lunedì 25 ottobre 2010

Attestazione bilanci e risoluzione delle insolvenze dei piccoli: le proposte dei commercialisti



Su Repubblica-Affari&Finanza di oggi si parla di due proposte presentate nel recente Congresso nazionale dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
La prima proposta, attualmente in discussione tra l'Ordine, ABI e Unioncamere, affiderebbe a commercialisti o revisori legali (avvocati) iscritti ad un apposito albo il compito di attestare nei confronti delle banche la congruità delle grandezze economiche e patrimoniali critiche (fatturato, magazzino, s.a.l.) dichiarate dalle aziende.
La seconda riguarda invece le procedure di recupero verso i debitori non fallibili, che nella soluzione delle crisi hanno minori tutele e soprattutto fronteggiano tempi incerti e interlocutori non coordinati. I commercialisti aiuterebbero il debitore (privato o piccolo imprenditore) a definire piani di rientro poi approvati dai creditori. Servirebbe qualche modifica legislativa per dare efficacia a questo istituto.

Luca

20 commenti:

  1. Ma il commercialista sarebbe anche patrimonialmente responsabile in caso di errata (o falsa) certificazione? Solo così si potrebbe risolvere il clamoroso conflitto di interesse fra professionista, pagato per stare dalla parte dell'impresa, e ruolo del certificatore indipendente.

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  2. Volevo chiedere a che punto eravamo sulla riforma dell'articolo del TUB che riguarda i mediatori creditizi. Sono stati emanati i decreti attuativi ?

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  3. Anonimo: il Consiglio dei Ministri, nella scorsa seduta n. 111 del 22 ottobre, ha iniziato l'esame preliminare dello schema di decreto legislativo di modifica e di integrazione al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, recante attuazione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del Titolo IV del TUB. Lo schema avrà bisogno dei pareri delle Commissioni Parlamentari. La notizia è verificabile dal sito del Governo.

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  4. Se non ho capito male e va in porto questa proposta:
    1) le aziende fanno i bilanci (con l'aiuto dei commercialisti) con l'obiettivo di pagare meno tasse possibile;
    2) i bilanci fanno schifo per cui le banche non sganciano finanziamenti;
    3) i commercialisti certificano alcune voci di bilancio (che però sono fuori bilancio, perché altrimenti certificarle?) che servono per superare le difficoltà di cui al punto 2;
    4) i commercialisti fattura per la consulenza di cui al punto 1 e la certificazione di cui al punto 3.
    E' un po' come legalizzare il nero..... senza sanatoria, ma con certificazione (fatturata) dei commercialisti o revisori legali. Mah, letta così, secondo me in parlamento passa alla prima lettura.

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  5. @Gigi: penso che l'attestazione valga per i dati esposti in bilancio (sarebbe una forma di certificazione di bilancio limitata ad alcune voci). Se valesse la tua interpretazione disincantata, la proposta sarebbe davvero improponibile.

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  6. Assistiamo alla trasformazione, per proposta di legge, di una contabilità semplificata in C.C. Contabilità Complicata.
    Si vuole cioè passare dal semplice rilievo della sola situazione economica e i beni ammortizzabili a cosa ?
    E per iniziativa di chi ?
    Le notizie di "ordine patrimoniale" sono sempre state "materializzate" dai Confidi con non poche difficoltà e scarsa collaborazione sia da parte dei commercialisti che, ad onor del vero, delle stesse banche.
    Ormai c'è una consuetudine in ordine ai dati sensibili necessari per i finanziamenti.
    Che c'entra Basilea 3 ?
    La Tarantola BI ci ha detto :
    "le imprese con meno di 20 addetti beneficeranno del fatto di essere finanziate prevalentemente dagli istituti bancari di medie e piccole dimensioni ovvero da quelle banche che gia' oggi presentano in media livelli di patrimonio superiori a quelli richiesti dalle nuove regole".
    Ergo ......

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  7. Come noto le ditte individuali ed i professionisti presentano solo la dichiarazione dei redditi (c. economico) e non lo stato patrimoniale che pure è necessario alle banche per valutare il cliente. Quest'ultimo è, per una banca, un unicum iscindibile con la sua impresa. Per semplificare non bisogna (come purtroppo fa una grande banca) valutare separatamente una farmacia dal farmacista, magari pure con attività agraria. I commercialisti non hanno però una visione unitaria del cliente ma separata per ogni tipo di attività sulla quale gli calcolano le tasse e sono di scarso aiuto alla banca quando quest'ultima pretende di ricostruire una situazione patrimoniale complessiva.

