Nella trasmissione di ieri su Radio 24, Oscar Giannino ha affrontato il tema delle sofferenze bancarie.Ne ha discusso con Dino Crivellari, AD di Unicredit Credit Management Bank. Trovate qui il podcast (freccia in basso).
Le sofferenze bancarie sono cresciute più del 40% nel periodo settembre 2010 - settembre 2011: da 74 miliardi a 103 miliardi, di cui circa 10 miliardi sono mutui casa alle famiglie.
UCCM Bank gestisce i crediti anomali per le banche del gruppo Unicredit, ma anche per la clientela che ha crediti da riscuotere e per terze parti. Nella trasmissione Giannino ha elogiato il tentativo della banca di trovare soluzioni creative rispetto alle vie legali e alla cessione del credito. La terza via, nel caso di UCCM, passa di norma per accordi transattivi a stralcio ("vendere la quietanza" secondo il quantum che il debitore può pagare).
Questa via era ben praticabile prima della crisi (con un 90% degli accordi conclusi con successo): il recovery rate riscontrato è il 68% del credito in un tempo medio di 2,1 anni. Per le via legali, la percentuale di recupero è più bassa, ma soprattutto i tempi diventano biblici. La convenienza del cliente e quella della banca, quindi, si incontrano.
Dopo la crisi, i margini di successo delle transazioni a stralcio si sono contratti, specialmente nei rapporti con le famiglie in arretrato sui mutui casa. Procedere con il pignoramento della casa ipotecata apre una ferita sociale, ma produce anche un impatto sul mercato degli immobili, deprimendo quotazioni già depresse (oggi le prime vendite all'asta vanno deserte in più dell'80% dei casi). Come ha ricordato un ascoltatore, molti beni ipotecati sono periziati a valori "invendibili" (eredità dei tempi del credito facile).
Per evitare la vendita coattiva, Crivellari ha ideato un subentro, totale o parziale, della banca nella nuda proprietà della casa, lasciandone l'uso alla famiglia indebitata, contro pagamento di un affitto. Il tutto in vista di un riscatto della piena proprietà da parte del mutuatario.
Apprezzo anch'io le banche che si inventano soluzioni nuove, come Unicredit. E' un grosso passo avanti rispetto alla tentazione di lasciare andare le cose (a ramengo) perché tanto ormai ...
Io penso che si debba partire da queste esperienze per costruire interventi più sistematici. La mole delle sofferenze su prestiti all'economia sta accumulandosi paurosamente. Si deve intervenire energicamente per abbatterla. Siccome il problema riguarda tutte le banche e, nel caso delle imprese (ma non solo), più banche su ogni posizione, bisogna trovare dei percorsi consensuali per regolare i reciproci interessi, con meccanismi tampone degli impatti sociali. Nel caso del subentro, la banca diventa una specie di INA Casa. Penso che lo possa fare in misura limitata, e comunque l'intervento ha un mix di costi e benefici privati e sociali che dovrebbero essere regolati in una cornice coerente, facendo sinergia con eventuali programmi pubblici di social housing.
C'è poi un'altra partita: quella delle mega-esposizioni verso società immobiliari, su asset non residenziali. E' tutta un'altra cosa. Come fare?
Oggi possiamo salvarci soltanto immaginando soluzioni non banali, e trovando soprattutto il coraggio di mettersi d'accordo per attuarle in fretta e su larga scala.
L'indebita bolla del mercato immobiliare (indebita perché non giustificata da un equilibrio di domanda-offerta reale, ma drogata da pure aspettative al rialzo) ha arricchito molti soprattutto vecchi proprietari di case e/o di terreni che hanno potuto arricchirsi (molti erano già benestanti prima) grazie a questa bolla e alle speculazioni conseguenti. Una imposta patrimoniale potrebbe riequilibrare questo arricchimento che ha estratto (nel senso di risucchiato) valore alle famiglie per un tempo molto lungo. Un mutuo è spesso più lungo di una condanna per omicidio, furto o rapina e quando si perde il lavoro e contemporaneamente l'abitazione si svaluta i problemi sono delle famiglie e di chi li ha finanziati. Chi, invece, ha goduto di tutto ciò un po' potrebbe anche restituirlo alla collettività, invece che lamentarsi perché il posto barca gli costa troppo...
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