Oggi i server di Blogger (il servizio che ospita aleablog) hanno interrotto il servizio di aggiornamento dei post e dei commenti. Mi spiace per l'inconveniente. Effetto venerdì 13? La sospensione per un giorno di Blogger mi ha fatto toccare i rischi del lavorare soltanto interconnessi.
Siamo nell'era del cloud computing, si moltiplicano le offerte di applicazioni e servizi online, accessibili ovunque con lo smartphone o il tablet. Cose fantastiche. Ma fragili. Il 21 aprile era andato giù il datacenter di Amazon EC2, su cui girano molti portali e piattaforme di servizi applicativi.
Forse il buon vecchio PC, capace di lavorare in stand alone, con i dati salvati sul disco fisso, e il quaderno a quadretti con matita e calcolatrice non andranno in pensione. Per non parlare del cervello umano: quando è al servizio di una mente appassionata e curiosa non va in black out se manca la corrente; le cose che sappiamo rimangono impresse nella memoria e le usiamo per capire e reagire a quello che ci succede intorno.
Un data center ci dà storage e potenza di calcolo enormi a un costo supercompetitivo, ma è anche un vorace consumatore di energia e un micidiale concentratore di asset immateriali, quindi di rischio. Pensiamo a quello che potrebbe succedere se dovessimo pagare un servizio (diventato indispensabile) che oggi è gratis, o strapagare quello che oggi è in promozione. Pensiamo agli scenari più inquietanti (hacker, terrorismo, razionamento dell'energia, uso illegale o fraudolento dei dati). Rischi che sono quotidianamente gestiti da schiere di specialisti, d'accordo, per cui accetto di lavorare con questa infrastruttura, ma non escludo che possa un giorno bloccarsi, e prendo le mie precauzioni, mi procuro la ruota di scorta, il piano B.
Con gli anni turbolenti ai quali andremo incontro, l'arretratezza digitale, unita alla frammentazione dei centri decisionali (imprese, banche, comunità locali e corpi intermedi di vario genere), potrebbero rendere il sistema Italia più robusto, più elastico di altri paesi avanzati. Un sistema ridondante, capace di adattarsi, come consiglia Taleb. Il contrario del too big to fail, che fa collassare l'intero sistema.
Bisogna però avere consapevolezza di questo, dargli dignità culturale. Non è solo l'arte di arrangiarsi. E la tecnologia rimane una risorsa vitale. Ma va usata in modo critico, per soddisfare dei bisogni importanti.
Ma occorre darsi una svegliata, non aspettare e sperare di godersi la pensione. Se non ci svegliamo, San Gennaro non ci aiuterà, ci lascerà sprofondare lentamente.
Ricordo che il 29 aprile era andata off line la web farm di Aruba lasciando i siti di mezza Italia down per molte ore per un incendio ai gruppi di continuità (sembra una beffa, proprio i dispositivi messi lì apposta per assicurare la business continuity si sono bruciati...). Eppure, per risolvere questi problemi basterebbe una web farm di backup (non costa tanto....).
RispondiElimina@Gigi: "Non costa tanto". Siamo sicuri? Penso stiamo sottostimando molto il costo dell'informatica onnipresente, sia per i provider tecnologici, sia per i fornitori di contenuti, sia per gli utenti. Ci sono tante cose che ci sembrano gratis (come i social network, o i pacchetti open source). Se le cose gratuite non diventano il traino a mercati derivati, prima o poi cesseranno di esistere, o di essere gratis.
RispondiEliminaPerò in media una famiglia può spendere qualche migliaio di euro l'anno per dotare tutti i suoi membri che lo desiderano di pc o mac, Wii, xbox, playstation, iPad, smartphone (con relativi accessori), abbonamenti adsl, più i servizi a pagamento, le app e gli mp3 scaricati compulsivamente, gli aggiornamenti che "come puoi farne a meno?". E poi l'energia, che tutti questi aggeggi consumano, per non parlare dell'infrastruttura che li alimenta di contenuti e cose da provare.
E soprattutto il tempo, la quantità enorme di tempo che si spende davanti a schermi, visori, tastiere, questo è il salasso più costoso.
Non sono diventato un nostalgico dei giochi in cortile (bum bum, mago o libero?) e delle figurine Panini, ma penso che dobbiamo abituarci ad un uso più parsimonioso dell'IT, comprendente la capacità di farne a meno all'occorrenza. Sul lavoro e nel tempo libero.
Hai ragione, ma più che parsimonioso tout court, bisogna fare un uso più intelligente della tecnologià. Formati standard per i dati, utilizzo di software gratuito quando possibile (LibreOffice gira anche su Windows!), più cultura digitale in genere per essere più selettivi sia sugli acquisti che sulle modalità di utilizzo. Insomma secondo me siamo ancora all'età (passatemi la metafora) della pietra digitale. Il digitale può fare tantissimo per noi, per liberare tempo da dedicare alla vita analogica. Oggi sono in vena di citazioni: "In un'epoca in cui il progresso scientifico è reso più arduo dalla fatica manuale e dal logorio intellettuale, fattori indispensabili per il suo avanzamento che proprio la macchina analitica intende alleviare, sono convinto che l'uso di macchine che aiutano i calcoli più complessi e difficili debba oggi merigare la dovuta attenzione a livello nazionale. Non c'è infatti alcuna ragione per cui la fatica mentale e fisica non debba essere economizzata grazie all'aiuto delle macchine." Charles Babbage
RispondiEliminaGiustissimo, Gigi. Il lavoro da fare è molto, perché non prevalgano quelli che impongono certa tecnologia per farci molti soldi in vario modo, approfittando della superficialità di quelli che la usano soltanto per cazzeggio o per costrizione.
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