Dario Di Vico sul Corriere fa un resoconto del primo anno di vita di R.ETE. Imprese Italia, il brand che riunisce le cinque sigle più importanti della piccola impresa (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, CNA, Casartigiani). Il primo anniversario è stato celebrato oggi in questa assemblea.
Per Di Vico il bilancio è positivo per quanto riguarda l'azione di rappresentanza su due tavoli importanti: l'accordo sul credito (prosecuzione della moratoria) e i correttivi agli studi di settore. Un ruolo tecnico svolto in un clima concorde e con un buon ritorno comunicativo. Il confronto con il Governo non ha avuto passaggi cruciali. Forse anche per questo, non ci sono stati momenti di attrito, nemmeno di emulazione competitiva, con l'amica-rivale Confindustria. Il grosso appuntamento è quello con la riforma fiscale, che potrebbe aprire divergenze tra produttori (che sperano in una ridotta tassazione del reddito d'impresa e da lavoro) e commercianti (avversi ad inasprimenti dell'IVA).
A livello territoriale, Di Vico non riscontra una visibilità della RETE. La vita delle associazioni è proseguita sui binari consueti, con buoni rapporti di vicinato ma poche iniziative in stretta collaborazione.
Dal mio piccolo osservatorio, quello che si affaccia sul mondo del credito alla piccola impresa, vedo un grosso potenziale per RETE Imprese Italia che non si è ancora espresso. Se le cinque sigle mettessero insieme le forze sul tema dei servizi professionali alle imprese per fare un balzo in avanti in termini di competenze, efficienza tecnologica, orientamento ai bisogni sarebbe uno spettacolo. E ovviamente, anche rispetto ad AssoConfidi (dove le cinque suddette hanno la maggioranza assoluta) potrebbero giocare un ruolo decisivo per far decollare la piattaforma di supporto tecnico ai confidi, in piena armonia con i colleghi dell'industria e dell'agricoltura.
Presidente Guerrini (portavoce unico di RETE), ci faccia sognare.
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