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  8. Non ho capito se ci ritroveremo i commercialisti in magazzino a verificare le scorte. Sulla base di che cosa dovrebbero certificare i commercialisti? Se certificano sulla base di carta prodotta dall'azienda, la vedo male. Se controllano veramente la vedo costosa. Infine se è una maniera per estendere ai commercialisti responsabilità dell'impresa, la vedo egualmente costosa, per l'aumento dei premi assicurativi sulla responsabilità civile dei commercialisti.
    Il problema è che nessuno si fida più di nessuno, e che si pensa di risolvere i problemi con le certificazioni, cioè con atti formali.

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  9. Gent Sig Sapio,
    sono curioso di sapere che professione svolge, certo sulla base di quanto sopra detto mi permetto farle osservare che i commercialisti non si occupano solo di "calcolare le tasse" al negozzietto sotto casa. Non hanno studiato solo il diritto tributario ma anche economia aziendale, finanza aziendale ect... E continuano ancora a studiare per poter svolgere la professione.
    arcangelo 26/10/2010

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  10. @ Arcangelo, sono a contatto, per ragioni professionali, con molti commercialisti, i quali, è vero che hanno studiato quelle materie da lei ricordate, ma in massima parte non le praticano. Sono loro i primi, con le dovute eccezioni, a definirsi "fiscalisti". Ciò chiarito vorrei far notare che non c'era,nel mio intervento,la minima sfumatura negativa nei confronti dei commercialisti.

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  11. @ arcangelo: evidentemente Sapio è confidologo come tutti noi.

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  12. e' tutto fumo.
    INNANZITUTTO:
    le microimprese sono in contabilita' semplificata, forma ottimale per non far trasparire pozzi neri di bilancio, che la contabilita' ordinaria metterebbe in luce. Elenco le tipiche voci:
    1) finanziamenti soci;
    2) prelievi titolare
    3) fatture da ricevere.
    Inoltre, vorrei capire cosa certifica, e con quali responsabilita' civili e penali (ad esempio concorso in mendacio bancario ex art. 137 tub?), il commercialista.
    Forse le rimanenze?? Vai avanti tu che mi viene da ridere...
    Forse i crediti vs. clienti? Come? facendo il revisore dei conti che fa verifiche incrociate??
    Per non dire delle altre voci di bilancio "sensibili" che ho elencato.
    Siamo il Paese della massima ipocrisia. Inoltre, i commercialisti di queste realta' sono i soggetti meno adatti a qualsiasi certificazione, salvo eccezioni.

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  13. 3) intendevo fatture da emettere.

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  14. Ho capito.
    Arcangelo 27/10/2010

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  15. Chi certifica che i certificatori certifichino correttamente?
    Non credo a questa tipo di meccanismo.
    Il problema del controllo (chi controlla i controllori?) è vecchio come il mondo e difficilmente risolvibile.
    Una via imperfetta è quella del conflitto di interessi (o pesi e contrappesi, check & balances come dicono gli americani). Se l'azienda fa bilanci non rappresentativi (per motivi fiscali) si vedrà negati i fidi e va bene così, paga la sua opacità. Se vuole i fidi dovrà diventare più trasparente (senza certificazioni ma guadagnandosi la fiducia delle banche sul mercato)e allora, magari pagando più tasse, avrà i fidi che cerca.
    Solo un ministro delle finanze (e non dell'economia) può dire che pagare le tasse è bello, ma pretendere di sdoganare la fiscalità creativa delle nostre aziende con degli escamotages è da repubblica delle banane.
    E' ovvio che i commercialisti tirino l'acqua al loro mulino (in questi tempi di crisi basta fatturare, va bene anche andare in magazzino a contare i sacchi di concime organico) ma un po' di decenza, suvvia. Se continuiamo così restituisco il passaporto e chiedo quello danese!!!!

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  16. Caro Gigi,
    sei sicuro di voler finire in un sottotetto rischiarato da finestre Velux, nutrendoti di formaggini Dofo (aspettando Babette che ti prepari un pasto decente), leggendo fiabe di Andersen nei momenti di svago e brani di Kierkegaard in quelli più pensosi?
    Non vale la pena di tollerare un po' di disordine italico per tutto il resto?

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  17. Certo che messa così fa proprio venire freddo a pensare al paese della Sirenetta, ma non posso non sottolineare (parafrasando il bardo di Avon) che "C'è del marcio in Italia" e la puzza sta diventando insopportabile. Ne sanno qualcosa gli amici napoletani.....
    Meglio un po' di aria pulita, aria nuova, anche se fresca. (no, però Kirkegaard non lo leggo, no, preferisco una monografia su basilea 3)

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  18. Se proprio interessa il nord europa, suggerisco la casa editrice Iperborea (http://www.iperborea.com/web/chi_siamo.htm) specializzata in autori di tale algida area.
    In particolare suggerisco, in particolare ai tempreamenti malinconici, Stig Dagerman....

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