Sapio mi segnala un intervento di Carlo Morichini, direttore di Fidindustria Biella, interessante e colorito, a cominciare dal titolo Un vaso di coccio tra vasi di ferro. E' pubblicato sul sito di Confidi Lombardia, partner del confidi biellese in un progetto di aggregazione di cui parlammo qui a fine giugno.
L'articolo prende spunto dal mutato equilibrio gestionale dei confidi per l'aumento dei tassi di default combinato con la crescita a due cifre delle esposizioni (e il calo dei redditi da interessi). Per scongiurare un aumento delle commissioni a livelli insostenibili, è necessario - sostiene Morichini - che il settore pubblico rafforzi il sostegno finanziario ai confidi:
Ci sono solo due risposte (la terza non la prenderei in considerazione, perché è rappresentata dall’estinzione della specie) : o si triplica il costo della garanzia o si riportano le sofferenze entro i limiti a cui eravamo abituati. Viceversa in cinque anni (o anche meno per molti) scompariranno come i dinosauri. [...] L’unico soggetto in grado di finanziarci e di sostenerci patrimonialmente, permettendoci di continuare a svolgere con serenità il nostro compito è lo Stato. Che significa anche Regioni, Province, Camere di Commercio. Soltanto loro possono colmare il gap e permettere al sistema della garanzia di andare avanti, di superare questo momento difficile. Da quando è iniziata la crisi, e ormai sono passati quasi due anni, i politici e i media si sono sempre più esposti pubblicamente su quanto siano importanti i confidi, di che cosa rappresentino come stabilizzatori economici. Il confidi come un ammortizzatore sociale per le imprese, capace di mantenere in vita aziende che altrimenti non sopravvivrebbero. Beh, se veramente la valenza dei confidi è questa, se veramente essi inibiscono il propagarsi, l’accentuarsi della crisi moderandone l’effetto, allora è tempo di aprire i cordoni della borsa e di dedicare al mondo della garanzia la giusta attenzione. Se la scarsità di risorse è il problema, allora occorre togliere ad altri per dare ai confidi.Sull'analisi del problema, discusso nel recente seminario Smefin, sono d'accordo. Sulla terapia, sono d'accordo sulla necessità di aiuti pubblici. Penso che in ogni caso non bastino, e che si debba cambiare il modo di darli.
Luca
Davvero e' il problema dei problemi.... Direi quasi ontologico, su chi siano i confidi e su chi debba fare che cosa...
RispondiEliminaMorichini e' molto bravo, leggo sempre i suoi articoli puntuali e centrati, su Finanziamenti & Credito.
RispondiEliminaIl tema della garanzia diretta Mcc in luogo della controgaranzia Mcc dei Confidi, penso possa diventare appetibile nella misura in cui le banche avranno acquisito economie di esperienza nella gestione burocratica di queste pratiche. A quel punto potrebbero effettivamente rendere meno attraente la garanzia della consorzio fidi: un autobus da cui si sale e si scende a seconda della convenienza.
Ecco perche', a mio avviso, il confidi deve dotarsi di un "autonomo" parco di clienti-soci, senza dipendere passivamente dal flusso di clientela che arriva direttamente dalle banche secondo una logica "assicurativa" e di ribaltamento del rischio sic et simpliciter. In questo senso occorrono legami forti a mio avviso fra confidi e associazioni di categoria.
ciao!