Come saprete, ieri a Trento si è concluso il Festival dell'economia 2010. Come tutti gli anni, sono stati molti gli incontri interessanti. Per i temi di nostro interesse, segnalo la lezione tenuta da Nouriel Roubini su Crisi della finanza: passato, presente e futuro (video in inglese, dovrebbero mettere in rete anche la versione italiana). Roubini è legato al nostro paese: si è laureato in Bocconi, ed è rimasto amico di suoi ex compagni di studi, come Tito Boeri, che ha introdotto l'incontro. Come sempre, l'analisi di Roubini è stata lucida, serrata, ricca di fatti "visti" con una panoramica a 360° su paesi avanzati ed emergenti, economia reale e sistema finanziario, finanza pubblica e privata. Il suo ultimo libro (scritto con lo storico Stephen Mihm), Crisis economics, è stato tradotto in italiano come La crisi non è finita. Non è un'ovvietà. Nell'intervento al Festival, mi sono piaciute le considerazioni conclusive su dove stiamo andando, non allarmistiche ma realistiche. Il deprezzamento dell'euro che si sta verificando può essere la traccia da seguire per tirarsi fuori dal cocktail micidiale di recessione e crisi della finanza pubblica, non potendosi in Eurolandia monetizzare i debiti pubblici. La crisi greca è la punta di un iceberg di finanze pubbliche dissestate che gravano su molti paesi (e in prospettiva su tutte le maggiori economie, con pochissime eccezioni). Le situazioni critiche saranno più d'una, e nell'immediato non ci saranno alternative a ordinate ristrutturazioni del debito degli stati in crisi di solvibilità, se si vogliono evitare default incontrollati.
Mi è servito molto seguire i ragionamenti di Nouriel Roubini: studiare la crisi non è un vezzo, né un'autoflagellazione, ma è un lavoro indispensabile per capire e pesare quello che sta succedendo; aiuta a muoversi responsabilmente, senza illusorie certezze, ma liberi dalla paura del prossimo lancio di agenzia.
Luca
Per spirito iconoclasta, non posso fare a meno di segnalare il seguente articolo:
RispondiEliminahttp://seekingalpha.com/article/191984-the-great-roubini-wrong-again-and-again
Concordo sul fatto che studiare la crisi sia un lavoro indispensabile. Vagliare con un certo spirito critico le affermazioni dei guru dell'economia lo è altrettanto, specie in tempo di crisi...
@Elisabetta: di Roubini mi è sempre interessato il quadro di sistema (cosa potrebbe succedere di qui a tre anni), non le previsioni sul timing dei mercati (cosa farà Wall Street nel prossimo trimestre). Non lo considero un guru, nel dicembre 2006 ha semplicemente ragionato sulle statistiche macro-finanziarie e sull'esperienza storica, anticipando lo scoppio della bolla immobiliare e la crisi dei mutui.
RispondiEliminaLe crisi sono qualcosa con cui i sistemi finanziari devono fare i conti, sempre,e specialmente in periodi come gli attuali. Questa la sua tesi di fondo. Che non vuol dire che le crisi si possano prevedere, né tanto meno augurarsi che scoppino a ripetizione. I governi hanno tamponato quella scoppiata nel settembre 2008, ma non è bastato un sorriso o una pacca sulla spalla. Per fortuna si è evitato il disastro, ma gli squilibri sono rimasti.
Secondo il gestore di hedge fund Tom Brown, citato nel commento, Roubini è un perma-bear che non capisce che il sistema finanziario è tornato o sta tornando a posto dopo l'aiutino ricevuto dai governi, e basta lasciarlo lavorare. Io non gli credo. Se poi il tempo darà ragione a Brown, rimetterò in discussione la mia visione della crisi di oggi.