Da non perdere l'ultima newsletter del Mediocredito centrale Incentivi online. Si parla dell'ammissione al Fondo delle imprese dell'autotrasporto, dei nuovi e più flessibili criteri di ammissione (con approfondimenti sulle operazioni a breve termine). I criteri aggiornati di valutazione sono illustrati in questo documento.
Si aggiornano infine i numeri sui volumi operativi, che hanno fatto segnare un +84% nei primi 10 mesi del 2009. E per concludere, vi riporto dal comunicato alcune cifre interessanti:
Disaggregando i dati si scopre che le domande accolte riguardano principalmente le operazioni di controgaranzia, cioè quelle presentate dai confidi (75,6% del totale), le imprese localizzate nel Nord (48,1% del totale), le aziende attive nel settore commercio (44% del totale) e le microimprese (55,7% del totale).
Facilitare l’accesso al credito, però, non significa soltanto aumentare i finanziamenti disponibili per le Pmi. L’obiettivo è anche quello di migliorare le condizioni offerte dal sistema finanziario alle piccole e medie imprese. I dati degli ultimi 10 mesi del 2009 testimoniano l’efficacia del Fondo di garanzia in questo ambito. Per quanto riguarda i finanziamenti concessi mediante prestiti a tasso fisso, infatti, si registra un livello generale dei tassi, pari al 4,9%, mediamente inferiori di 2 punti percentuali rispetto a quelli medi di mercato, pari al 6,9% (si tratta dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa al settore produttivo per le operazioni relative al I semestre 2009, che rappresentano l’ultimo dato disponibile in base alla Base Informativa Pubblica della Banca d’Italia). In linea con i dati di sistema che fanno riferimento al I semestre 2009, si riscontrano tassi medi crescenti, passando dalle aree del nord a quelle del meridione, con il livello più contenuto rilevato nelle regioni del nord-ovest (3,9%) e la quota più elevata nelle regioni del meridione (6,2%). Lo scarto maggiore fra tasso di mercato e quello relativo a operazioni garantite dal Fondo si sperimenta sempre nel nord-ovest (2,8 p.p.), cui seguono il Centro (2,6 p.p.) e il meridione (2,4 p.p.).
In merito alle operazioni a tasso variabile, che rappresentano il 31,3% del totale, si segnala uno spread medio complessivo pari al 2,1%, con valori compresi tra il 2,6% per l’Italia insulare e l’1,6% per l’Italia centrale.
Luca
Qual'è il Taeg di filiera, cioè il tasso che le imprese subiscono effettivamente una volta pagato anche il Fondo (al Nord) ed il Confidi? Inoltre è sicuro che si stanno paragonando finanziamenti garantiti e non garantiti di pari durata? Ed il riferimento è sulla quota garantita o su tutto il finanziamento?
RispondiEliminaIeri ho partecipato ad un convegno a Milano dal nome altisonante "Forum Confidi".
RispondiEliminaTra i relatori era presente un rappresentante del fondo che ha illustrato i nuovi criteri.
Probabilmente vado fuori argomento se dò giudizi sul convegno in questo post ma non saprei come aprire un topic specifico (non sono un assiduo partecipante).
In generale per quanto di mio interesse ho trovato molto interessante l'intervento di CRIF e del dott. D'Auria.
Il primo illustrava (in numeri e non a parole) la qualità (intesa come tasso medio di default) dei finanziamenti con garanzia Confidi rispetto a quelli senza.
Il dato emerso (tassi di default medi più alti) ha causato l'insorgere di alcuni esponenti Confidi (peccato che la persona in questione ha confuso il concetto di Default Rate con quello di perdita attesa, chiedendo che dal dato, secondo lui assolutamente errato, venissero dedotti i recuperi..come si dice a Roma, città di riferimento del personaggio,.....annamo bene!!)
Il secondo intervento mi è piaciuto per il riferimento alle tranche covered come strutture idonee ai Confidi e alle banche per risparmiare patrimonio, anche se avrei preferito un approfondimento sull'utilizzo di questi strumenti in relazione all'approcio Basilea II seguito dalla banca (standard, FIRBA, AIRBA) che cambia tantissimo lo scenario di riferimento (per le prime due senza una valutazione esterna di un'agenzia di rating si fa veramente poco).
Tra l'altro sull'argomento si è anche espresso un altro relatore, un prof. di una università lombarda, che onestamente mi ha fatto un pò sorridere per la preparazione e per le cose dette (abbastanza scontate per chi è del settore).
