Divampa la polemica sul film Cose dell'altro mondo, di Francesco Patierno, con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini. Ambientato in Veneto, parla di una cittadina abbandonata dagli immigrati stranieri per protesta contro la greve campagna xenofoba di un imprenditore - editore televisivo.
Morale della favola: gli stranieri sono una risorsa preziosa, senza di loro il paese si ferma.
Secondo la Repubblica, parlamentari veneti della Lega avrebbero già pronte delle interrogazioni su questo lungometraggio, offensivo verso il loro partito e la loro regione.
Vi chiederete perché mi occupo di questa notizia decisamente off topic per aleablog. L'ho letta mentre in testa mi frullava un'idea su cinema e crisi: per rilanciare l'economia italiana, dovremmo tornare a fare film che interessano a tutto il mondo. E stavo per lanciare un appello ai nostri migliori attori e registi: raccontate sullo schermo storie di imprese, che so, Checco Zalone nel distretto cino-pugliese dei divani, Roberto Benigni tra gli orafi di Arezzo e quelli di Nuova Delhi, Antonio Albanese che porta in Siberia la liquirizia calabrese tenendo testa alla 'ndrangheta e alla mafia russa. Narrare l'epopea di imprese che soffrono, reagiscono e, soprattutto, vanno in giro per il mondo, fanno business con indiani, cinesi, russi, vietnamiti, come sanno fare gli italiani, in maniera differente da svedesi, tedeschi o americani.
La Volkswagen che investe dieci miliardi in Cina è una palla colossale. Brambilla e Fumagalli che vanno lì di persona ad aprire una fabbrica di cucine o accumulatori si mettono in una marea di situazioni divertenti, appassionanti, magari drammatiche.
L'idea è quella di raccontare pezzi di mondo che cambia con gli occhi dei testimoni più vicini, più coinvolti, gli eredi di Marco Polo, i nostri eroi. L'italico saper fare che si misura con quello di altri popoli e paesi, dando vita a incontri e scontri, successi e fallimenti. Una nuova stagione di grande cinema, come il neorealismo o la commedia all'italiana, che parli di noi (e di loro) a tutto il mondo.
Preso da questa ingenua euforia, leggo di Cose dell'altro mondo, un film che pure parla di imprese, di italiani e di stranieri, ma in modo (temo) opposto a quello che stavo sognando.
Non ho visto il film. Magari è ben girato e divertente, gli attori sono bravi e simpatici (quanto è carina la protagonista!).
Nel trailer, l'imprenditore Abatantuono ripete tali e quali le dabbenaggini urlate a Pontida sotto il sole "a rebattoni". Spero che il film non si riduca ad affermare una tesi scontata (lo xenofobo è uno stupido che vorrebbe segare il ramo su cui è seduto), e una posizione politica (questa stupida xenofobia alligna in certe regioni e partiti). Sarebbe un'occasione persa.
Il rapporto tra Veneto e immigrati nella realtà è senz'altro più ricco. Ci sono problemi, conflitti e reazioni di rigetto, ma anche esperienze positive di integrazione, come si è visto dopo l'alluvione.
La realtà è sempre più interessante. Nella filmografia italiana recente abbiamo molti lavori che non si preoccupano molto di parlare della realtà in maniera interessante. Sarà per questo li vanno a vedere poche centinaia di spettatori.
Spero che per questo film non sia così.
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