giovedì 8 luglio 2010

Riforma TUB: audizione della Banca d'Italia, con un nota bene sui futuri "Organismi"



Bruna Szego della Banca d'Italia ha presentato alla Commissione Finanze e Tesoro del senato una relazione della quale riferiscono Nic&Gabri sul blog di decretoconfidi. La potete scaricare qui.
Annoto un passaggio sul ruolo dei costituendi Organismi gestori degli elenchi:
Per quanto attiene al ruolo degli Organismi – previsti per i settori del microcredito, dei confidi, degli agenti e dei mediatori – le previsioni del decreto rappresentano un passo avanti rispetto all’impostazione dei testi posti in consultazione. E’ tuttavia essenziale che ad essi siano espressamente attribuiti i poteri necessari ad assicurare una corretta ed efficace gestione nel continuo degli elenchi, corredando il potere di iscrizione con quello di cancellazione o sospensione in caso di riscontrate irregolarità: solo così sarà possibile garantire presidi efficaci, non meramente formali.
In quest’ottica occorre inoltre assicurare che nei tre comparti in cui è previsto un ruolo degli Organismi sia adottato un impianto omogeneo per la loro disciplina e evitato l’uso di formulazioni variegate che inducano a ritenere esistenti differenze nella loro modalità di costituzione e funzionamento. Sul piano operativo è indispensabile che gli Organismi siano dotati di professionalità e risorse adeguate, in termini di personale e strutture organizzative, anche attraverso un forte impegno da parte dell’industria finanziaria; la Banca d’Italia ha segnalato in più occasioni di essere pronta a fornire piena collaborazione per favorire il corretto funzionamento dei nuovi Organismi e per gestire la delicata fase di transizione al nuovo sistema.
Nel caso dei confidi, a quando i primi documenti di lavoro delle Associazioni, a cui lo schema di decreto riconosce un ruolo di partner privilegiati dell'Organismo gestore dell'elenco?

Luca

15 commenti:

  1. Ho la sensazione che questa riforma si impantenerà .
    Le associazioni partner privilegiati ?
    ma se ormai non riescono a portare piu' del 5 % dei propri iscritti ad una qualsiasi assemblea.
    Coglieranno l'occasione per sedersi nell'ennesima poltrona a disquisire di cose che non capiscono ma che devono essere plasmate nell'interesse di parte .
    Speriamo bene ma sono pessimista .

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  2. Speriamo che Banc'Italia vigili anche sulla professionalità delle figure che verranno indicate alla gestione di detti organismi...altrimenti sarà il solito assalto alla diligenza per accaparrarsi delle poltrone.

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  3. Considerazioni tutte valide che condivido. Su tavoli e sedie (poltrone comprese) i falegnami sono sempre al lavoro.
    Oltre a questo, però, è il caso di ragionare sul fatto che un conto è tenere un elenco e le relative informazioni, un conto è vigilare e decidere sull'iscrizione o meno dei confidi all'elenco. In quest'ultimo caso le associazioni non possono non essere in palese convergenza di interessi con i confidi vigilati. E' auspicabile, quindi, maggiore indipendenza di questo organismo che non può né deve essere un organismo di autoregolamentazione ma un organismo di vigilanza. L'argomento è troppo delicato, per lasciare dentro l'organismo un conflitto di interessi così elevato (si dirà che l'Italia è il paese dei conflitti di interesse ma questo è un altro discorso....). Non solo, emergerebbero evidenti disparità di trattamento laddove un confidi fosse emanazione di qualche associazione minore o una libera associazione di imprenditori che non si riconosce in alcuna associazione di respiro nazionale. Insomma non si può pensare che organismi di rappresentanza possano trasformarsi nei vigilanti di organizzazioni che sono di loro stessa emanazione e che possano decidere trattando allo stesso modo figli e, non già figliastri, ma orfani estranei del tutto alla famiglia.

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  4. direi che dovreste fare maggiore attenzione alla distinzione tra vigilanza, propria degli intermediari finanziari e attribuita a Banca d'Italia, e mera tenuta di un elenco di operatori finanziari con eventuale controllo e verifica di requisiti per l'accesso al mercato, che, relativamente al caso specifico, oltre a quelli fissati dalla legislazione dedicata ai confidi, attengono soltanto alla verifica dell'onorabilità. Quindi concetto particolaremente diverso dal concetto proprio di vigilanza degfli intermediari finanziari e che sarebbe nefasto e pericoloso estendere ai cosiddetti confidi minori

