedison. Chissà se nella possibile nuova versione Confindustria pensa a uno strumento utilizzabile anche dalle medie (o anche piccole) imprese.

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  3. Forse è più bello avere all'attivo immobilizzazioni, piuttosto che crediti di dubbia esigibilità.

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  4. Le banche sottraggono le immobilizzazioni pari pari dal Patrimonio di Vigilanza, alias assorbimento 1250%. Non è bello né saggio.

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  5. Sapio, devo ripassare il trattamento degli investimenti azionari delle banche nelle imprese in Basilea 2. Mi pare che ci siano casi di assorbimento non così penalizzante.

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  6. I Confidi? E con quali risorse?

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  7. Con le estensioni introdotte dalla Comunicazione UE del 17/12/2008, Stato e regioni possono sponsorizzare programmi di apporto di capitale di rischio per colmare situazioni di equity gap; i limiti agli apporti sono innalzati a €2,5mn per impresa per anno (prima il limite era €1,5mn) con una percentuale minima di fondi di origine privata del 30% (prima era il 50%). I confidi potrebbero gestire fondi di qs natura, il problema è trovarli (ogni intervento ne consuma un sacco), e dribblare i paletti che impediscono di mettere soldi pubblici nel capitale di imprese in ristrutturazione. Mission impossible?

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