Piergiorgio Scoffone (presidente di Euroconsult, responsabile delle relazioni esterne di Casartigiani Piemonte e consigliere di Finpiemonte) ha analizzato sul sito di Eurogroup il tema delicatissimo del sostegno pubblico ai confidi, nello specifico a quelli del Piemonte. Riassumo i punti principali del suo intervento:
- un sistema che non fa sistema; in Piemonte operano venticinque confidi, hanno tutti "una storia importante", però non mettono in comune nulla: non solo servizi, ma neanche capacità di rappresentanza nei confronti di banche, istituzioni, interlocutori pubblici e privati. Ognuno, tranne Eurofidi, fa riferimento alla propria sigla associativa, con la quale molte volte esiste un legame funzionale anche in termine di gestione e non solo di rappresentanza; proprio perché il "sistema non fa sistema" continuano ad aumentare i costi di gestione dei vari confidi (vedi bilanci 2009).
- la dipendenza da risorse pubbliche; oggi, a parte Unionfidi ed Eurofidi, tutti i confidi non sono in grado né di generare risorse proprie per incrementare il proprio patrimonio, né sono in grado di aumentare il loro capitale sociale rivolgendosi direttamente ai propri soci; la patrimonializzazione resta a carico quasi esclusivo dell'operatore pubblico; nonostante il consolidamento effettuato dalla Regione Piemonte in capo ai confidi piemontesi di cinquanta milioni di prestiti erogati nel tempo, averne sottoscritti altri venti con versamenti diretti nel 2009, si stima che ai confidi serviranno almeno altri cinquanta milioni nel 2010, poi altrettanti nel 2011 e così via; sino a quando la Regione Piemonte o le Camere di commercio potranno continuare a svolgere la funzione di "Bancomat" per i confidi piemontesi?
Prima che vi scateniate nei commenti, vorrei portare altre evidenze e dire la mia:
- Scoffone ha ragione quando denuncia come obsoleto e inefficiente il modello di molti confidi associativi (ma non generalizziamo, ci sono esempi virtuosi); è giusto chiedersi se ha senso spendere soldi per mantenere, qualora tali, dei soggetti fermi a quindici anni fa, che non sanno generare da soli le risorse e soprattutto le idee per cambiare missione; e passi quando il confidi sostiene (come altre società di servizi) le strutture associative (non ha più il surplus per farlo, però), ma è vergognoso quando piccoli club di associati ed amici, blindati negli organi amministrativi, si ritagliano compensi e garanzie a loro uso e consumo;
- al tempo stesso, non mi sono mai entusiasmato del modello Eurofidi, pur nutrendo stima per la professionalità delle persone che lo guidano; dipende anch'esso dal sostegno patrimoniale dell'ente pubblico e delle banche socie, sebbene preveda anche gli apporti dei soci PMI; ricorre sistematicamente al trasferimento del rischio, ieri con forme di garanzia "strutturata" con cap finanziato dagli stessi associati, oggi con i conferimenti a fondo perduto dei soci e la contro-garanzia del Fondo centrale; mobilita credito addizionale (le banche lo cercano per questo), ma in condizioni di costo poco trasparenti, e non solo per gli apporti a fondo rischi, ma anche per le reti distributive (filiali e mediatori creditizi affiliati) costose e molto orientate ai volumi; forse è un modello più efficiente in termini di costi di struttura per euro garantito (forse), ma che valore aggiunto lascia alle imprese? Migliora la qualità nell'utilizzo del credito e nel rapporto con le banche? E' un modello sostenibile rispetto al rischio di selezione avversa (nel senso che allontana le imprese migliori)?
Lo stesso Scoffone auspica confidi che sappiano "fare sistema".
Luca
Solo una domanda: nelle altre Regioni la situazione è migliore?
RispondiEliminaIn Trentino sì, c'è da anni una politica di apporti stabili ai fondi rischi dei confidi, con facoltà di giro a riserve patrimoniali. Dovrebbe essere confermata negli anni a venire.
