Su segnalazione di amici abruzzesi, cito dal sito del quotidiano Il Tempo:
PESCARA Contro la crisi economica arriva il sostegno della Regione Abruzzo. Questa volta l'ente tende la mano alle imprese e si propone di consolidare i loro debiti a breve contratti nei confronti degli istituti di credito. Per fare questo, infatti, mette a disposizione un fondo pari a 6 milioni e 500 mila euro. Lo stanziamento è il risultato di una convenzione sottoscritta nel luglio scorso con il Medio Credito Centrale (gruppo Unicredit) e diventata operativa ieri anche attraverso l'opera dell'Associazione Bancaria Italiana (Abi). «Attraverso tale provvedimento, tutti i debiti a breve, con scadenza entro i 12 mesi e per un massimo di 250 mila euro, potranno essere rimodulati per 5 anni - spiega durante la conferenza stampa l'assessore allo sviluppo economico Alfredo Castiglione -. Il contributo è pari al 100% del tasso di riferimento indicato e aggiornato con decreto del ministro dello Sviluppo economico (dal primo ottobre 2009 2,45%). [...]
Luca
Avevo già letto di questa misura. A voi più esperti di me voglio chiedere:
RispondiEliminaPerchè una banca dovrebbe consolidare l'indebitamento di una impresa in assenza, mi sembra di aver capito, di un qualsiasi strumento di attenuazione del proprio rischio?
Il beneficio la Regione sembra darlo solo all'impresa con l'abbattimento del tasso (ma in questo momento serve veramente?).
Ho paura che il risultato sarà che quelle imprese che per proprie caratteristiche non hanno problemi ad accedere al credito avranno il "premio" dell'abbattimento tasso mentre quelle in difficoltà subiranno una ulteriore perdita di competitività.
Il tasso che le banche applicano deve remunerare quattro loro costi: provvista, costi operativi, perdita attesa e costo del capitale che rimane a riserva a protezione di eventuali perdite inattese. In questo caso la regione si fa carico del primo costo uguale per tutti.
RispondiElimina[Continuo con brevi commenti perché prima il sistema se ne è mangiato uno lungo]. Chi vuole progettare un'agevolazione deve chiarirsi se vuole stimolare buoni investimenti (aziende buone) o aiutare le aziende in difficoltà (aziende con cattivo rating). Il sistema europeo delle agevolazioni in forma di garanzia (ottica protestante) prevede aiuti uguali per tutti (sotto pena di aiutui di stato) ma essi possono essere sufficienti per le buone imprese ed insufficienti per le imprese in difficoltà.
RispondiEliminaIl problema dell'accesso al credito non esiste. Basta che l'impresa sia disposta a pagare secondo il suo profilo di rischio. In Italia c'è un solo limite, l'antiusura. Una legge non più attuale, che fa più male che bene alle aziende malate, perché lega le mani alle banche.
RispondiEliminaNaturalmente so che ora si alzerà un coro di critiche, ma sono quà, pronto a rintuzzarle.
Ed ora una notizia curiosa dal Corsera del 10/10/2009 pag. 12 "Io, imprenditore faccio lo sciopero della fame".Perché? "Vogliamo garanzie, più peso ai Confidi, che quando vai in banca con quelli ti ridono in faccia".
RispondiEliminaRicordate i Confidi sono parte del problema ora, non sono la soluzione!
Un paio di mesi or sono parlavo con il direttore di un importante Confidi che mi diceva "Darò solo garanzie controgarantite dal Fondo PMI, le altre non posso permettermele. Durerei due anni".
Riflettete e guardate il baillame di soluzioni (tutte ineligibili), inventate dai politici, applaudite dai Confidi ed irrise dalle banche che firmano le convenzioni e poi non erogano (Toscana).
Dario, nelle azioni anti-crisi lanciate in Italia ci sono vari filoni. Dalla mia esperienza, la varietà nasce dalla pluralità di sponsor e di partner, dal desiderio di fare una cosa nuova, dalla volontà di fare prima. Però raramente (anzi, mai) ho visto uno strumento nuovo che ne ha cancellato uno preesistente. Il problema è che si omette di valutare l'efficienza e la funzionalità degli interventi, vecchi e nuovi, in un periodo in cui la "scienza delle costruzioni" da applicare ai veicoli che trattano rischio credito è tutta da rivedere.
RispondiEliminaE che succede alle imprese in difficoltà? Rimangono sole.
E' più utile un soggetto che va a vedere, di persona, i problemi che hanno, o dieci che litigano dicendo "Qui i soldi, sono io la soluzione"?
Ma chi può essere questo soggetto utile? Tutti e dieci.