In ultimo vorrei dire che si è parlato tantissimo di Pricing Risk Adjusted delle garanzie rilasciate dal Confidi, e da spesare al socio, molto bene speriamo che i Confidi cominciano a farlo (in maniera scientifica, non spannometrica).
Ciò che invece ho percepito è stata la totale assenza da parte dei Confidi di una presa di coscenza del valore della garanzia prestata nel confronto del sistema bancario.
Se io Confidi non mi domando perchè la banca dovrebbe volere la mia garanzia come faccio a capire il potenziale vantaggio per un mio associato?
Mi spiego meglio.
La garanzia di un Confidi non è utile alla banca (solo)perchè in caso di default mi ripago parte delle perdite, perchè semplicemente io banca mi auguro che il mio cliente non vada mai in default!!!
Per cui il vantaggio della banca è principlamente sul credito in bonis, dove grazie ad una garanzia Basel II compliant riesco a ridurre provisions generiche, specifiche e requisito patrimoniale.
Questo dovrebbe tradursi non solo nel facilitare l'accesso al credito della impresa ma sopratutto nel ribaltamento del vantaggio (o parte di esso visto che la banca ha pur sempre un azionariato da remunerare) all'impresa in termini di pricing più basso.
Ma ieri cosa sento???....alcuni Confidi chiedevano di non utilizzare convenzioni a prima richiesta (quindi non basel II compliant).
Ciò che mi domando allora è questo:
Prima di parlare di trasformazione in 107, in banca di garanzia ecc, perchè non si cerca di capire come prima cosa come valorizzare il ruolo del Confidi?
E come si può fare ciò se esponenti di questo mondo (tra cui top managers a leggere le biografie) sono ancora convinti di essere negli anni 80 e hanno una preparazione in termini di Risk Management (il vero mestiere del Confidi)praticamente nulla??
Ovviamente quanto detto sopra sotto forma di interrogativo vale anche per alcune aree crediti di banche.
Saluti a tutti
Caro Polemicus, i Confidi e/o i Soggetti Garanti "107" consci della loro relativa patrimonializzazione, è ovvio, che quale alternativa alla prestazione di garanzie ad assorbimento patrimoniale, come seconda ipotesi operativa optino a concedere garanzie che non procurino detto effetto. In soldoni se il patrimonio è un problema per le Banche figuriamoci per i Soggetti garanti...A meno che Pantalone e/o le Banche socie dei Soggetti Garanti non procurino detto patrimonio. Un ultimo appunto: i Soggetti Garanti seri si sono già organizzati con uina funzione interna di risk management che, di norma, è rappresentata da un manager di estrazione bancaria. E tali riflessioni provengono proprio da loro...
RispondiEliminaAh...un appunto...se sono le banche socie a patrimonializzare i soggetti garanti voglio proprio capire quale sia l'interesse di fondo che le spinge a tale opzione...la politica, forse?
RispondiEliminaGrazie a Polemicus per il puntuale resoconto. In dicembre c'à stata un'alta concentrazione di convegni e seminari su credito e garanzie.
RispondiEliminaPer Excelsus, quondo parli di banche socie, ti riferisci a socie dei confidi? Se si, quali sono i confidi che hanno tra i soci le banche?
RispondiEliminaEurofidi Piemonte partecipata da Intesa e Unicredit. BIL Lazio (Banca di garanzia) partecipata da varie banche nazionali. Chi ne ha altre?
RispondiEliminaBIL come appunto scrivi tu (Sapio) è una Banca di Garanzia. Ma come confidi chi c'è a parte Eurofidi?
RispondiEliminaBIL però non fa la banca ma distribuisce aiuti pubblici e, in quanto tale, non fa concorrenza alle banche azioniste.
RispondiEliminaPer Sapio, nulla questio su BIL. La mia domanda era volutamente provocatoria, ho l'impressione che excelsus volesse riferirsi specificamente ad Eurofidi senza nominarlo. excelsus sii più temerario!! Anche io la penso come excelsus in merito alle banche socie di Eurofidi.
RispondiEliminaPensavo certo ad Eurofidi ma pensavo ancor di più a intermediari finanziari 107 che non sono confidi (finanziarie regionali e/o private) che sostanzialmente prestano garanzie sul PV costituito dalle sottoscrizioni di capitale effettuati dalle Banche socie. La domanda è: se una Banca deve garantirsi con patrimonio "proprio", sotto un profilo tecnico, che senso ha tale operatività lato Banca? La risposta la sapete, vero?
RispondiEliminaNessun senso! Il capitale dei Confidi non può provenire dalle banche. La stessa partecipazione delle Banche in Eurofidi (peraltro minoritaria) è un fatto storico.
RispondiElimina