In Europa «avete rischi identificabili e quando questo avviene, lì è la soluzione», spiega, rilevando che la fragilità europea deriva in gran parte dal debito sovrano, «perché la gente ha vissuto sopra i propri mezzi. Ma è un problema da ricchi, non da poveri». L'Italia «oggi è molto più ricca di quanto fosse negli anni '70-'80 e la soluzione richiede di stringere un po' la cintura», il che non è troppo difficile». Quindi «l'Italia non è un gran problema, perché è un Paese che ha un grande dinamismo dovuto anche al fatto che durante tutta la sua storia ha avuto governi deboli. Quindi il business dell'Italia è gestire governi deboli».Taleb ha portato in un augusto salotto della finanza italiana le idee dei suoi articoli che commentavo in questo post agostano. E' un messaggio positivo, non superficiale. Non dà l'alibi per tirare a campare: dice che l'Italia ha un grande dinamismo, vuol dire che una grande quantità di persone si dà da fare senza posa per vivere meglio, nell'impresa, nel sociale, nel privato. Questo sopperisce a governi deboli, incapaci di forzare soluzioni drastiche ai problemi, per cui destra e sinistra si scambiano le parti del liberalizzatore e del redistributore, prendendosi entrambe cura di quella parte del paese che pure vuole vivere meglio, ma non si dà tanto da fare.
Taleb ha ragione quando dice che il primo problema non è tornare a crescere (che barba sentir ripetere la giaculatoria!) ma tirare la cinghia, cioè tagliare e distribuire i sacrifici. L'Italia non cresce perché vive al di sopra dei propri mezzi, e i conti scoperti li paga lo Stato. E' più facile tirare la cinghia per un paese ricco (relativamente)? Non lo so. Una buona parte del paese sta tirando la cinghia da diversi anni, senza piangersi addosso, facendo il proprio lavoro. Per evitare che la politica si impantani nella lotta per far tirare la cinghia alle lobby avversarie, occorre un movimento dal basso, espressione diretta di quanti si impegnano quotidianamente per vivere meglio, rischiando del loro.
Questa forza coraggiosa e intelligente aspetta ancora di essere convogliata in un movimento, in un progetto politico che influenzi anche l'azione di Governo, senza bisogno di fare rivoluzioni o catarsi. Facendo cose concrete: chiedendo le condizioni per lavorare ancora meglio, senza disperdere energie. Nelle imprese, nelle scuole, nell'università, negli enti locali, nel non profit, negli ambulatori, negli ospedali, ovunque. Il taglio della spesa improduttiva verrà come conseguenza, perché il cuore del problema non è sopprimere gli enti inutili, ma rendere quelli utili veramente tali, possibilmente spendendo di meno.
C'è bisogno di un lavoro imponente di tipo educativo, culturale, comunicativo, e alla fine politico.
Altro che tirare a campare!
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