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  5. @casomai: il decreto di riforma del titolo V prevede all'art. 112bis, c.2 "[l'Organismo] vigila sul rispetto, da parte degli iscritti, della disciplina cui sono sottoposti anche ai sensi dell'articolo 112, comma 2 [che fissa i requisiti di oggetto sociale, assetto proprietario, capitale minimo e di onorabilità degli amministratori]"; sottolineo ANCHE non SOLTANTO;
    al c.3 "l'Organismo può chiedere agli iscritti la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti, fissando i relativi termini, e può effettuare ispezioni". Inoltre, il c.6 recita "La Banca d'Italia vigila sull'Organismo secondo modalità, dalla stessa stabilite, improntate a criteri di proporzionalità ed economicità dell'azione di controllo e con la finalità di verificare l'adeguatezza delle procedure interne adottate dall'Organismo per lo svolgimento della propria attività. ".
    Nel recente intervento all'assemblea Federconfidi, il dott. Baldinelli della Banca d'Italia ha affermato: "L'attuale ordinamento, disapplicando l'intero Titolo V del TUB ai confidi ex art. 155 TUB, non consente all'Organo di Vigilanza un'informativa sistematica su quanti siano ancora i confidi con un volume di attività intorno al limite dei 75 milioni di attività. E' da ritenersi che siano rimasti ormai pochi; interroga, comunque la carenza di istanze di trasformazione in 107 provenienti dai confidi di alcune regioni, Italia meridionale in particolare". La Banca d'Italia, almeno così ho percepito, esprime disagio sull'opacità della situazione economico-patrimoniale dei confidi minori, che non le consente nemmeno di vigilare sul rispetto delle regole sulle soglie per l'iscrizione. Per questo ritengo che l'Organismo dovrà, come minimo, richiedere la trasmissione delle informazioni di bilancio secondo uno schema uniforme e corredato di un'appropriata nota integrativa.
    Non ho mai nascosto come la penso: rivendicando il mantenimento dello status quo di opacità del settore, non si fa l'interesse dei confidi minori, ma piuttosto li si condanna alla marginalità e all'infiltrazione da parte di soggetti poco raccomandabili. E' una battaglia di retroguardia.
    E aggiungo: le associazioni dei confidi rappresentano tutti, 106 e 107. Se l'azione di lobbying si concentra sul "non toccate i 106", va a finire che si trascurano i molti problemi nuovi che toccano i 107 e quelli che nel giro di mesi o anni diventeranno 107.
    Le istanze portate da Asso Confidi alle Autorità sui 107 sono ad immagine e somiglianza di quelle dei 106 "l'attenuazione [...] della normativa di vigilanza per i Confidi ex 107 T.U.B., in applicazione del principio dell'equivalenza". Come? In quali tempi? Abbiamo già 25 "107" autorizzati. Esiste già una normativa di Vigilanza ad essi applicata. Non ha senso fare richieste generiche di "attenuazione". Occorrono richieste precise e motivate.

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  6. La genericita' della richiesta di attenuazione corrisponde all'elevato (troppo elevato) tasso di sindacalizzazione di queste strutture. Cui purtroppo non corrisponde un adeguato e pari livello di tecnicalita'. Questo e' sicuramente un problema delle strutture di rappresentanza
    Direi che non si tratta di 'attenuare' ma di applicare la disciplina prevista.

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  7. Continuo a ritenere saggio non confondere vigilanza e controllo?
    Non vi è alcun dubbio che sia necessario qualificare anche i confidi minori e fare pulizia nell'attuale elenco dei 155 commando 4, ma non sono gli atteggiamenti talebani che pagano, ma il concepire politiche di accompagnamento del sistema!
    D'altra parte! Mi sembra che le associazioni di rappresentanza alla fine non abbiano fatto un cattivo lavoro con i propri soci visti i soggetti che hanno allo stato ottenuto l'iscrizione 107! O no?

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  8. Accompagnamento, un altra parola passe partout che non lascia immaginare attività tangibili.
    Quanto al buon lavoro delle associazioni, mi può fare qualche esempio concreto? Uno studio, un documento tecnico, un programma serio di formazione, uno schema di piano dei conti. Cose del genere, che servono ai 107.
    Al più le associazioni hanno contattato dei provider, che pure non hanno fatto i deus ex machina, come è giusto che sia. Per molti aspetti ogni 107 se l'è cavata da solo, contando anche sulla pazienza della Banca d'Italia. E come ha osservato Baldinelli nell'intervento citato, c'è ancora un sacco di lavoro da fare.
    Caro Casomai, non c'è molto di cui essere soddisfatti.

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  9. Spero non a me. Auspicare la raccolta dei bilanci non mi sembra una forma di integralismo. Talebano è chi presume che i 106 vadano in giro col burqa.

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  10. Credo che accompagnamento non sia una parola passe partout ... se volete possiamo provare ad approfondire.
    Le cose non cambiano per imposizioni normative o per editti dell'Autorità ... credo che in primo luogo le cose cambino cambiando il modo di pensare delle persone ... e non è una frase fatta !

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  11. ... quindi anche i confidi,in primis i 106, dovrano cambaire il modo di pensare.... adeguandosi alla mutata realtà...
    E' quello che su questo blog si sostiene da tempo, con valide argomentazioni.
    Ripeto, invece di chiedere attenuazioni (o il riconoscimento di generiche azioni di accompagnamento), casomai sarebbe ora di dare forma (o almeno concepirla in qualche progetto concreto) alla nuova regolamentazione.
    Infine mi permetto: il modo di pensare delle persone (soprattutto di alcune) non sarebbe mai cambiato se non ci fosse stato "l'editto"; a volte anzi pare che nonostante l'"editto" non sia assolutamente cambiato (absit iniuria verbis...)

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  12. @casomai: sono disponibile per incontrarci di persona ad approfondire le implicazioni dell'accompagnamento e del modo di pensare delle persone; annoto con l'occasione che il mio scetticismo sulla disponibilità al cambiamento è frutto di 9 anni di frequentazione assidua del settore confidi, come studioso ma anche e soprattutto come partecipante a progetti sul campo.

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  13. @Luca: beh! Io sto a Roma! Passando di qui, se capita, xchè no? quanto allo scetticismo, nonostante tutto alcune volte il cambiamento è necessario ... E succedono miracoli! :-)
    Saluti

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  14. Benissimo, ci troviamo a Roma a festeggiare il primo miracolo, appena sarà compiuto!

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