Il Corriere della sera parla di un possibile accordo per la tassazione dei capitali italiani investiti in Svizzera, con applicazione di una tassa patrimoniale tipo scudo sul pregresso (ad aliquota più alta del 5%), e aliquote di ritenuta congrue sui nuovi redditi, in linea con quelle nazionali, magari maggiorate.
E' questo lo spirito degli accordi già conclusi dalla Confederazione Elvetica con la Germania e il Regno Unito. In cambio dell'anonimato sugli investitori, naturalmente. Penso che la guerra dei paesi OCSE contro i paradisi fiscali sarà sospesa per qualche anno. All'erario serve far cassa, e la finanza internazionale non ha perso nulla della sua capacità di spostare e riconfezionare investimenti tra piazze più o meno paradisiache. E' brutto pensarlo (ma pur non essendo un esperto di crimini finanziari mi sembra plausibile): le tecniche sofisticate messe a punto per riciclare i proventi delle attività criminose, o per finanziare guerre, sono lì ad aspettare i grandi e meno grandi detentori di capitali sommersi. I depositi su banche luganesi o ginevrine potrebbero essere già emigrati a Singapore o altre piazze emergenti.
Penso che sia più facile aiutare chi intende creare ricchezza in Italia perché vuole farlo, piuttosto che minacciare o blandire chi l'ha sfilata dalla casse aziendali per metterla al sicuro fuori dai confini.
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