RispondiEliminaIn Lombardia, il tema è attualissimo (vedi Formigoni loan e intervento sul capitale del secondo livello Federfidi lombarda).
Ci sono molte differenze.
E questi apporti stabili si riflettono sul Taeg dei prestiti. Inoltre che forma hanno? Se leciti (non aiuti di Stato) perché le altre Regioni non li imitano?
RispondiEliminaCaro Sapio, non volevo fare la lavagna dei buoni e dei cattivi utilizzi dei fondi pubblici. Come si diceva un tempo, "il problema è a monte".
RispondiEliminaNon volevo l'elenco dei buoni ma l'elenco dei sistemi di capitalizzazione (apporti) idonei (non aiuti di stato).
RispondiEliminaCi sono due modi per affrontare il cambiamento del (non?) sistema confidi: uno è tramite l'organizzazione, lo scambio, il dialogo e verso la creazione e l'anticipazione di un nuovo sistema, in una parola tramite la collaborazione; l'altro è lasciare che il mercato faccia il suo corso andando ognuno con le proprie idee e i propri interessi; entrambi i metodi sono dolorosi ma il primo può portare ad un percorso condiviso, consapevole e negoziato, il secondo, attraverso la concorrenza (leggi competizione sulle risorse, quella cattiva, dura, a colpi di fallimenti e di ricorsi in tribunale) porta ad un equilibrio non progettato ma creato dalla selezione darwiniana del mercato. Non c'è, a mio avviso, generalmente un metodo migliore degli altri ma dipende dal contesto. Nel contesto del (non?) sistema confidi forse sarebbe il caso di usare il primo metodo (collaborativo). Il metodo competitivo non sempre porta a risultati desiderabili (non era così per il macellaio smithiano, lui sì che faceva i propri interessi ma anche quelli dell'economia in generale, ma purtroppo un confidi non è un macellaio). Ma dubito che molti operatori del settore abbiano la lungimiranza di capire che rinunciare ad un posticino nel consiglio di amministrazione di propria sponte sia meglio che aspettare la concorrenza dura e pura con il suo carico di lacrime e sangue. Una lacrimuccia certa oggi potrebbe risparmiare il molto probabile sangue domani.
RispondiEliminaForse i dipendenti dei Confidi dovrebbero cominciare a preoccuparsi per non finire come i dipendenti di BPG. Se i vertici non vogliono capire né mollare, allora comincino i dipendenti.
RispondiEliminaNel discorso di Scoffone c'è un passaggio che non ho capito: "la dipendenza da risorse pubbliche; oggi, a parte Unionfidi ed Eurofidi, tutti i confidi non sono in grado né di generare risorse proprie per incrementare il proprio patrimonio".
RispondiEliminaCosa voleva dire? Che questi 2 grandi confidi sono in grado di reggersi da soli? Forse ha fatto esempi sbagliati.
@Sapio: l'elenco dei sistemi di capitalizzazione (apporti) idonei rispetto alle regole sugli aiuti? Troveremo l'occasione di parlarne più diffusamente. E' uno dei tanti temi sull'agenda. Il problema è difficilmente superabile per interventi a copertura di perdite pregresse, mentre ci sono tanti modi di farlo passare se l'apporto serve a finanziare l'erogazione dei nuove garanzie.
RispondiEliminaFinchè tratteremo (rectius: i Confidi tratteranno) l'argomento con sufficienza, facendo spallucce sull'equilibrio gestionale, mostrando indifferenza sull'assenza clamorosa di dati di sistema, non so se approderemo a qualche riforma degna di tal nome.
RispondiEliminaInutile, a mio avviso, domandarsi, come si fa nell'articolo, quanti altri milioni serviranno per sostenere i Confidi se prima non si capisce perchè sostenerli, dimostrandone l'utilità della garanzia e l'efficienza del loro ruolo nell'ambito della filiera del credito... ovviamente numeri, solidi, alla mano.
Evitando proprio sui numeri gli svarioni, come fa l'articolo confondendo i milioni con i miliardi ricevuti a sostegno...(almeno spero sia un errore...)
