(AGI) – Palermo, 19 ott. – “Solo qualche mese fa in occasione della presentazione della Rete Fidi Sicilia, costituitasi fra Consorzi fidi di area confindustriale di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, abbiamo avuto modo di richiamare all’attenzione della politica il ruolo e le aspettative dei Confidi Siciliani nei confronti dell’amministrazione regionale per i cospicui crediti vantati dalle imprese e dai Confidi, sottolineando l’importanza di fare arrivare quelle risorse ai legittimi destinatari in tempi certi”.
E’ il commento di Davide Durante, consigliere incaricato di Confindustria Sicilia per i rapporti con il sistema creditizio, sulla situazione dei crediti vantati nei confronti della Regione siciliana dai Consorzi fidi per l’abbattimento del contributo in c/interessi che le aziende dovrebbero ricevere attraverso i confidi. “Ad oggi, nessuna risposta. – aggiunge Davide Durante – Eppure le imprese attendono i contributi in conto interessi dal 2007. Si prevede una erogazione “parziale” per il 2008, anno in cui l’ammontare richiesto e’ stato di 35 milioni di euro, con uno stanziamento in bilancio di appena 10 milioni di euro. Fermo il bando del 2009, nessuna indicazione per il 2010. Eppure si fa un gran parlare di potenziare il ruolo dei Confidi, per consentire un miglior accesso al credito delle piccole imprese, salvo poi mettere sempre in secondo piano le agevolazioni previste da apposite leggi”. “Tuttavia, apprendiamo che la Regione – conclude Durante – sta procedendo rapidamente verso la costituzione di numerosi fondi di garanzia con finalita’ e destinatari ben distinti e con dotazioni finanziarie adeguate. Siamo francamente senza parole. Non possiamo non intravedere un tentativo della politica di governare in esclusiva la filiera del credito direttamente con i propri apparati burocratici e abbiamo il dovere di manifestare il forte dissenso degli imprenditori nei confronti di questi tentativi”. (AGI) Mrg/Mz
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giovedì 20 ottobre 2011
Confindustria Sicilia: Consorzi fidi abbandonati
Leggo questa news dai toni allarmati. Bartolo, che cosa sta succedendo?
Ciao Luca, eccomi. Parto dal dire che, una volta, avevamo il Banco di Sicilia..anzi avevano (i politici) il BdS. Risultato, sofferenze, perdite, acquisizione per pochi spiccioli da parte di Capitalia prima e da Unicredit poi, che ne ha decretato la morte qualche mese fa attraverso la definitiva incorporazione nel colosso internazionale. Il comunicato stampa di Confindustria fa riferimento ad alcune iniziative legislative per la creazione di una società finanziaria regionale, nata dalle ceneri di un'altra banca regionale, l'irfis. Si parla di una dotazione patrimoniale di circa 500 milioni di euro. Confindustria lamenta l'iniziativa e le somme dedicate, che non sono indirizzate a dare il contributo interessi (pari al 60% di quanto pagato alle banche tramite convenzione con i confidi) dal lontano 2007. Tutto qui. So per certo che allo stato attuali delle cose, tendo a gestire il confidi contando solo sulle nostre forze e..sulle commissioni che pagano le imprese che spero consentano ancora per molto l'equilibrio economico gestionale avuto finora. Luca, siamo dentro una tempesta. Alcune banche ci stanno proponendo di "lasciarli liberi" nell'applicazione degli interessi ai nostri soci, dietro il ricatto di non erogare finanziamenti e ciò implicitamente disconoscendo qualsiasi ruolo del confidi, sia esso di riduzione costi della banca (per raccolta documenti, sviluppo commerciale, preistruttoria ecc..) o delle loro perdite. Credit crunch (vero, non come quello di cui si parlava nel 2008) in vista. ciao
RispondiEliminaGrazie, Bartolo, tutto chiarissimo.
RispondiEliminaSono tempi strani. Non sono poche le banche e le amministrazioni pubbliche (Stato e regioni) che stanno tagliando i viveri (o i legami) rispetto ai confidi. C'è il pericolo che i confidi siano ormai dati per persi. Questo non è vero in generale per tutti, dipende dalla situazione di partenza del 2007, di quante sofferenze si sono imbarcate da allora, dal livello delle commissioni, dalla limitazione dei rischi, e dalla capacità di spesa degli sponsor diretti (ad esempio qui in Trentino la Provincia Autonoma intende stabilizzare la piattaforma di aiuti ai confidi o veicolata tramite i confidi). Ci sono poi situazioni paradossali, dove i soldi (regionali, camerali dei fondi interconsortili) ci sono, ma sono finiti in forzieri da cui è difficile prelevarli, perché i contendenti litigano e gli erogatori hanno mille paure di infrazioni normative.
Se è vero che sono in arrivo tempi grami, i confidi devono prendere iniziativa. Cambiare il modello operativo.
Ho paura che le associazioni di settore su questo problema siano e rimangano silenti, perché è un problema che riguarda alcuni e non tutti, e perché guai a dire che ci sono delle difficoltà, non sia mai, i confidi sono sani e forti per codice genetico, se stanno a disagio è colpa di chi non li sostiene. La linea delle associazioni è sempre quella: meno adempimenti, aiuti pubblici con un occhio di riguardo, modelli organizzativi, di outsourcing e di vigilanza che esaltano il legame organico con le associazioni. Alla fine ne vien fuori poco o nulla di utile a chi sta in prima linea, ma non è quello il punto, il punto è che si discute di problemi e risorse che non ci sono più, cose fritte e rifritte dal 2002, mentre il 2012 sta arrivando addosso come un TIR.
La situazione di stallo sconcerta, fa rabbia.
Chi si muove?