Sapio, non pensi che la crisi stia mettendo sotto pressione anche le banche quanto a capacità di assumere rischio credito? Trovare credito è soltanto un problema di prezzo? Molti investitori (banche comprese) hanno cercato spread adeguati sul mercato dei corporate bond, ma forse illudendosi ancora di poter vendere in tempo. Con il credito alle Pmi questo non si può fare.
RispondiEliminaE qui mi si riempie la testa di questioni vertiginose sul futuro.
Naturalmente sono d'accordo. Io infatti uso dire che le analisi delle aziende vanno fatte con i piedi. I piedi di chi si reca in azienda a vedere ed a capire. Business Office. E' la soluzione !
RispondiEliminaRispondo alla capacità di assumere rischio delle banche e faccio un esempio concreto. Prima della crisi al promotore di un progetto real estate (un costruttore) si chiedeva di mettere un 20% della spesa prevista come capitale. Ora gli chiedono il 50%, inderogabilmente, quale che sia il premio a rischio disposo a pagare sul debito.
RispondiEliminaCi si può lamentare? E' bene? E' male? Io penso sempre al mio maestro (si chiama Giuseppe e gli voglio un gran bene) che il primo giorno di scuola banca mi disse "Ricordati, il capitale di prestito si affianca ma non si sostituisce al capitale di credito!" Sono passati tanti anni ... non l'ho dimenticato!
Errata corrige ".... non si sostituisce al capitale di rischio"
RispondiEliminaperò la maggiore capitalizzazione richiesta migliora il rating (anche se con un meccanismo tortuoso). Allora si tratta di minore disponibilità della banca a finanziare l'impresa o del tentativo di far risultare un miglior rating? Si rammenti che c'è sempre il tetto antiusura.
RispondiEliminaE' facile prevedere che una misura di questo genere si risolverà nel solito "buco nell'acqua". Tecnicamente non stà in piedi per le Banche e quindi la conclusione è presto detta. I confidi di maggiore dimensione e se adeguatamente supportati da un intervento pubblico potrebbero dare delle risposte. Ha ragione Sapio quando dice che al momento essi rappresentano uno dei problemi da risolvere nel mondo del credito, ma la soluzione passa da loro...
RispondiEliminaAmici, apro un nuovo post perché il dibattito si sta spostando sui grandi temi
RispondiEliminaOK, continuiamo sul nuovo post. Ma vorrei che Excelsus spiegasse "E' facile prevedere che una misura di questo genere si risolverà nel solito "buco nell'acqua". Che vuol dire ? Di quale misura parla? Di quali garanzie? Non ho appena detto che i Confidi non vogliono più dare garanzie sui loro fondi ma solo garanzie controgarantite da Fondo PMI?
RispondiEliminaCaro Sapio, il PV complessivo dei confidi è quello che è e non può risolvere da solo i problemi dell'accesso al credito delle PMI. In quanto alla tua osservazione l'avvo già anticipata io su questo blog mesi fà.
RispondiEliminaSosteniamo direttamente il PV dei confidi strutturando azioni pubbliche diverse da quelle già conosciute.
Dovremmo incontrarci per un approfondito confronto...un giorno chissà.
Excelsus, senza lilleri non si lallera. Se garanzie devono essere prego sganciare lilleri e non aria fritta. Questa estate la regione Toscana ha annunciato di voler ricapitalizzare Fidi Toscana cedendogli partecipazioni che aumentano il patrimonio netto ma non il patrimonio di vigilanza. Fantasia ed ignoranza al potere! Ma azioni per fornire alle imprese consulenza, servizi etc no? Quella è la strada, non garanzie come esca sull'amo.
RispondiEliminaI lilleri li diano le Banche che vedo sono di manichina piuttosto stretta anche su posizioni stragarantite.
RispondiEliminaIn quanto ai Confidi hai una visione distorta di quella che sarà a breve la realtà di questo mercato. Tra 2/3 anni rimaranno in Italia una ventina di confidi 107 ed una miriade di marginali confidi 106. Almeno a chi ha fatto l'enorme sforzo di elevarsi a soggetto vigilato vogliamo o no dare sostegno per sostenere a sua volta le PMI. Oppure dobbiamo continuare a far solo regali alle Banche in questo Paese!
Ma le imprese sono soggetti che agiscono a fine di lucro o confraternite di carità? Se agiscono a fine di lucro non possono essere aiutate senza un esame critico dei ritorni per il sistema paese. Questo paese deve crescere culturalmente e non sempre privatizzare i profitti e publicizzare le perdite, ora con l'aiuto dei 107.
RispondiElimina...e allora steso discorso valga per le grandi imprese visto che le PMI rappresentano oltre 90% delle aziende...
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