Dato che la competizione tra confidi è da tempo a livello nazionale, sarebbero almeno necessari criteri omogenei di concessione delle agevolazioni locali. Trasparenti e con la richiesta di livelli minimi di efficacia operativa, come condizione per eventuali priorità a favore dei confidi locali, che di per sè possono essere ancora giustificabili.
RispondiEliminaCerto, quello che conta per il prenditore è il TAEG di filiera sulla quota garantita. Nienti incici sull'esposizione totale, più o meno garantita.
RispondiElimina@parini...concordo pienamente e Ti specifico che, almeno in Toscana, la Regione concede "contributi a fondi rischi" solo ai Confidi già iscritti all'elenco speciale ex art. 107 TUB o a Confidi che sono nella fase di iscrizione a detto elenco.
RispondiElimina@sapio...giustissimo calcolare il TAEG di filiera Banche/Confidi ed i relativi benefici...ma le Banche si convinceranno ad applicare spread che tecnicamente ponderino sul serio la garanzia eligibile BASILEA 2 Compliant?
@ nemesi, certo è pure facile fare il conto e verificare se lo fanno oppure no.
RispondiElimina@ nemesi: oltre agli spread delle banche occorrerà pensare anche al pricing della garanzia....
RispondiElimina@ nemesi: secondo te se banca e Confidi 107 danno del cliente la medesima valutazione (espressa in Rating o ponderazione), la garanzia del Confidi quanto deve costar meno della garanzia acquistata in banca?
RispondiElimina@sapio...la garanzia del confidi deve scontare un prezzo che tecnicamente "abbia un senso"...il beneficio della garanzia ponderabile lo riceve la Banca e quindi...
RispondiEliminascusa ma non ho capito.
RispondiElimina@ nemesi: temo tu sia un nostalgico dei prezzi imposti....
RispondiEliminaE poi, per quale ragione se riesco ad ottenere un beneficio devo trasferirne una parte o tutto a qualcun altro ?!?
Mi pare si confondano i costi con i ricavi, i prezzi di acquisto con i prezzi di vendita. Molte volte concentrarsi sull'analisi dei costi la loro natura, la loro origine, non significa automaticamente che i prezzi di vendita debbano essere pedissequamente derivati dai costi. I prezzi di acquisto e di vendita sono determinati dal mercato in una società libera all'interno delle regole che quella società si è data. Ripeto cose ovvie, che però ovvie non sembrano, molte volte.
RispondiEliminaCiò premesso, tutti gli elementi che compongono il costo della garanzia e della liquidità (costo del capitale, PA, funding, etc. etc.) cose di cui in questo blog discutiamo ampiamente, servono per calcolare, valutare l'economicità della produzione dei confidi e può (dovrebbe) essere di supporto alle politiche di pricing. Ma da "essere di supporto" ai fini decisionali, ad applicare pedissequamente prezzi di vendita meccanicamente dedotti dai prezzi di acquisto ne passa. Se fosse così semplice basterebbero tre bravi ingegneri e due avvocati (notare l'equivalenza, un avvocato qualsiasi vale un ingegnere e mezzo bravo) per le regole tecniche e giuridiche e dalle regole ne deriverebbero i risultati. E mandiamo a casa tutti gli altri. (vedo già qualcuno che si frega le mani).
Lo stesso vale per le banche. Sta alla concorrenza tra confidi organizzare la migliore gestione delle garanzie; sta alla concorrenza tra banche riconoscere o meno un vantaggio nel prezzo del danaro prestato ad aziende garantite da confidi e tagliarsi fuori o meno da quel mercato. Se non ce lo mettiamo in testa avremo sempre confidi e banche pietrificate dal dirigismo economico e dalla logica sediocentrica.
Se invece deve essere tutto programmato meccanicamente tanto vale che Tremonti si pigli tutti i confidi li trasformi in agenzie regionali e mandi a casa tanti amministratori che non devono più amministrare. Con buona pace del mercato libero.