Un bell'articolo di Marco Alfieri su La Stampa fa il punto sulla situazione delle imprese che hanno aderito alla moratoria (che scade a fine gennaio 2011). Il messaggio di fondo è che occorre andare oltre l'intervento palliativo sulla liquidità e, ancori di più, superare il modello della finanza debito-dipendente, quindi capitalizzare. Verissimo, il problema è chi è in grado di farlo e come. L'altro problema è: chi non è in grado di farlo, cosa farà?
Luca
Dove sono i 104 miliardi di euro rientrati lo scorso anno con lo scudo fiscale (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201006articoli/55783girata.asp)?
RispondiEliminaAh, forse erano tutti di lavoratori dipendenti che poi li hanno investiti in BOT e CCT per sostenere il loro amato stato? Se qualche imprenditore, per caso, avesse riportato in Italia due euri, li usi per ricapitalizzare l'azienda. Sono già stati legalizzati e quindi si possono utilizzare.
In alternativa non vedo che lasciar fallire le imprese che non ce la fanno. Siamo un paese liberale no? Abbiamo (collettivamente) votato per il centro destra, il mercato, la deregulation, meno tasse per tutti e giù di lì? E che? Vogliamo fare i soliti sinistrorsi che salvano le aziende e si preoccupano dell'occupazione a spese di Pantalone? Falliscano, falliscano tutte le imprese in moratoria, se non sono riuscite in questi mesi a sistemarsi vuol dire che sono fuori mercato. Morta un'azienda ne nascono centomila di meglio. Anzi è proprio la morte che dà la possibilità alla vita di sorgere. Se non se vanno i vecchi (in modo definitivo) i giovani come possono emergere?
@Gigi: molti imprenditori bravi i soldi in azienda, dalla crisi in poi, ce li hanno messi, non so se li hanno presi dallo scudo, ma hanno rischiato del loro.
RispondiEliminaMolte imprese reggono soltanto se le banche prorogano il credito ai tassi storicamente bassi di oggi, e qui c'è un primo dilemma.
Ci sono poi le imprese non più recuperabili che devono chiudere comunque. So che non lo dicevi per cattiveria, ma non aggiungerei foga darwiniana alle forze di mercato che fanno già una selezione spietata delle imprese deboli. Sono spesso soggetti che lavora(va)no per altri, con una quota di valore aggiunto che a malapena pagava il lavoro (compreso quello di loro stessi). Non è giusto abbandonarli al loro destino.
Non è giusto, come dici tu.
RispondiEliminaMa gli ammortizzatori sociali sono una cosa, gli aiuti alle imprese un'altra. Mescolare le cose non va bene perché non si fa chiarezza. Falliscano le imprese tecnicamente decotte e si facciano partire gli ammortizzatori sociali. Le imprese che ce la possono fare si salvino, le altre no. Io la vedo così, mi posso anche sbagliare ma al momento la vedo così.
Certo: non deve mai venire meno la dignità delle persone ma a questo ci si deve pensare in altro modo. Non facendo sopravvivere imprese decotte.
@Gigi: io auspico soluzioni liquidatorie (quando non c'è alternativa) che rispettino la dignità delle persone e diano la possibilità di riqualificarsi e ripartire. Le moratorie non sono soluzioni, anche se allo scoppio della crisi sono servite ad arginarne gli effetti.
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